VOLEVANO COSI’ TANTO GIUSTIZIARE WEINSTEIN CHE NON HANNO USATO GIUSTIZIA - L’ANNULLAMENTO DELLA CONDANNA A 23 ANNI AL PRODUTTORE, CHE DIEDE INIZIO AL #METOO, DIMOSTRA CHE LA PROCURA SI MOSSE CON L’OBIETTIVO DI DISTRUGGERE WEINSTEIN: FU ISTRUITO UN PROCESSO BASANDOSI SOLO SULLE DEPOSIZIONI DI DUE VITTIME - ENTRAMBE LO ACCUSAVANO DI VIOLENZA SESSUALE MA ALLO STESSO TEMPO AVEVANO AMMESSO DI AVER AVUTO RAPPORTI SESSUALI CONSENSUALI CON LUI IN ALTRE OCCASIONI - PER PERSUADERE LA GIURIA QUINDI I PROCURATORI AVEVANO SPINTO IL CASO OLTRE I LIMITI, CON SEI DONNE CHIAMATE A RIPERCORRERE I COMPORTAMENTI CONTRO DI LORO AVUTI DA WEINSTEIN NEL PASSATO. MA COSÌ FACENDO VENIVA VIOLATA UNA REGOLA CARDINE DEL PROCESSO PENALE: GLI IMPUTATI DEVONO ESSERE GIUDICATI SOLO PER GLI ATTI CUI SONO ACCUSATI. E NON PER QUALCOSA DI PRECEDENTE…

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1 - ERRORI, TESTIMONI «SBAGLIATI»: ANNULLATA LA SENTENZA WEINSTEIN

Estratto dell’articolo di Viviana Mazza per il “Corriere della Sera”

 

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La Corte d’appello di New York ha revocato una delle condanne contro Harvey Weinstein per crimini sessuali: una sentenza-simbolo dell’era MeToo. Weinstein fu condannato nel 2020 a 23 anni per aver costretto una assistente a fare sesso orale nel 2006 e per stupro di un’aspirante attrice nel 2013. In appello però i giudici, in maggioranza donne, hanno deciso (4 contro 3) che il collega James Burke che ha presieduto il caso quattro anni fa ha fatto un errore cruciale, consentendo alla Procura di chiamare a testimoniare anche altre donne che avevano accusato il produttore di Hollywood di averle aggredite sessualmente senza però che le loro storie facessero parte dei capi di imputazione.

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Lauren Young, Dawn Dunning e Tarale Wulff avevano testimoniato a proposito dei loro incontri con Weinstein, in base ad una legge statale che consente di parlare in tribunale di «precedenti atti negativi» per mostrare un comportamento consistente nel tempo. Ma la Corte d’appello ha stabilito che «nel nostro sistema di giustizia, l’accusato ha il diritto di essere considerato responsabile solo del crimine di cui è accusato».

 

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Inoltre, il giudice Burke aveva permesso, nel caso in cui Weinstein avesse deciso di testimoniare, che la Procura lo interrogasse su accuse risalenti a quarant’anni prima ma non formalizzate (dai litigi con il fratello agli attacchi di rabbia che lo portavano a rovesciare tavoli e insultare assistenti e camerieri), il che convinse l’imputato a non testimoniare e, secondo i suoi avvocati, penalizzò la sua possibilità di difendersi.

 

La Corte ha concluso che […] non ha ricevuto un processo equo. Il bivio Ora toccherà al procuratore distrettuale di Manhattan Alvin L. Bragg — lo stesso che ha incriminato Trump per i pagamenti alla pornostar Stormy Daniels — decidere se processare di nuovo Weinstein […]

 

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Weinstein […] non verrà liberato: sarà trasferito in una prigione della California. Resta in vigore un’altra sentenza emessa contro di lui a Los Angeles: nel 2022 è stato condannato a 16 anni per aver stuprato una donna in un hotel di Beverly Hills. Il produttore di Hollywood, oggi 72enne, è attualmente rinchiuso nello Stato di New York, alla Mohawk Correctional Facility. Ha continuato a proclamarsi innocente e a dire che i suoi rapporti erano sempre consensuali. […]

