L'ETERNO RITORNO DI GIANNI LETTA - MENTRE SALVINI, GHEDINI, RONZULLI E TAJANI SPINGONO PER ANDARE A VOTARE, IL SOLITO GIANNI LETTA A BERLUSCONI HA SPIEGATO CHE VOTARE ORA PORTEREBBE IL PAESE NEL CAOS E LO HA INCORAGGIATO A SOSTENERE DRAGHI – CECCARELLI: "IL DOTTOR LETTA" RESTA IL MIGLIOR DISPOSITIVO DI FACILITAZIONE DELLA VITA PUBBLICA, UN INTERRUTTORE SALVAVITA DI LEGISLATURE IN BILICO. PERCHÉ DOVE C'È LETTA C'È SPERANZA, ANCHE PER QUESTO GOVERNO..”

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Filippo Ceccarelli per repubblica.it

 

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Dove c'è Gianni Letta nulla è impossibile. Non si dirà qui che tutto è possibile perché la risolutezza dell'affermazione farebbe un torto a un'antica sapienza secondo cui le faccende del potere debbono risolversi da sole, al massimo incanalandole in modo che nessuno possa poi vantarsi di averle portate a compimento a dispetto di questo o di quell'altro, eccetera.

 

Dove c'è Gianni Letta - e c'è sempre! - la soluzione è comunque a portata, se non di mano, almeno di possibilità, immaginazione, spiraglio o "pertugio", come preziosamente è fiorito ieri a proposito della sorte del governo sulle labbra del segretario Pd, per ragioni parentali e non solo aduso ai canoni dello ziolettismo.

 

Ma siccome qui non si vuole esagerare, tanto meno peccare di lecconaggio, conviene far presente che personaggi volpini alla Gianni Letta sono sempre esistiti; e tanto più si notano nel tempo vanamente ruggibondo dei leoni, incarnando un'illustre tradizione della politica da sempre impegnata ad addomesticarne le asprezze delle contese, una particolare attitudine che si rispecchia a sua volta in una trattatistica che, a voler essere smargiassi, tiene assieme un po' di Guicciardini e un po' de "Il Cortegiano" di Castiglione, poi il vescovo Seyssel e la dissimulazione onesta di Torquato Accetto, la lezione di Azorin e l'oracolo della prudenza di Baltasar Graciàn oltre al "Perfetto cancelliere" di Bartolomeo Carli Piccolomini (ristampato di recente da Aragno).

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Ora, tirare in ballo un tale biblio-armamentario a proposito di Crippa & Dadone è un atto di fede e al tempo stesso un vezzo cui gli attempati panchinari del giornalismo di palazzo non riescono a resistere. Sta di fatto che "il dottor Letta" - tale è il titolo ufficiale - resta il miglior dispositivo di facilitazione della vita pubblica, una specie di valvola di sicurezza, un interruttore salvavita di legislature in bilico.

 

Se vuole, trova sempre il tempo e infatti te lo ritrovi là dove - ma solo in teoria - non te lo aspetteresti: a benedire l'affollato compleanno di Goffredone Bettini alla Storta, per dire, così come a villa Zagara, Sorrento, come officiante dell'autoproclamazione di Mara Carfagna quale "Queen of Dragons", regina di Draghi. Tali gli ultimi avvistamenti.

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Tutto dice che oggi stia consigliando Berlusconi a incoraggiare la resilienza del governo tecnico.

 

Che il Cavaliere continui ad affidarsi a lui è anch' esso uno di quei misteriosi incidenti della storia di fronte al quale si rimane ammutoliti, ogni volta indecisi se sorprendersi o sghignazzarne. Impossibile infatti immaginare due tipi più diversi.

 

Eppure Letta è lì ormai da diversi decenni, «squisito - l'indicava l'altro giorno Confalonieri - per dieci anni copresidente dei governi berlusconiani». Pare sia stato Scalfaro, il più severo e diffidente dei democristiani, a favorirne ruolo e presenza: «Non pensi di andare a Palazzo Chigi senza questo signore », così lo indicò dopo la vittoria del 1994. «Non ci penso proprio» rispose Silvione che lo aveva accanto fin dall'assalto all'etere. A Letta è toccato, lo scorso inverno, l'"ingrato compito" di fargli rinunciare al Quirinale.

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Nomine, crostate, emendamenti, carriere, premi, affari delicati e grazie dei fiori. Un suadente uomo- sistema, ubiquo, protocollare, ma cerimonioso; una tale leggenda da proiettarsi nell'immaginario per interposta segretaria, signora Lina Coletta, già proclamata la mejo che esiste dal Riformista: dopo i successi di Sanremo è stata attribuita come zia all'omonimo direttore dell'intrattenimento prime time Stefano (quando sono soltanto originari di Rojo del Sangro). Perché dove c'è Letta c'è speranza, anche per questo governo nato di "salvezza nazionale" e messo in crisi dall'inceneritore di Santa Palomba.

 

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