Ugo Magri per La Stampa
SILVIO BERLUSCONI LICIA RONZULLI A MERANO DA CHENOT
È pura maldicenza la voce sparsa da chissà chi, che Berlusconi quest' anno non abbia messo piede in Sardegna per il fastidio di incontrare (e dover invitare a cena) la piccola folla di questuanti «accampati» intorno a Villa La Certosa. Ce n' erano una quantità, d' accordo, ma non è questo il motivo. L' ex premier ha preferito tornare per la seconda volta a Merano perché lì si sente meglio accudito dal guru della Biontologia, Henri Chenot, che lo mette a dieta e lo invoglia a fare ginnastica.
«E' la dimostrazione di come si stia preparando seriamente, anche sul piano fisico, in vista della campagna elettorale», testimonia la sua «ombra», Sestino Giacomoni. Così tirato a lucido, il Cav tornerà ad Arcore nel weekend.
CLIMA RASSERENATO
Lunedì sarà riservato a Mediaset e a come rintuzzare l' attacco dei francesi di Vivendi. Berlusconi consulterà la famiglia e l' avvocato Niccolò Ghedini, che virtualmente ormai ne fa parte. Nel frattempo gli arriveranno sul tavolo i grafici di Alessandra Paola Ghisleri, con i primi trend della ripresa. Da martedì in avanti, ogni giorno sarà quello buono per l' agognato summit con Salvini e Meloni. L' appuntamento non risulta in agenda, ma viene dato per certo entro la fine della prossima settimana. In fondo, perché non vedersi? Ultimamente il clima si è molto rasserenato.
Complice il boom delle Comunali, i tre hanno deciso che conviene remare nella stessa direzione. Silvio si è fatto passare l' infatuazione per Renzi; Giorgia e Matteo hanno compreso che non è ancora il momento di reclamare l' eredità.
IL PATTO DEL GATTOPARDO
L' ultimo «casus belli», cioè la candidatura per le elezioni regionali in Sicilia, verrà appianato ancora prima che i padroni del centrodestra si accomodino intorno al tavolo. A correre per Palazzo dei Normanni sarà Nello Musumeci, come desiderano Salvini & Meloni; il contentino per l' ex premier consisterà nel piazzare Gaetano Armao quale numero due, a capo di una squadra di governo da lui prescelta.
Se il diavolo non metterà la coda (ad Arcore fanno gli scongiuri), l' accordo un po' gattopardesco verrà annunciato in sede locale, a Palermo, tra sabato e domenica. I tre leader se ne faranno carico nel caso che il «ticket» Musumeci-Armao dovesse saltare. Altrimenti guarderanno avanti, alle prime urgenze dell' autunno politico. C' è da decidere chi saranno i relatori comuni sulla manovra economica. Va architettata la tattica per stringere all' angolo il Pd e la Boschi sulle banche, con il capogruppo berlusconiano Brunetta che preme per mettere rapidamente in piedi la Commissione d' inchiesta. Ma soprattutto, i tre leader dovranno chiarirsi sulla legge elettorale che il 6 settembre riparte alla Camera. E qui potrebbero esserci novità.
PRESSING SUL MATTARELLUM
Dai contatti ferragostani è emerso che, di cambiare la normativa in vigore, Renzi non ha alcuna intenzione. Potrebbe metterci mano soltanto per tornare al «Mattarellum», proposta ufficiale della direzione Pd. Salvini non avrebbe alcuna difficoltà, anzi. L' ostacolo è stato rappresentato sempre da Berlusconi, il quale ha un' idiosincrasia per i collegi uninominali dove vince chi arriva primo: gli costa fatica scegliere i candidati, ancora di più spartirseli con gli alleati.
Ma intorno a lui cresce il pressing di quanti, pure ai vertici del suo partito, sostengono che il Mattarellum sarebbe il male minore, a patto che la quota proporzionale sia più alta della versione originale. Chissà che il Cav alla fine non ceda.