Fabio Amendolara per “la Verità”
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Tra le richieste che contiene il papello preparato nel carcere di Fuorni ce n' è una in particolare: «Ogni detenuto potrà comunicare con la famiglia tramite video». Gli ideologi della rivolta che ha fatto impazzire il Dap, il Dipartimento per l' amministrazione penitenziaria, l' avevano piazzata al quarto posto, dietro alla richiesta di tamponi a tappeto.
E, così, per ovviare alla sospensione degli incontri con i parenti, il ministero della Giustizia ha messo a disposizione computer e tablet per le comunicazioni.
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Nel carcere di Airola, in provincia di Benevento, i cronisti di Fuori dal Coro, la trasmissione condotta su Rete 4 da Mario Giordano, hanno scoperto che i detenuti avevano usato i tablet per accedere a chat pornografiche. Ma è accaduto anche qualcosa di più grave. Due dei ristretti sono riusciti a collegarsi e a mandare un selfie e una dedica a una internet radio napoletana che trasmette musica neomelodica: Rtc Targato Napoli, la prima radiovisione della città partenopea. I dj che conducono lanciano le canzoni e gli ascoltatori possono mandare dediche e foto via Whatsapp.
Lunedì 18 maggio, alle 11.03, nell' edizione del programma che si chiama Casa Bonavolta, appare una foto. Ritrae due detenuti che condividono la stessa cella: uno è seduto, con le cuffie, maglia nera con la zip; l' altro è in piedi, tuta nerazzurra. Sono sorridenti e non sembrano nemmeno andare troppo di fretta.
Ma non sono due ragazzi comuni. Il primo si chiama Ciro Urzillo. Il 3 maggio 2018 ha partecipato all' omicidio, a bastonate, di una guardia giurata che faceva il suo dovere nella stazione della metropolitana di Piscinola, quartiere periferico di Napoli. «Un' azione di elevatissimo allarme sociale, che ha prodotto nella collettività massima riprovazione e sdegno», hanno scritto nella sentenza i giudici che il 23 gennaio scorso hanno condannato a 16 anni e mezzo di reclusione per omicidio e tentativo di rapina Ciro e gli altri due ragazzi che hanno partecipato all' azione: Luigi e Kevin.
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Tutti e tre, all' epoca minorenni, sempre secondo le motivazioni della sentenza, «hanno deciso e agito in gruppo, spingendosi ad aggredire vigliaccamente e con gratuita violenza la guardia giurata al fine sinistro e inquietante di sottrarle l' arma». La «spiccata capacità criminale» e le «modalità esecutive efferate» hanno influito sulla decisione dei giudici. Ciro in passato ha anche usufruito di alcuni permessi premio: uno per la festa dei suoi 18 anni, durante la quale ha scattato dei selfie che sono finiti sui social e che hanno provocato non poco dolore ai familiari della vittima; e uno per sostenere addirittura un provino per giocare in una squadra di calcio.
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L' altro ragazzo, invece, viene indicato dai magistrati come un baby killer: si chiama Aniello Iaquino. E a Napoli il suo soprannome gli ha creato una fama da spietato: lo chiamano «Senz' anima». Da poco è maggiorenne. Quando aveva 16 anni, insieme allo zio, sgozzò e fece a pezzi (per poi seppellirli) due esponenti del clan Moccia. Anche lui si è beccato 16 anni di reclusione, a fronte dei 24 richiesti dall' accusa.
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La foto con dedica alla internet radio l' hanno postata dal tablet che gli avrebbe dovuto consentire di parlare con i familiari a distanza durante l' emergenza coronavirus.
Una deroga che non dovevano permettersi. Anche perché Ciro, da quello stesso tablet, avrebbe anche inviato minacce via Facebook. E la Procura ha aperto un' inchiesta. Con quei tablet, insomma, i detenuti avrebbero potuto fare di tutto.
E potrebbero farlo ancora. Mandando finanche messaggi in codice a chi ha orecchie per intendere.
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Ma come è stato possibile? «Gli apparati tecnologici forniti alla Direzione per effettuare questi colloqui», denuncia Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, «non erano stati bloccati proprio a usi illeciti. La situazione nel carcere minorile di Airola ormai è fuori controllo: e questo anche a causa della mancanza di un direttore in pianta stabile». Insomma, il Dap continua a toppare. Che i detenuti da tempo dispongano di telefonini non è un mistero, come hanno dimostrato gli ultimi sequestri nel carcere di Bellizzi e in quello di Secondigliano, sempre in Campania. A Secondigliano, addirittura, due telefonini sono stati trovati nei reparti di Alta sorveglianza, quelli in cui vengono ristretti i boss della camorra.
Negli istituti di pena campani, stando al monitoraggio del Sappe, siamo già a 200 telefonini sequestrati dall' inizio dell' anno. D' altra parte, stando a quanto spiega il segretario campano Emilio Fattorello, «il possesso di telefoni cellulari in carcere non è un reato, ma solo un' infrazione dei regolamenti. Ed è assurdo, perché questi dispositivi in mano a esponenti della criminalità favoriscono attività illecite, con ordini che partono dalle carceri verso l' esterno, cosa che prima avveniva con i pizzini». Per rendere il tutto più agevole, il Dap ha consegnato negli istituti di pena 3.200 apparati mobili per telefonare e videochiamare. I boss e le loro famiglie ringraziano.
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