Sergio Rizzo per “Il Corriere della Sera”
Un tablet per ciascun alunno di tutte le scuole di ogni ordine e grado. Nel mondo perfetto ci starebbe, eccome. Ci starebbe in Danimarca, e ci starebbe in Campania. Peccato che le scuole danesi versino in condizioni leggermente migliori di quelle campane: tanto dal punto di vista strutturale che tecnologico. Circostanza che non ha tuttavia demoralizzato la burocrazia regionale, fermamente determinata a inseguire le eccellenze nordeuropee.
Ecco allora che il 9 febbraio il bollettino ufficiale della Regione pubblica un provvedimento firmato dal direttore generale per le risorse strumentali con il quale dieci giorni prima si è dato via libera a una gara per acquistare con i fondi europei “n° 869.088 tablet e n° 869.088 posti armadio da destinare ai plessi scolastici della Regione Campania”.
Ovvero, tanti quanti sono tutti gli alunni delle scuole regionali, dalla prima elementare all’ultimo anno del liceo. Quando lo legge, l’europarlamentare del Pd Massimo Paolucci non crede ai propri occhi e spara a palle incatenate: “Uno spreco senza precedenti. Non ci pare che l’emergenza delle scuole in Campania, sempre più in difficoltà, oggi sia data dalla penuria di tablet”. Per la verità si potrebbe anche dissentire.
Non si può negare che l’emergenza del nostro sistema scolastico, e non soltanto campano, abbia pure a che fare con la penuria di mezzi tecnologici, come computer e tablet. Ma certo c’è da domandarsi se in una situazione nella quale metà degli edifici non sono a norma, per non dire fatiscenti, e non hanno neppure una rete wi-fi, non sia un tantino eccessivo prevedere l’acquisto di 869.088 tablet per 869.088 ragazzi. Domanda che si dev’essere fatta anche il presidente della Regione Stefano Caldoro, il quale decide di bloccare quella delibera appena pubblicata.
E sostituirla con un’altra che prevede la rimodulazione della fornitura di tablet alle scuole campane non più sulla base del numero complessivo degli alunni ma dell’effettivo fabbisogno. Riducendo così il loro numero a 60 mila: meno del 7 per cento. Il resto dei denari europei, dicono, dovrebbe ora essere impiegato per la messa in sicurezza degli edifici e la rete internet.
Tutto è bene quel che finisce bene: ma su come le strutture della Regione siano arrivate a prendere quella decisione, annullata solo dopo la pubblicazione sul bollettino ufficiale, qualche interrogativo sarebbe opportuno farselo. Ai piani alti nessuno era al corrente?
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