Gianluca Di Feo per repubblica.it
La città del passato mutilato vede avvicinarsi un futuro di guerra. Kaliningrad è allo stesso tempo la piazzaforte più potente e il nervo scoperto della Russia: l'ex Konigsberg dei cavalieri teutonici e antica capitale prussiana, adesso è l'avamposto militare di Mosca circondato da Paesi della Nato. Per questo la decisione lituana di applicare le sanzioni europee e bloccare molti dei treni merci diretti a Kaliningrad rischia di aprire una crisi ad altissima tensione, superiore a quelle viste finora dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina.
La mossa di Vilnius ha colto tutti di sorpresa. Venerdì, anniversario dell'occupazione sovietica dei Paesi baltici, ha comunicato che non avrebbe più permesso il passaggio dei convogli ferroviari con i prodotti colpiti dall'embargo Ue: metalli, materiali da costruzione, apparecchiature elettroniche. Nella provincia russa vive quasi mezzo milione di persone, nipoti dei coloni trasferiti nel 1945 quando Stalin stravolse la geografia per ottenerne l'annessione a Mosca.
La notizia ha scatenato un assalto ai supermercati, soprattutto per fare incetta dei beni messi al bando. All'inizio le autorità locali si sono preoccupate di rassicurare gli abitanti: "Garantiremo i rifornimenti via mare. Ci sono già due traghetti, ne arriveranno altri cinque". Ma nel giro di quarantotto ore la questione è stata impugnata dal Cremlino, diventando il fronte più caldo della sfida con l'Occidente.
Vladimir Putin al Forum di San Pietroburgo
"È una decisione di estrema gravità, senza precedenti", ha dichiarato il portavoce della presidenza Dmitry Peskov. Il ministero degli Esteri ha convocato l'ambasciatore lituano: "Dovete immediatamente rimuovere questo atto ostile. Altrimenti la Russia si riserva il diritto di agire per proteggere il suo interesse nazionale". Ancora più minaccioso il senatore Andrej Klimov, esponente di punta del partito di Putin e vicepresidente della Commissione Esteri: "L'iniziativa può essere valutata come un'aggressione diretta contro la Russia, che ci costringe letteralmente a ricorrere con urgenza a un'adeguata autodifesa". E ha concluso: "È un comportamento che mette in pericolo l'intero blocco politico-militare della Nato".
Il governo di Vilnius ha replicato con determinazione: "Abbiamo applicato le sanzioni decise dalla Ue, dopo esserci consultati con la Commissione di Bruxelles", ha detto il ministro degli Esteri Gabriellius Landsbergis entrando nel vertice dell'Unione in Lussemburgo. L'Alto rappresentante Josep Borrell si è schierato al loro fianco: "Il collegamento di terra non è stato bloccato: i passeggeri e beni che non sono sanzionati continuano a transitare.
La Lituania non ha preso alcuna restrizione unilaterale, applica solo le sanzioni: il resto è solo propaganda", sottolineando però che "le minacce di risposta della Russia preoccupano sempre". "La Russia non ha il diritto di minacciare la Lituania - ha twittato il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba - . Mosca deve incolpare solo se stessa per le conseguenze dell'invasione dell'Ucraina".
Vladimir Putin al Forum di San Pietroburgo 2
Ma la possibile reazione russa sta creando grande allarme. Il portavoce del Cremlino ha preso tempo: "Ci vuole un'analisi approfondita per preparare una risposta". Kaliningrad è da anni l'epicentro del braccio di ferro con la Nato: velivoli militari la raggiungono sorvolando senza autorizzazione lo spazio aereo delle Repubbliche baltiche, che non hanno un'aviazione e vengono protette dai caccia dell'Alleanza. Le sfide ad alta quota si sono intensificate negli ultimi mesi, così come le sortite di navi e sottomarini: venerdì due pattugliatori hanno fatto un'incursione nelle acque territoriali danesi, forse come ritorsione per la consegna di missili antinave Harpoon all'Ucraina.
L'aspetto più preoccupante resta l'arsenale missilistico schierato a Kaliningrad, con batterie in grado di sbarrare l'accesso navale e aereo al Baltico ma soprattutto con gli Iskander a lungo raggio che possono colpire sette capitali: Berlino, Stoccolma, Helsinki, Varsavia, Copenaghen, Riga e Vilnius. Anche se non è mai stata ufficialmente confermata, la presenza di testate nucleari viene data per certa dall'intelligence occidentale. E "l'aggressione diretta alla Russia" paventata dal senatore Klimov in linea teorica rappresenta una delle condizioni che nella dottrina di Mosca giustificano qualsiasi atto di forza, incluso l'impiego dell'arma atomica.
Un'ipotesi è che i russi decidano di ostacolare il traffico mercantile lituano, magari facendo leva sulle imminenti esercitazioni della loro flotta. Uno scenario vagheggiato dal governatore della regione, Anton Alikhanov: "Se si guarda alla mappa, si vede che i Paesi baltici, i loro porti e il loro sistema di trasporti non possono fare a meno della Russia".
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