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[…] È la seconda volta negli ultimi due anni che MeToo subisce una sconfitta: la Corte suprema ha rifiutato di rivedere in appello la decisione di un tribunale della Pennsylvania che annullava la condanna di Bill Cosby per aggressione sessuale. […]

 

2 - SALVA WEINSTEIN

Estratto dell’articolo di Alberto Simoni per “la Stampa”

 

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La Corte d'Appello di New York ha annullato per un "errore procedurale" la condanna a 23 anni per Harvey Weinstein il cui caso nel 2017 innescò il movimento #MeToo. […] Secondo la Corte d'Appello - composta da sette membri, fra cui quattro donne - il processo non è stato equo poiché il giudice James Burke fece un "errore cruciale" consentendo all'ufficio del procuratore di ricorrere a sei testimoni per evidenziare «i cattivi comportamenti passati» del produttore influenzando di fatto la giuria che avrebbe invece dovuto limitarsi a valutare solo le incriminazioni presenti.

 

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Nel testo della sentenza si legge fra l'altro che «l'accusato non aveva alcun precedente penale» e che le testimonianze sui «comportamenti passati avevano solo lo scopo di diminuirne la sua credibilità». La decisione, assai contestata e arrivata con l'esile maggioranza di un voto, è stata resa nota ieri mattina.

 

Weinstein sta scontando due condanne. La prima a 23 anni è quella che gli è stata comminata dalla magistratura di New York ed è quella messa totalmente in discussione.

La Corte d'Appello ha ordinato un nuovo processo. Il procuratore distrettuale di Manhattan […] dovrà decidere se ripartire da zero. […] Attualmente Weinstein, 72 anni, è detenuto presso il Mohawk Correctional Facility vicino a Syracuse nello Stato di New York. Ha problemi di diabete, di cuore e si muove con un deambulatore. Cancellata la sentenza, Weinstein non è comunque un uomo libero. Verrà trasferito in un carcere californiano per scontare i 16 anni della seconda condanna, quella avuta per stupro in un hotel di Beverly Hills.

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[…] Le basi del processo Weinstein erano apparse incerte sin dall'inizio. […] Se fuori dal sistema giudiziario le prove sugli abusi e le molestie del procuratore nei confronti di attrici e aspiranti tali, ma non solo, (pure cameriere e dipendenti della sua casa di produzione erano state vittime di aggressioni) erano evidenti, non lo erano sotto il profilo processuali.

 

Alcuni fatti erano avvenuti in California (il processo si teneva a New York, altra giurisdizione) altri invece erano violazioni ma non avevano risvolti criminali; altri elementi sono stati esclusi a causa di una imprecisa gestione delle prove della polizia.

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La procura, guidata da Vance, aveva però necessità di agire rapidamente. E istruì un processo basandosi solo sulle deposizioni e le denunce di due vittime. Entrambe accusavano Weinstein di violenza sessuale ma allo stesso tempo avevano ammesso di aver avuto rapporti sessuali consensuali con lui in altre occasioni, una combinazione che per alcuni esperti forensi era troppo debole per portare a una condanna visto che Weinstein negava che ci fosse mai stato del sesso non consensuale.

 

Per persuadere la giuria quindi i procuratori avevano spinto il caso oltre i limiti, ampliando lo spazio di manovra e arrivando a causare il cortocircuito che ha portato alla decisione della Corte d'Appello.

 

PROCESSO A HARVEY WEINSTEIN PROCESSO A HARVEY WEINSTEIN

Il punto chiave è il ricorso ai "Testimoni Molineux" - da un precedente dei primi del ‘900 -. In questo caso sei donne chiamate a ripercorrere i comportamenti contro di loro di Weinstein. Dawn Dunning, una delle donne che raccontò ai giurati la sua vicenda con Weinstein, disse: «L'ho fatto per tutte noi, l'ho fatto per le donne che non potevano testimoniare». Ma così facendo veniva violata una regola cardine del processo penale: gli imputati devono essere giudicati solo per gli atti cui sono accusati. E non per qualcosa di precedente o per i comportamenti del passato, il bad behavior di cui parla la sentenza che cancella la pena.

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