Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Allarme rosso, altro che il ciclone Irma, quel cattivone di Trump sta distruggendo il sogno americano, e con una decisione crudele ha fatto fuori 800 mila ragazzi che ci credevano, grazie alla bontà di Barack Obama, il presidente che nessuno potrà mai dimenticare assieme alla di lui consorte Michelle, e che se Dio vuole e fa schiattare Hillary, appena fatto fuori l’usurpatore sarà il prossimo presidente.
L'allarme l'hanno suonato tutti i giornali e le tv americane, ripresi doviziosamente da quelli italiani, a strillare per primi i capi della Apple e di Amazon, Zuckerberg con tutta Facebook, John McCain, reduce da Cernobbio dove è stato tutto unto dalla benedizione e non è più il cowboy fascista di quando si presentava alle elezioni come candidato presidente repubblicano al fianco dell’impresentabile Sarah Palin, naturalmente alcuni pezzi di Hollywood capitanati da Cher, che tra una plastica e l'altra ha messo a disposizione la sua casa come un santuario nel quale i cattivoni non potranno entrare e i Dreamers potranno continuare a sognare.
Che ha fatto il cattivone? Ha messo fine a una decisione di Obama che violava la Costituzione e i poteri del ramo legislativo, ovvero ha abolito l’atto con il quale Obama nel 2012 aveva deciso per i figli degli immigrati illegali, circa 800.000 in questi cinque anni, I’ esenzione dall'applicazione della legge sull'immigrazione. Non poteva farlo perché il potere di fare le leggi ed anche di modificarle spetta al Congresso e non al Presidente che ha soli funzioni esecutive, né quella materia rientrava in alcun modo nelle possibilità di un ordine esecutivo, di un decreto presidenziale.
Infatti il provvedimento di Obama era stato già' giudicato illegale da due sentenze di due Tribunali differenti. Com'era andata? Era andata che Obama aveva chiesto al Congresso una legge apposita per esentare dalla deportazione i minorenni, il Congresso aveva rifiutato e lui lo aveva sfidato sfidando anche la Costituzione, firmando unilateralmente il suo ordine.
Quello del cattivone Trump diventa quindi un atto dovuto, sollecitato numerose volte dal Dipartimento di Giustizia, al quale nei mesi scorsi il Congresso non ha ritenuto di porre rimedio mettendolo in agenda, e che ora invece sarà costretto a farlo perché ha sei mesi di tempo prima che il Daca, così si chiama, finisca di essere in vigore, sei mesi per sistemare le cose con una legge .
Che poi è esattamente quel che la Casa Bianca dichiara e chiede nell'annunciare la fine del programma di assistenza ai minorenni figli di illegali che vengono rimpatriati, programma che consisteva in due anni di inserimento e apprendistato di lavori, il che spiega il dispiacere peloso dei vari ragazzotti dei miliardari di Silicon Valley, perché si può riassumere in manodopera a basso costo intanto che paghi le tasse da un'altra parte.
Trump ricorda che “dirigenti e funzionari di 10 stati diversi hanno denunciato quel programma, chiedendo all'Amministrazione di prendere la decisione sulla sua legalità. L’attorney general degli Stati Uniti e quelli dei vari Stati e praticamente tutti gli esperti legali più importanti hanno testimoniato che è un programma incostituzionale, illegale, e non può essere difeso con successo in un tribunale. Dovrà far parte insomma di una legge complessiva di riforma dell'immigrazione”’.
Tra le prefiche che hanno pianto, assieme a Barack Obama che ha definito la decisione crudele, si distingue una bella dichiarazione dolente di Bill Clinton, uno che di fare una esenzione del genere per i minorenni non se l'è mai sognato in 8 anni di presidenza. Se in balo c’e’ il pericolo anzi la certezza di distruggere e mettere fine all’ American dream, come lo realizzavano il sogno americano fino al 2012?
Nelle cronache troverete anche che i repubblicani sono terribilmente a disagio per questa ennesima inopportuna decisione del loro presidente, ma l'unica dichiarazione ufficiale che si registra è del capogruppo di maggioranza alla Camera, Paul Ryan, che rassicura coloro che fanno parte del programma che c'è tutto il tempo per inserirli in una legge e tutelarli. Fine della tragedia.
