Michele Arnese per www.startmag.it
“Basta formalismi, basta legalese, basta giochi delle parti, basta richiami di comodo ad articoli della Costituzione che purtroppo hanno soltanto confuso il dibattito. Confrontiamoci su numeri e fatti, non su vuote formule legali che ognuno può interpretare come vuole”.
E’ l’auspicio di Roberto Perotti, economista, liberista, bocconiano, già consulente a titolo gratuito dell’ex premier Matteo Renzi sulla spending review (incarico poi lasciato con una certa delusione per le proposte non accolte da Renzi in materia appunto di revisione della spesa pubblica).
Perotti prende spunto dalle polemiche di queste ore sulla Nota di aggiornamento al Def approvata dal governo e dalle critiche in particolare che si sono concentrate per la scelta dell’esecutivo M5s-Lega di puntare al 2,4 per cento del rapporto deficit-pil.
MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA
Molte delle critiche non convincono l’economista bocconiano: “Argomenti formalistici quali “va contro le regole europee” non vogliono dire niente, perché ebbene sì, le regole europee possono essere sbagliate o troppo complicate, e in ogni caso sono in gran parte una finzione: per troppo tempo abbiamo assistito a un gioco delle parti in cui il governo annunciava, come sant’Agostino, di volere seguire le regole europee, ma solo dall’anno successivo.
E invocare le regole europee porta solo acqua al mulino del governo attuale, che ha fatto della lotta alle regole europee un suo cavallo di battaglia. Altri argomenti formalistici come “va contro la Costituzione” si applicherebbero, a maggior ragione, a tutti i bilanci passati. Invocarli ora serve soltanto a rinforzare la visione di tanti sostenitori di questo governo, che le “élites” cospirino contro di loro”.
Un riferimento indiretto ai recenti ammonimenti del capo dello Stato, Sergio Mattarella, giunti il giorno dopo l’approvazione della Nota di variazione al Def da parte del governo?
Non è una supposizione. Il bocconiano Perotti, già editorialista del Corriere della Sera, del Sole 24 Ore e di Repubblica, indica proprio il presidente della Repubblica, Mattarella.
Scrive l’economista della Bocconi su Lavoce.info, sito di approfondimento fondato dagli economisti Francesco Giavazzi e Tito Boeri:
Il presidente Sergio Mattarella ha recentemente richiamato l’articolo 97 della Costituzione, che sembrerebbe proibire disavanzi di bilancio: “Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci”.
Questo comma dell’articolo 97 è in vigore solo dal 2014, per recepire il famoso Fiscal compact, così come questo comma del più importante articolo 81: “Lo stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio…” (l’articolo 97 per sicurezza estende il concetto a tutte le pubbliche amministrazioni, cioè a regioni, previdenza sociale etc.). Dunque sarebbe incostituzionale il bilancio che il governo si appresta a proporre, perché prevede un disavanzo del 2,4 percento del Pil. Ma allora sono incostituzionali tutti i bilanci approvati dal 2014 in poi, tutti in disavanzo e, tranne che (forse) per l’anno in corso, maggiore del 2,4 percento.
Senonché, l’articolo 81 continua così: “… tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico…” Dunque la Costituzione non lascia adito a dubbi: non il bilancio dello stato, ma il bilancio dello stato aggiustato per il ciclo economico, o bilancio “strutturale”, deve essere in pareggio.
Il bilancio strutturale, ricorda Perotti, “depura” appunto il disavanzo osservato degli effetti del ciclo economico: misura in sostanza il disavanzo che si avrebbe se l’economia fosse in una fase “normale”.
Conclusione di Perotti: “Prendendo alla lettera l’articolo 81, che proibisce disavanzi strutturali, sono tutti bilanci incostituzionali. Anche qui, non si ha notizia di interventi della Presidenza della Repubblica o della Consulta, e nemmeno di politici o commentatori”.
Titolo della Voce.info all’articolo di Perotti? “L’errore di Mattarella”. Più chiaro di così.