Annalisa Cuzzocrea per ''la Repubblica''
Quando legge il quesito sul blog delle stelle, quando vede che le sue parole sull'entusiasmo, il momento epocale, l'occasione unica, sono state bellamente ignorate dal Movimento che ha fondato, Beppe Grillo si arrabbia davvero. Chiama Davide Casaleggio. Poi, Luigi Di Maio. Per la prima volta, chiede esplicitamente al capo politico cos'abbia davvero intenzione di fare: boicottare l'accordo di governo con il Partito democratico, quasi suggerendo agli iscritti di votare contro? Ricorda come non sia mai accaduto, per una votazione sul blog. Certo non un anno e mezzo fa, quando il contratto con la Lega fu genericamente presentato come il governo del cambiamento.
Di Maio tenta di spiegare. Gli iscritti, la base, i commenti sui post, bisogna tenere conto di tutto. Di quanto un'intesa coi dem sia considerata dagli attivisti M5S più innaturale di quella con il partito di Matteo Salvini. Il garante non ascolta. Di fatto, è lui a sbloccare la situazione, pretendendo un passo indietro sul ruolo di vicepremier.
Così, al culmine di giorni tormentati, il capo politico che lo stesso Grillo aveva incoronato quasi due anni fa sul palco di Italia a 5 stelle a Rimini, si arrende. "Mollo tutto", minaccia per ore, dopo aver vissuto le parole del fondatore come una sconfessione pubblica ingiusta e ingenerosa. Poi ascolta le parole di chi sta trattando per lui: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vincenzo Spadafora. E arriva ad accettare quel che fino a pochi giorni fa considerava inaccettabile: un ministero di peso e un ruolo inedito di "capo delegazione" all'interno dell'esecutivo (con accanto un pari grado del Pd).
GRILLO COMMENTA DI MAIO SULLA COPERTINA DI FORBES
Poco, ma è tutto quel che resta. Perché i gruppi parlamentari sono schierati per il sì al Conte bis. Perché il premier incaricato è ormai entrato in piena sintonia con il garante, più di quanto Di Maio non sia mai stato. Perché si è guardato intorno, e al suo fianco ha trovato solo Alessandro Di Battista e Gianluigi Paragone. Con il primo, ha litigato furiosamente a ridosso delle elezioni europee, tanto da spezzare un legame considerato inossidabile e durato cinque anni. Il secondo, solo tre settimane fa chiedeva che il leader facesse un passo indietro e rinunciasse ai troppi incarichi. Non è certo l'alleato più fedele.
Così, subito prima di ufficializzare la resa con un video in cui torna a indossare giacca e cravatta, Di Maio tenta l'ultima mossa. Incontra Di Battista in un appartamento del centro di Roma, premurandosi di farlo sapere ai cronisti. Gli offre un ministero, tentando di rinsaldare un fronte interno ormai troppo lacerato. Gli Affari europei, se volesse, e che importa di come la prende il Pd: il leader M5S è convinto di aver già ceduto troppo. Ma l'ex deputato va via senza sbilanciarsi.
BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO ALESSANDRO DI BATTISTA
Con gli amici, nega tutto: "Ma se sono il nemico numero uno dei dem!". L'offerta però c'è stata, è reale, e secondo i fedelissimi non è solo l'ennesima provocazione. Certo, se l'ex deputato ci stesse, se si spingesse a dire qualcosa di più di quel "non rivelo mai come voto" dichiarato ieri ai cronisti che lo inseguivano mentre inforcava il motorino, il voto di oggi su Rousseau sarebbe più al sicuro. Ma è probabilmente troppo tardi per uno scenario del genere.
Per la prima volta, ieri, sia nella delegazione pd che in quella dei 5 stelle, si registrava un clima positivo sull'esito della votazione on line. "La verità - racconta ridendo un ministro M5S - è che abbiamo scritto un quesito oggettivo, senza cercare di veicolare i consensi. E che questo non era mai accaduto".
Chi conosce la piattaforma, chi in queste ore ha visionato interventi e commenti, pensa che il sì passerà, ma con un margine scarso. Chi rema in direzione opposta, invece, ricorda l'articolo 6 dello statuto: "Entro 5 giorni dalla pubblicazione dei risultati sul sito dell'Associazione, il Garante può chiedere la ripetizione della votazione che, in tal caso, s'intenderà confermata qualora abbiano partecipato almeno la metà più uno degli iscritti". Grillo avrebbe ancora un'altra arma. Non è detto non la usi.
BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO