Marco Bresolin per “la Stampa”
Gli esperti giuridici delle cancellerie europee stanno analizzando tutte le implicazioni legali e i diplomatici si preparano al solito lavoro di limatura degli aggettivi, ma c' è una bozza di compromesso destinata a sbloccare il Recovery Fund e il bilancio Ue. Un documento di quattro pagine che serve a dare una serie di "rassicurazioni" a Varsavia e Budapest.
angela merkel mateusz morawiecki
La più importante: il meccanismo che vincola l' esborso dei fondi europei al rispetto dello Stato di diritto verrà congelato in attesa di un pronunciamento della Corte di Giustizia Ue.
È questo il passaggio-chiave nella bozza di dichiarazione che con ogni probabilità oggi sarà approvata dai leader al Consiglio europeo.
SANCHEZ CONTE RUTTE ALLA DISCUSSIONE SUL RECOVERY FUND
L' idea di chiamare in causa la Corte è di Angela Merkel, che è così riuscita a convincere il premier polacco Mateusz Morawiecki e l' ungherese Viktor Orban a togliere il veto. Ora però serve il via libera degli altri 25 Paesi Ue. Ieri pomeriggio la dichiarazione è stata fatta circolare tra tutte le delegazioni durante la riunione degli ambasciatori a Bruxelles: non c' è stata una vera e propria discussione perché le rispettive capitali hanno deciso di esaminare con attenzione il testo.
C' è stata qualche smorfia di disappunto tra i rappresentanti dei governi "frugali", soprattutto quello dei Paesi Bassi: ritengono che questo documento faccia troppe concessioni a Polonia e Ungheria. Ma si tratta di resistenze considerate sormontabili con qualche piccolo aggiustamento lessicale. Nessuno ha intenzione di tenere ulteriormente in ostaggio i 1.800 miliardi di euro del budget 2021-2027 e del piano "Next Generation EU".
L' accordo non prevede di rimettere mano al regolamento sullo Stato di diritto negoziato dal Consiglio e dal Parlamento. E questo consentirà agli altri 25 governi europei di rivendicare la linea rossa tracciata all' inizio del negoziato. Però ci sono una serie di puntualizzazioni che permetteranno a Morawiecki e Orban di cantare vittoria in patria.
angela merkel jaroslaw kaczynski
Per esempio nella bozza si legge che «le misure prese in base a questo meccanismo dovranno essere proporzionate all' impatto delle violazioni dello Stato di diritto sulla sana gestione finanziaria del bilancio dell' Unione» e che «il legame tra queste violazioni e le conseguenze negative sugli interessi finanziari dell' Unione dovranno essere sufficientemente dirette e debitamente stabilite». In sintesi: «La semplice constatazione di una violazione dello Stato di diritto non è sufficiente per attivare il meccanismo». Ciò vuol dire che se - per esempio - la Polonia dovesse continuare a istituire zone "Lgbt free" non perderà i fondi Ue, a meno che l' istituzione di quelle zone non sia stata finanziata con soldi europei.
Altro aspetto molto importante: il regolamento «si applicherà soltanto sui fondi legati al bilancio 2021-2027 e al Next Generation EU». Significa che tutti i programmi finanziati dallo scorso bilancio europeo, che si protrarranno per i prossimi tre anni, non potranno essere bloccati.
Infine il capitolo più importante e quindi più controverso: in attesa di un pronunciamento della Corte di Giustizia Ue, il meccanismo verrà di fatto congelato. Secondo il documento, la Commissione europea dovrà innanzitutto definire delle linee-guida nelle quali spiegherà come intende applicare il sistema per garantire il rispetto dello Stato di diritto. E queste linee-guida, prodotte «in stretto contatto con gli Stati», potranno essere finalizzate soltanto dopo un giudizio della Corte di Giustizia dell' Unione europea. Fino a quel momento, quindi, non sarà possibile tagliare i fondi ad alcun Paese. Secondo fonti diplomatiche questo processo potrebbe durare «qualche mese», ma i due governi di Visegrad hanno fatto filtrare che il verdetto dei giudici di Lussemburgo non arriverà prima del 2022, anno in cui sono in programma le elezioni politiche in Ungheria.
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