Le Cronache Marziane delle truppe cammellate antitrumpiane sono ricche pero’ in questi giorni di un grande agitarsi della candidata trombata ma mai doma e rassegnata, Hillary Clinton, man mano che ad arte vengono estratti e consegnati i brani del suo libro in uscita tra pochi giorni, dal titolo eloquente “What happened”, che cosa è successo.
what happened libro di hillary clinton sulla sconfitta
Per Hillary quel che è successo non riguarda mai una sua responsabilità, ma sempre e soltanto colpe degli altri, e in questo furore accusatorio non rientra soltanto il nemico pubblico numero uno, il numero due, James Comey del Fbi, e nemmeno solo gli avversari Internazionali come Vladimir Putin, che avrebbe tramato contro di lei, ma anche colleghi e compagni di partito.
Ieri è toccata a Joe Biden, ex vicepresidente con Obama, uno che peraltro la detesta perché sarebbe stato un ottimo candidato e fu costretto a rinunciare e tirarsi indietro perché c'era spazio solo per la matriarca tra i candidati dell'establishment democratico.
bill e hillary clinton al matrimonio di donald e melania trump
La Clinton gli ritorce contro, o tenta di farlo, un’osservazione fatta nel mese di maggio, quando Biden ha detto che nell'intera campagna elettorale della candidata non c'è mai stato spazio per la middle class bianca, per il tizio che alla catena di montaggio arriva a malapena a cinquantamila dollari l'anno, per sua moglie che ne fa 28 mila come cameriera in un pub, per i loro due figli dal futuro incerto, insomma che i democratici hanno lasciato a Donald Trump il loro terreno di pascolo. L'analisi è corretta.
Ma come, strilla la Clinton nel libro, l'hai fatta tu tanta campagna elettorale caro Biden in quelle aree, e non sei stato capace di convincerli? Che poi è vero, buona parte della campagna elettorale la Clinton l’ha fatta da casa sua pensando che fossero altri a portarle dei voti dovuti. Non è andata così.
bernie sanders hillary clinton
L'attacco a Biden l'ha riportato la CNN che dei Clinton è amicona e continua a darle ragione in modo un po' grottesco, e ha grande risalto perché si tratta di un personaggio molto importante del Partito Democratico.
Molto più violento quello riservato a Bernie Sanders, vero e unico avversario, colui che da sinistra, perché di un socialista si tratta, e nel senso americano, ha parlato un linguaggio molto simile a quello di Trump, toccando la frustrazione e la mancanza di speranza nel futuro dei giovani e delle classi dei lavoratori bianchi.
bernie sanders hillary clinton
Sanders è stata una spina nel fianco, l'hanno fatto fuori a randellate, l'hanno escluso con iniziative del Comitato nazionale democratico illegali, che sono costate la testa ai suoi due presidenti, Debbie Wasserman Schultz e Donna Brazile, due fedelissime dei Clinton. Quando Hillary Clinton dice che Sanders le e’ probabilmente costato la vittoria, dice qualcosa di verosimile se non vero, nel senso che dalla Convention in avanti Sanders si è allineato e ha invitato a votare lei tutti i suoi elettori, se lo abbiano poi fatto è tutto da vedere.
“Mi ha dato della capitalista, della donna di potere, della scorretta, ha fatto una campagna di sinistra, non da Partito Democratico, mi ha trattata come un avversario che fa parte di un altro partito, ha giocato la carta della character assassination”. Non è un uomo del Partito Democratico , insomma , conclude Hillary Clinton , con sprezzo del pericolo visto che si avvicinano le elezioni di Midterm, e i voti dei Sanders servono, ma in qualche modo ha ragione.
Il punto però è un altro, ovvero come mai Sanders abbia avuto tanto appeal tra gli elettori del Partito Democratico, come mai infine Hillary Clinton abbia potuto pensare di aver diritto a essere un candidato unico. Dall'altra parte, quella del cattivone usurpatore, sono partiti in 17, e molti erano pezzi da novanta, e il Partito Repubblicano stava con loro, non con quello che poi è diventato presidente.
Hillary Clinton, che si prepara a un tour nazionale e internazionale nel quale si venderanno a caro prezzo i posti a sedere per partecipare alla presentazione del suo libro, non sembra minimamente preoccupata delle voci che circolano a Washington sulla possibilità di nomina di un special counsel, un procuratore speciale che indaghi sulla stramaledetta vicenda delle mail riservate e segrete del Dipartimento di Stato da lei trafugate e poi fatte sparire. Il pretesto questa volta sarebbe Che l'Fbi chiuse l'inchiesta prima di aver acquisito le relative prove.
Il New York Post si dice certo che alla fine l'inchiesta del Congresso si farà. Vedremo, è una delle storie più brutte negli ultimi decenni di storia americana, è la verità sulla strage di Stato di Bengasi nel 2012.