LA VERSIONE DI CUTOLO - “ALDO MORO FU RAPITO CON LE ARMI DELLA ’NDRANGHETA: C’ERA UN PATTO TRA BR E LE COSCHE. POTEVO SALVARLO, MA MI IMPOSERO DI TOGLIERMI DI MEZZO” - I MAGISTRATI STANNO CERCANDO RISCONTRI ALLE PAROLE DELL’EX BOSS

“Avrei potuto salvarlo. Così come feci tre anni dopo con Cirillo, quando lo Stato mi chiese di intervenire. Ma per Moro non andò così. Avviai delle trattative coi brigatisti in carcere, ma a un certo punto Vincenzo Casillo mi disse: leva ‘e mani (togliti di mezzo, ndr). Seppi poi che Casillo lavorava anche per i servizi...” -

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RAFFAELE CUTOLO NEGLI ANNI OTTANTA RAFFAELE CUTOLO NEGLI ANNI OTTANTA

Paolo Berizzi per “la Repubblica”

 

Le armi usate dal commando delle Brigate Rosse per rapire e uccidere il presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, e per falciare i cinque uomini della sua scorta in via Fani, uscirono dall’arsenale della ‘ndrangheta. Quasi certamente in cambio di una contropartita coi terroristi. Con tutta probabilità nel perimetro di una trattativa criminale ancora avvolta nel mistero, ma della quale, oltre ai due “contraenti” — brigatisti e ‘ndranghetisti — , erano al corrente anche pezzi deviati dei servizi segreti.

 

Gli stessi soggetti che — ed è la seconda rivelazione — , affidando l’ambasciata al braccio destro di Cutolo — il fedelissimo Vincenzo Casillo, detto ‘o Nirone, fatto saltare in aria con la sua auto a Roma il 29 gennaio 1983 vicino alla sede del Sismi — intimarono all’ex capo della Nuova Camorra Organizzata di «togliersi di mezzo» proprio quando il boss aveva la possibilità di trattare in carcere con le Br per arrivare alla liberazione di Moro.

Raffaele Cutolo Raffaele Cutolo

 

È il racconto emerso dalle dichiarazioni - le prime, ancora da riscontrare - rese da Raffaele Cutolo il 14 settembre nel carcere di Parma (dove è detenuto al 41 bis): dichiarazioni registrate su un file audio dal luogotenente dei carabinieri Giuseppe Boschieri e dal magistrato Gianfranco Donadio, entrambi consulenti della Commissione parlamentare d’inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro.

 

Dopo aver svelato la collaborazione con lo Stato (da non confondersi con un pentimento o una dissociazione) del vecchio capo camorrista — dietro le sbarre da oltre 50 anni e da 23 anni sottoposto al carcere duro — , Repubblica ha potuto conoscere il contenuto del documento raccolto dalla Commissione sull’“escussione del detenuto Cutolo Raffaele”. Un documento secretato.

ALDO MORO IL COVO BR DI VIA GRADOLI ALDO MORO IL COVO BR DI VIA GRADOLI

 

Anzi, l’unico, coperto da segreto, di tutti i 41 documenti messi agli atti dall’organismo parlamentare. Cutolo è una pagina di verbale (il documento 316/1, inserito nel protocollo 1027). Una goccia nel mare delle 1.415 pagine di indagine annunciate finora all’ufficio di presidenza (la commissione è guidata da Giuseppe Fioroni). Partiamo da qui: perché l’interrogatorio del detenuto “Cutolo Raffaele” è stato secretato? «Stiamo cercando riscontri alle sue parole».

 

Così ha fatto sapere ieri la Commissione d’inchiesta, confermando la nostra anticipazione. Al di là dell’«obbligo di prudenza » e del «riserbo» richiesti da una testimonianza ritenuta «delicata » — perché «di interesse per indagini in corso» — va detto che le circostanze e i dettagli riferiti dall’ex boss di Ottaviano “scottano” anche per un altro motivo. Riscrivono, almeno in parte, alcuni degli scenari dei 55 giorni del sequestro dello statista Dc (e del periodo che lo precede).

L AGGUATO DI VIA FANI DELLE BRIGATE ROSSE PER RAPIRE ALDO MORO L AGGUATO DI VIA FANI DELLE BRIGATE ROSSE PER RAPIRE ALDO MORO

 

Almeno per come li abbiamo conosciuti fino ad oggi. Ecco che cosa riferisce Cutolo: «Quando ero nel carcere di Ascoli Piceno, seppi che, in epoca immediatamente antecedente al sequestro Moro, ci furono ripetuti contatti di membri delle Br con ambienti ndranghetisti al fine di acquisire armi in favore dei terroristi». Armi da utilizzare per l’assalto di via Fani, dove Moro fu rapito dopo una carneficina nella quale rimasero uccisi i cinque uomini della scorta. La ‘ndrangheta, dunque, dice Cutolo. Un inedito. Già.

L AGGUATO DI VIA FANI DELLE BRIGATE ROSSE PER RAPIRE ALDO MORO L AGGUATO DI VIA FANI DELLE BRIGATE ROSSE PER RAPIRE ALDO MORO

 

Perché se erano sin qui noti — con la vicenda del sequestro e della liberazione di Ciro Cirillo — i collegamenti di quegli anni (siamo tra il 1978 e il 1981) tra le Brigate Rosse (in particolare la colonna napoletana diretta da Giovanni Senzani) e la camorra (capeggiata da Cutolo), nulla si sapeva di una connessione tra i brigatisti e le cosche calabresi. Il link — stando al racconto di Cutolo — sembra dunque ruotare intorno al caso Moro.

 

«Avrei potuto salvarlo — ha riferito l’ex boss della Nco — . Così come feci tre anni dopo con Cirillo, quando lo Stato mi chiese di intervenire. Ma per Moro non andò così. Avviai delle trattative coi brigatisti in carcere, ma a un certo punto Vincenzo Casillo mi disse:

MORO MORO

leva ‘ e mani (togliti di mezzo, ndr). Seppi poi che Casillo lavorava anche per i servizi...».

 

Basta tirare i fili per avanzare ipotesi. Lo faranno, ora, i magistrati della commissione Moro. Viene da chiedersi: la collaborazione del 74enne Cutolo continuerà, o è stata solo episodica? Altro dubbio: possibile sia finalizzata a ottenere una riduzione delle misure di pena? «Se ha deciso di dare una mano per ricostruire una vicenda drammatica e oscura — dice il suo legale, Gaetano Aufiero — conoscendolo escludo lo abbia fatto per fini reconditi o per passare all’incasso. Lo avrebbe fatto molto prima, se avesse voluto».

 

Aldo Moro Aldo Moro

 

 

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