1 – VENEZUELA, AVVERTIMENTO USA: «VIA GLI AEREI E I MILITARI RUSSI»
Alfredo Spalla per “il Messaggero”
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Trump perde la pazienza contro l' ingerenza russa, Guaidó apre all' ipotesi di un intervento militare e Maduro replica promettendo di «non restare passivo». Il Venezuela torna con prepotenza al centro dell' agenda internazionale in seguito ai disagi del nuovo black out nel Paese. La disputa, come ormai consuetudine dal 23 gennaio, si gioca contemporaneamente sul piano esterno e interno. Il presidente statunitense, Donald Trump, incontrando Fabiana Rosales, la moglie del presidente ad interim Juan Guaidó, ha sbottato contro l' asse Putin-Maduro.
«La Russia deve andare via dal Venezuela. Noi ribadiamo al 100% il nostro sostegno a Juan Guaidó», ha detto Trump, dando voce a un disagio espresso con maggior chiarezza dal suo vice Mike Pence. «L' arrivo di aerei militari russi in Venezuela nell' ultimo fine settimana sono una sgradita provocazione», ha rafforzato il vicepresidente.
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L' UPGRADING
Inizialmente, come riporta la stampa locale, era previsto che fosse Pence a ricevere Rosales, che ha trascorsi come dirigente giovanile del partito Voluntad Popular, lo stesso del marito. Rosales, molto stimata dai leader dell' opposizione e considerata il vero braccio destro di Guaidó, è però riuscita a esprimere tutta la sua preoccupazione proprio a Trump.
Finora le sanzioni di Washington su petrolio, oro e beni venezuelani all' estero, però, non sono state sufficienti per far crollare l' impalcatura del chavismo. Nicolas Maduro può contare, infatti, sul sostegno politico - e anche militare - di Mosca. In settimana, il Cremlino ha ammesso di aver inviato alcuni «specialisti» a Caracas, oltre a due aerei atterrati sabato scorso: uno della forza aerea russa (un Antonov An-124) e uno civile per trasporto passeggeri (un Ilyushin Il-62).
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LA MISSION DI FABIANA
Il tour intrapreso da Fabiana Rosales, che è stata già in Cile e Perù, ha l' obiettivo di mantenere alta l' attenzione sulla situazione nel Paese. La first lady in pectore si è inoltre riunita con i rappresentanti della diaspora venezuelana negli Usa. Sul fronte interno, invece, il Venezuela è tormentato dal secondo grande black out nel giro di due settimane. «È impossibile un ripristino completo del servizio elettrico», ammettono alcuni tecnici a El Nacional. Maduro, anziché risolvere il problema che riguarda tre grandi generatori, derubrica l' accaduto come l' ennesimo atto terroristico dell' opposizione.
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Guaidó - già riconosciuto come presidente legittimo da 50 paesi nel Mondo, fra cui non figura l' Italia - comincia a chiedere apertamente che altri paesi intervengano militarmente per risolvere la crisi. «Parleremo con la comunità internazionale di tutte le azioni di cooperazione possibili, come il comma 11 dell' articolo 187 della nostra Costituzione», ha twittato il presidente del Parlamento e presidente della Repubblica ad interim.
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L' articolo, invocato più volte dai parlamentari dell' opposizione, non lascia spazi all' interpretazione: «Spetta al Parlamento autorizzare missioni militari venezuelane all' estero o di forze straniere nel Paese». Quindi, se Guaidó chiedesse agli americani di invadere il Venezuela, perfino la Costituzione riscritta da Hugo Chavez sarebbe dalla sua parte. Per adesso, il leader dell' opposizione si è limitato a lanciare l' Operación Libertad (operazione libertà, ndr).
Una mobilitazione più strutturata e continuativa che testerà la piazza già questo sabato. Maduro ha avvertito che «quando l' Impero statunitense minaccia militarmente un Paese, deve essere preso sul serio», rispondendo che è pronto ad «affrontare gli attacchi».
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2 – MADURO, PASSAPORTO PER MOSCA
Roberta Zunin per “il Fatto Quotidiano”
Il Venezuela è ripiombato nel buio a causa di un nuovo black-out che ha coinvolto anche ieri non solo la Capitale, ma anche 15 dei 20 Stati che costituiscono la federazione.
In seguito alla mancanza di elettricità da tre giorni a fasi alterne, il governo ha chiuso scuole e uffici. Disservizi anche negli ospedali.
