1. FRANCIA: BERNARD CAZENEUVE PRIMO MINISTRO
(ANSA) - Bernard Cazeneuve, ministro dell'Interno francese, è il nuovo primo ministro. Sostituisce il dimissionario Manuel Valls, candidato alle primarie socialiste. Lo si è appreso all'Eliseo.
Cazeneuve, ministro in prima linea in questi anni di lotta al terrorismo in Francia, era la prima scelta di Francois Hollande per sostituire Valls. Rimanevano alcune riserve sullo stato d'emergenza in vigore in Francia e finora gestito in prima persona da Cazeneuve.
Avvocato di formazione, non troppo di sinistra, Cazeneuve aveva annunciato la sua volontà di tornare alla sua professione dopo la fine dell'esperienza con il governo. Hollande era intenzionato a lasciargli l'interim dell'Interno, ma da quando si apprende all'Eliseo "in giornata sarà nominato un nuovo ministro e sarà effettuato un rimpasto di governo".
2. VALLS CORRE PER L’ELISEO “RIUNIRÒ LA SINISTRA”
Sorridente, rilassato, Manuel Valls vuole cancellare l’immagine di duro conquistata in due anni al ministero dell’Interno e poi da capo del governo. Dietro di sé, ha chiamato a raccolta giovani di diverse origini, quasi una cartolina della Francia multiculturale. Per lanciare la sua candidatura all’Eliseo ha scelto Evry, la città a sud di Parigi della quale è stato sindaco per anni. «Mi impegno perché non voglio che la Francia riviva il trauma delle presidenziali 2002, con l’estrema destra al ballottaggio», ha detto Valls nel suo discorso, circa 15 minuti con lo slogan “Far vincere tutto ciò che ci riunisce”.
Dopo la gran rinuncia di François Hollande, toccherà a lui difendere l’operato del governo nelle primarie previste il 22 e 29 gennaio. Il premier darà oggi le dimissioni per dedicarsi alla campagna elettorale. Era stato nominato nella primavera del 2014, qualche settimana dopo l’ascesa al potere di Matteo Renzi, con il quale condivide un approccio della politica e una visione “trasgressiva” della sinistra.
E difatti il primo pericolo per il nuovo candidato-premier sarà proprio il fuoco amico. «Voglio essere il candidato della riconciliazione », ha spiegato Valls, accusato di essere poco incline al dialogo e di voler seppellire la vecchia sinistra del partito socialista. Valls, 54 anni, figlio di rifugiati spagnoli fuggiti dal franchismo, è stato spesso critico con il Ps, parlando di «sinistre inconciliabili».
Ieri ha dovuto moderare i toni. «Il mio primo obiettivo è radunare, siamo tutti uniti dall’idea del progresso e dalla giustizia sociale». Dalle prime parole del candidato si vedono già alcune linee guida della campagna elettorale. Valls ha ricordato la difesa dello Stato contro la destra di François Fillon «che vuole smantellarlo». Ha indicato che il Front National «farebbe uscire la Francia dall’Europa e quindi dalla Storia ». «Non esiste alcuna fatalità», ha ripetuto più volte.
Secondo alcuni sondaggi, il premier sarebbe in leggero vantaggio sull’altro candidato favorito per la nomination, Arnaud Montebourg, simbolo della gauche più radicale. Alle primarie del 2011, quelle in cui vinse Hollande, Valls aveva raccolto appena il 5% delle preferenze. Questa volta potrà vantare la sua esperienza di governo, nel bene e nel male, ma anche una indubbia autorità da uomo di Stato nei momenti di crisi, come gli attentati terroristi che hanno colpito la Francia dal gennaio 2015.
( a. g.)
3. LA TRAPPOLA ANTI-MERKEL LA CDU SVOLTA A DESTRA
Tonia Mastrobuoni per la Repubblica
I pronostici sono unanimi. Angela Merkel sarà riconfermata oggi al congresso della Cdu con il 90 per cento dei voti. Il solito plebiscito. Ma sbaglierebbe chi pensasse che si tratti di una resa del partito alla cancelliera e alla sua politica dei profughi. Al contrario. I vertici dei cristianodemocratici stanno preparando una mozione che punta a imprimere al partito “socialdemocratizzato” da Merkel una decisa sterzata a destra, anzitutto sui rifugiati.
I maggiorenti della Cdu lavorano a una stretta severa sui respingimenti — alla radio il potente vice del partito Thomas Strobl ha ricordato ieri che sono 500mila i profughi cui è stata rifiutata la richiesta di asilo — e vogliono persino elogiare espressamente nella mozione principale il blocco austro-balcanico delle frontiere. Non solo: nel documento si propone di portare i rifugiati salvati nel Mediterraneo in campi di accoglienza da allestire in Nordafrica.
Un vero e proprio affronto per Merkel, che ha sempre lavorato a soluzioni diplomatiche, ad esempio l’accordo Ue-Turchia, e ha sempre guardato ufficialmente con irritazione alle soluzioni drastiche adottate da Vienna, che hanno causato immense tragedie umanitarie alla frontiera con la Grecia.
Dimenticate la “politica delle porte aperte”: la testa della Cdu vuole spazzare via quell’”imperativo umanitario”, condito di citazioni di Adenauer e Kohl, con cui Merkel si era ripresa il partito al congresso di Karlsruhe dell’anno scorso. Nove minuti di applausi: mezza Europa era rimasta sbalordita per la docilità improvvisa di un partito che fino al giorno prima aveva preparato rivolte aperte contro l’eterna cancelliera.
Ma anche un anno fa era stata una frase a convincere i delegati più riottosi a deporre le armi, infilata all’ultimo momento nella mozione principale. Merkel manteneva l’impegno a non stabilire un tetto agli arrivi ma prometteva di “ridurre sensibilimente” i flussi. Un capolavoro diplomatico: una frase vaga ma efficace, senza cifre né impegni concreti.
angela merkel unica sopravvissuta
Ma i guai non vengono solo dai vertici. Quest’anno alcuni delegati importanti potrebbero presentare mozioni apertamente ostili come uno degli esponenti principali della cosiddetta ala economica, Carsten Linnemann, portavoce dell’influente associazione delle piccole e medie imprese. Linnemann vuole imporre un rifiuto assoluto di un aumento delle tasse, per la prossima legislatura.