Adriano Scianca per “La Verità”
Surtout pas trop de zèle, raccomandava Talleyrand. La cosa più importante è sempre non mettere troppo zelo nelle cose che si fanno, anche quando si hanno buone ragioni.
Ora, di buone ragioni per sostenere il popolo ucraino attaccato dalla Russia ce ne sono parecchie. Ed è pure nell'ordine delle cose che qualcuno sovrapponga il popolo ucraino al suo governo, anche se i due piani sono ben distinti.
D'altronde Volodymyr Zelensky è un abilissimo comunicatore, venendo peraltro dal mondo dello spettacolo. L'eccessivo zelo nel mostrarsi troppo zelenskyani gioca però brutti scherzi.
Accade quindi che, nelle librerie italiane, finiscano contemporaneamente due libri in cui il presidente ucraino appare una via di mezzo tra Socrate, Gandhi e Martin Luther King. Ed è proprio con questi grandi personaggi storici che Zelensky condivide l'onore di essere citato nel libro I grandi discorsi che hanno cambiato la storia di Michele Fina e Gianluca Lioni (Newton Compton).
Si tratta in realtà della riedizione di un libro già in commercio da tempo, che nelle edizioni precedenti aveva in copertina John Fitzgerald Kennedy. Ora l'editore l'ha ristampato, aggiungendo anche un discorso di Zelensky e mettendo il leader di Kiev in copertina.
Va detto che, scorrendo l'indice, ci si accorge di come il volume non raccolga solo i discorsi dei «buoni» o presunti tali. Ci sono Gesù, Socrate, San Francesco, Churchill, Obama, ma anche Gengis Khan, Stalin, Mussolini. Il che nulla toglie, comunque, alla dimensione di spaesamento che si avverte osservando Zelensky in copertina, novello profeta delle genti. È peraltro assai discutibile che qualche discorso di Zelensky abbia davvero «cambiato la storia».
A rigor di logica e a prescindere da qualsiasi valutazione politica, ad aver cambiato la storia è stato semmai il discorso con cui Vladimir Putin, il 21 febbraio, ha esposto le motivazioni storiche e ideologiche per le quali i russi hanno iniziato il conflitto. Del resto la storia la cambia per lo più chi dichiara una guerra, piuttosto che chi si difende. Spesso in negativo, ma la cambia.
Parallelamente con l'iniziativa di Newton e Compton, La nave di Teseo fa uscire - il 19 maggio, in contemporanea mondiale - la prima edizione dei discorsi del presidente ucraino, intitolata Per l'Ucraina, con un testo di Maurizio Molinari.
Si tratta, spiega la casa editrice, della raccolta dei discorsi più significativi del presidente ucraino, pubblicati con l'accordo delle autorità di Kiev sulla base di testi autorizzati. Il volume presenta i discorsi pronunciati di fronte al Parlamento italiano, al Congresso americano e nelle più alte sedi europee, fino ai discorsi rivolti alla popolazione pubblicati sui social network.
Lodevole iniziativa, per carità, anche perché, leggiamo, «tutti i proventi della vendita di questo libro saranno devoluti al popolo ucraino». Ma forse per tale nobile fine si sarebbe potuto trovare un mezzo meno retorico.
maurizio molinari foto di bacco (5)
Anche perché, parliamoci chiaro, i discorsi di Zelensky ai vari parlamenti del mondo in cui di volta in volta ha paragonato Putin al nemico pubblico nazionale, con un format che si ripeteva in modo analogo ovunque e non privo di qualche scivolone (i riferimenti all'Olocausto non sono piaciuti in Israele), non sono certo delle pietre miliari dell'arte oratoria o della tensione morale.
Non che ci sia da fargliene una colpa: il leader ucraino stava cercando aiuti politici e militari, non gareggiando in un concorso oratorio. Una ragione in più per non farne un profeta e per non inquinare ulteriormente questa fase con altra retorica.