Estratto dell'articolo di Alessandra Ziniti per “la Repubblica”
Sui banchi del governo al Senato siedono accanto e parlottano spesso. Salvini vorrebbe subito la prova muscolare, Piantedosi persegue la strada delle quote di flussi regolari. Se fosse per il leader della Lega, il divieto di ingresso in acque territoriali alle due navi umanitarie che hanno a bordo 414 migranti, sarebbe già stato firmato. Ma adesso il pallino non è più nelle sue mani, come tre anni fa, e al Viminale su quella che fu la poltrona di Salvini, siede Matteo Piantedosi.
giorgia meloni matteo piantedosi
Che sarà pure un tecnico che ha accettato di far parte di un governo politico di cui condivide l'orientamento, ma che intende far valere il suo ruolo, non più quello di capo di gabinetto, ma di ministro che oggi presiederà il suo primo Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica (con Guardia costiera e l'Intelligence) da cui potrebbero venir fuori le prime misure da portare in Consiglio dei ministri.
«La linea sarà puntare a che non ci siano navi che trasportano migranti nel Mediterraneo - spiega - Faremo una forte azione di intesa con i Paesi di origine dei transiti per governare i flussi. Significa fare in modo che siano gli Stati, quelli di origine e destinazione, a governarli concedendo a questi Paesi delle quote di flussi di ingresso regolare. Si farà questo tipo di azione. Verrà proposta ai Paesi di origine, che sono la Tunisia, la Libia, l'Egitto, l'Algeria».
Per porre un freno agli sbarchi, che ieri hanno superato quota 80mila da inizio anno, Piantedosi ha una strategia condensata in due parole: «Rigore e umanità». Rigore è la linea che ha deciso di adottare nei confronti della flotta umanitaria. Per adesso, solo l'adozione di una direttiva e l'invio, di concerto con la Farnesina, di una nota verbale agli Stati di bandiera delle navi, che suona come un avvertimento: la musica è cambiata, le navi «taxi del mare» non sono gradite, gli Stati di bandiera se ne facciano carico, in Italia si entra con i canali umanitari o con i flussi legali.
D'altra parte - ha sottolineato Piantedosi da subito - salvare vite in mare è una priorità. Come la Guardia costiera italiana continua a fare, anche se solo in zona Sar italiana e non oltre. […]
matteo piantedosi matteo salvini armando siri
Quel che è certo è che nel Mediterraneo la tensione è destinata ad alzarsi ulteriormente. In area Sar sta tornando anche la Geo Barents di Msf mentre la Sea Watch denuncia che la Guardia costiera libica avrebbe minacciato di sparare contro l'areo Seabird della Ong. Lo stesso aereo che ha scattato delle foto che costituiscono l'ennesima prova della complicità tra la Guardia costiera libica e i trafficanti: un barchino, intercettato l'8 ottobre, i migranti riportati indietro, lo stesso barchino (identificato da un numero sulla fiancata) fotografato tre giorni dopo con altri migranti, prova che la Guardia costiera invece di distruggere l'imbarcazione l'ha riconsegnata ai trafficanti.
Foto imbarazzanti alla vigilia del rinnovo degli accordi Italia- Libia di cui ieri 40 associazioni a Roma hanno chiesto una improbabile revoca al governo che invece intende rafforzare il patto con Tripoli.
MATTEO PIANTEDOSI piantedosi salvini meloni tajani