Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, ti confesso che da lavoratore impegnato nel doppio registro, tanto quello del lavoro dipendente che quello del lavoro con partita Iva, mi appassiona moltissimo questa faccenda della tassa “piatta” al 15 per cento per le partite Iva che fatturano entro i 65mila euro annui (com’è oggi) o addirittura entro gli 85 mila euro annui (come vorrebbe la Lega di Matteo Salvini).
Com’è possibile che una partita Iva sia sottoposta a un’aliquota fiscale così bassa, dato che un lavoratore dipendente paga il 43 per cento di aliquota fiscale appena raggiunge i 50mila euro di reddito annuo? E’ la domanda che fanno in molti. Solo che la questione del raffronto tra il trattamento fiscale del lavoro dipendente e quello del lavoro autonomo a partita Iva è parecchio più complesso. Lo dico perché da quarant’anni e oltre lo sperimento sulla mia pelle.
Parto da un esempio concreto. Una ventina o poco meno di anni fa mi ruppi il tallone d’Achille cadendo dal palco di una mostra del libro antico. Mi ritrovavo con una gamba ingessata e a dovermi muovere con le stampelle. Andare dalla mia camera da letto al bagno era un’impresa non da poco. A quel tempo tanto ero un giornalista dipendente tanto uno che guadagnava una parte del suo reddito da prestazioni a partita Iva. Ebbene le conseguenze dell’infortunio furono le seguenti.
Per quel che è del lavoro dipendente, mandai in tutto e per tutto due certificati medici che mi consentirono di non andare al lavoro per due mesi senza perdere un solo euro. Per quel che è del lavoro a partita Iva, il committente che mi pagava quel lavoro (da fare a Milano) mi disse che se non mi fossi presentato loro mi avrebbero fatto causa, e questo perché nel promuovere quel determinato lavoro loro avevano puntato sul fatto che io ci fossi. E dunque per evitare la causa dovetti andare a Milano in auto pagandomi tutte le spese del caso (che un’assicurazione sanitaria mi restituì dopo un anno).
Questo per dire che non è oro tutto quel che luccica nel lavoro autonomo, di cui si dice che è quello che alimenta l’evasione fiscale. Una cosa incomprensibile ai miei occhi dato che se non faccio fattura non comincia il computo dei 90 giorni che ci vogliono per essere pagati. E beninteso fermo restando la possibilità del committente di pagarti con ulteriore ritardo o addirittura di non pagarti. (Se non sbaglio in questi ultimi vent’anni non mi sono state pagate fatture per un ammontare di 60mila euro e oltre.)
Ma il bello deve ancora venire. Ne ho parlato stamane con il mio fidatissimo commercialista. Andrea. Il quale mi ha detto che la norma secondo cui hai diritto all’aliquota fiscale del 15 per cento se resti entro i 65mila euro lordi di fatturato è una norma di cui molti suoi clienti non si avvalgono e questo perché a quel punto non possono detrarre alcuna spesa per la produzione del reddito, spese che in molti casi superano l’apparente beneficio fiscale.
Per me che vivo innanzitutto dallo scrivere libri e articoli ma anche del chiacchierare in tv di cose che devo ben conoscere, le spese sono facilmente identificabili. Uno studio e le sue attrezzature e le sue bollette e la colf che lo pulisce e i danni continui a cose e a tecnologie. L’acquisto a caterve di libri riviste e giornali. Gli abbonamenti a tutto il possibile dei canali televisivi. I contatti al ristorante o altrove con informatori eccetera. Le spese sanitarie che mi consentono di restare vivo e continuare a produrre reddito. Eccetera eccetera eccetera.
giampiero mughini casa museo muggenheim
Voglio dire che nel lavoro dipendente ti danno 1000 euro e su quelli paghi le tasse. Se guadagni 1000 euro nel lavoro autonomo è perché ci hai pagato prima magari 200 o 300 euro di spese necessarie alla produzione di quel reddito. E senza contare che il lavoro dipendente ti assicura un mese di vacanze annuo, una tredicesima, una mensilità di anzianità di servizio. Lavori undici mesi per guadagnarne 14.
E allora? Allora vedete che le maldicenze contro la tassa piatta perdono molte delle loro frecce. Almeno così a me pare. Per restare al concreto, l’anno scorso tra pensione e lavoro autonomo il mio reddito netto è stato di 139mila euro su cui ho pagato un’imposta netta di 49mila euro. Sono stato abbastanza di “sinistra”? Io credo di sì.
GIAMPIERO MUGHINI
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