Il vicepresidente e ministro della Comunicazione, Jorge Rodríguez ha nuovamente attribuito l' incidente a un attacco degli Stati Uniti e dell' opposizione guidata da Juan Guaidó alla diga idroelettrica del Guri. "Si tratta di atti criminali parte della guerra elettrica. Il governo bolivariano - ha assicurato Rodríguez - però ha dispiegato, fin dal primo momento dei nuovi attacchi, tutti gli sforzi per restituire, appena possibile, il servizio elettrico a tutto il territorio nazionale".
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Il nuovo black-out è avvenuto a meno di 20 giorni dal precedente, il più grave della storia del Venezuela, durato quattro giorni, che ha messo in crisi le attività di numerosi ospedali, dei trasporti pubblici e gli aeroporti. Il giorno precedente il nuovo black-out, nell' aeroporto di Maiquetía, erano atterrati (non è la prima volta) due aerei militari russi.
A darne notizia per primo è stato il giornalista indipendente Javier Maiorca. Oltre a 35 tonnellate di attrezzature, a bordo c' erano anche un centinaio di uomini in divisa tra soldati e alti ufficiali. Fra questi figura anche il generale Vasily Tonkoshkurov, capo della direzione della Mobilitazione delle forze armate del Cremlino.
Trattandosi di una delle personalità più importanti dell' esercito russo, il reporter ha avanzato l' ipotesi che sia stato inviato dal presidente Vladimir Putin per coordinare un' operazione dirimente. Secondo Maiorca la "centuria" potrebbe servire a proteggere Maduro in caso di golpe. Lo sbarco è avvenuto - forse non è un caso - poche ore dopo la denuncia del ministro Rodríguez circa "un complotto terroristico" organizzato dall' opposizione e "sventato" con l' arresto di Roberto Marrero, braccio destro di Juan Guaidó.
Tra le prove offerte a sostegno dell' accusa ci sono due fucili, una granata e una serie di screenshot ricavati dal cellulare di Marrero dai quali si evincerebbero i dettagli del piano: l' arruolamento di 8 gruppi di mercenari in Salvador, Guatemala e Honduras, da addestrare in Colombia, per far fuori alti esponenti del regime e lo stesso Maduro durante uno sciopero generale del paese che si doveva concludere con una marcia su Palacio Miraflores. Marrero tre giorni fa è apparso davanti a un Tribunale per rispondere dell' accusa di terrorismo.
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Un' altra ipotesi è che i due aerei, un cargo Antonov-124 e un jet più piccolo Ilyushin Il-62 servano per il trasporto di ciò che il Venezuela può ancora usare come forma di pagamento, dato che non ha più valuta in cassa, cioè oro e metalli preziosi. Uno dei due aerei militari ha già lasciato il paese, forse proprio carico di oro venezuelano affinché la Russia veda assicurati, almeno in parte, i proventi degli investimenti, attività commerciali e affari in corso da decenni con Caracas.
Quando si parla di Venezuela, di certezze ce ne sono poche. Ciò che è sicuro - lo ha reso noto dopo aver confermato l' atterraggio degli aerei militari la stessa ambasciata russa a Caracas - è che a fine marzo il Venezuela deve onorare una ingente tranche di aiuti inviati da Mosca nel corso della presidenza Maduro. L' agenzia pro-Cremlino Sputnik sostiene invece che all' interno dei due aerei ci fossero "funzionari e materiale per soddisfare un contratto tecnico-militare stipulato da tempo".
Ancora una volta la questione venezuelana si è trasformata in un braccio di ferro per procura tra Mosca e Washington. Dopo la critica telefonata tra i ministri degli Esteri Pompeo e Lavrov, quest' ultimo ha affermato che "la decisione della Russia di mandare esperti militari a Caracas è in piena conformità con la legge venezuelana".
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Gli ha fatto eco la sua portavoce Zakharova: "La presenza di specialisti russi sul territorio venezuelano è regolata da un accordo fra i governi di Russia e Venezuela firmato a maggio del 2001". La Camera del Congresso Usa ha votato all' unanimità tre provvedimenti tesi a mettere pressione al regime. Si tratta di nuove restrizioni sulle importazioni di gas lacrimogeni, di tenute antisommossa e di altri equipaggiamenti utilizzati per il contrasto al crimine.
Un' altra misura chiede all' Amministrazione Trump di fornire fino a 150 milioni di dollari in aiuti umanitari, un terzo provvedimento invita il Dipartimento di Stato e le agenzie di intelligence a fornire una valutazione sulla minaccia costituita dall' influenza della Russia sul Venezuela. Il presidente Trump non ha dubbi e ieri ai giornalisti incontrati alla Casa Bianca ha detto: "La Russia deve andare via dal Venezuela".
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