1. BERLUSCONI-SALVINI, INTESA VICINA SUI COLLEGI. MARONI VALUTA DI NON CANDIDARSI IN LOMBARDIA
Amedeo La Mattina per ''la Stampa''
Oggi all’ora di pranzo ci sarà il vertice ad Arcore. I prossimi si faranno in altri luoghi, a cominciare dalla sede della Lega a via Bellerio, tanto per non far passare l’idea che a dare le carte è sempre e solo il Cavaliere. Ma intanto bisogna fare in fretta. Così il leader della Lega rientra un giorno in anticipo dalle vacanze a Bormio con la figlia e fa la mossa di dettare l’agenda programmatica: per prima cosa cancellare la legge Fornero. Ma a scrivere il programma ci penserà una commissione che dovrà pure decidere le candidature, regione per regione. Berlusconi, Salvini e Meloni oggi indicheranno i nomi degli sherpa.
Non c’è più tempo da perdere, si sono detti i tre leader dei centrodestra che sentono di avere la vittoria elettorale in tasca. E la prima cosa da stabilire sono le quote delle candidature, quanto tocca a ogni gamba della coalizione: compresa la quarta, quella di Noi con l’Italia. E qui cominciano i problemi.
Berlusconi e Meloni vorrebbero basarsi sugli ultimi sondaggi. Salvini invece punta a una media ponderata tra sondaggi e le ultime amministrative dove la Lega è andata molto bene. Alla fine sembra che grosso modo la ripartizione sarà 40-40-20. Ai Fratelli d’Italia però il 20% sta stretto. Anche questo aspetto sarà oggetto del vertice. Come lo sarà chi si prende in carico la quarta gamba di «Noi con l’Italia». Salvini non vuole sentirne parlare, dice che non va loro riconosciuta una quota di candidature. «Se li carichi Berlusconi nella sua quota», sostiene Matteo. Forza Italia, Lega e Fdi, al massimo, possono invece dividersi le candidature di Vittorio Sgarbi e Stefano Parisi.
Sul tavolo di Arcore oggi c’è un’altra questione di non secondaria importanza: le regionali del Lazio e della Lombardia che si terranno nello stesso giorno delle politiche, il 4 marzo. Per quanto riguarda la Lombardia, gira in ambienti accreditati del centrodestra un’ipotesi che, se confermata, sarebbe dirompente: sembra che Maroni non intenda più ricandidarsi alla presidenza. In questo caso tutte le caselle dovrebbero essere riviste. Ad esempio potrebbe cadere la candidatura del capogruppo leghista Fedriga in Friuli Venezia Giulia. Ma chi sarebbe candidato al posto di Maroni, il quale invece penserebbe di rientrare in Parlamento per puntare a fare il ministro.
Tra l’altro non è un mistero che in passato Berlusconi gli abbia chiesto la disponibilità a fare il premier in caso di vittoria del centrodestra. Cosa che oggi sarebbe meno praticabile visto che, se dovesse toccare alla Lega indicare l’inquilino di Palazzo Chigi, Salvini ci ha messo già il cappello. Sta infatti facendo tutta la sua campagna elettorale con Salvini premier perfino nel simbolo. Anche l’accordo, che dovrebbe essere ribadito oggi ad Arcore, stabilisce che il premier sarà il partito del centrodestra che prenderà più voti.
Allora per la Lombardia si fanno i nomi della Gelmini. Ma se questa Regione va a Forza Italia, Berlusconi non può accampare per sè la candidatura alla presidenza del Lazio. Qui i nomi sono quelli di Gasparri, voluto da Berlusconi, e del giornalista del Tg1 Sangiuliano sul quale punta Tajani. Ma Sangiuliano non ha sciolto la riserva perché vuole capire cosa intendere fare il suo fraterno amico Gasparri. L’altro nome in campo è quello del sindaco di Amatrice Pirozzi sostenuto solo dalla Lega, non gradito né da Fratelli d’Italia né da Forza Italia. Si è fatto pure il nome di Rampelli, uomo forte di Fdi, ma lui non sembra disponibile.
Oggi a pranzo avranno molto da dirsi, e da decidere, sapendo che il vento in poppa dei sondaggi fa miracoli e può appianare molti problemi.
2. I TRE LEADER A PRANZO AD ARCORE BERLUSCONI VUOLE 4 COLLEGI SU 10
Giuseppe Alberto Falci per il ''Corriere della Sera''
Non sarà una domenica come le altre quella di oggi ad Arcore. All' ora di pranzo due auto varcheranno l' ingresso di villa San Martino. Nella prima siederà Matteo Salvini, il segretario della Lega che vuole giocarsi la partita della leadership del centrodestra, con molta probabilità accompagnato da Giancarlo Giorgetti.
Nella seconda invece ci sarà Giorgia Meloni, leader di Fratelli d' Italia che potrebbe avere al suo fianco Ignazio La Russa.
Il primo vertice con Silvio Berlusconi non si terrà in campo «neutro», come aveva auspicato ai primi dell' anno Salvini. Raccontano però che non ci sarebbe stata alcuna forzatura da parte dell' ex Cavaliere. Semplicemente, questa volta si è preferito giocarlo in quel campo di gioco dove un tempo il lunedì sera era un habitué l' ex segretario della Lega Umberto Bossi. D' altro canto, ironizza l' ex Cavaliere con i fedelissimi, «mi pare che ad Arcore Salvini si sia sempre trovato bene, no?». Da par suo il leader di via Bellerio precisa che «il prossimo incontro sarà organizzato in casa della Lega». Un modo per sottolineare che fra azzurri e truppe salviniane non c' è più alcuna differenza di peso.
BERLUSCONI E MARONI A MONTECITORIO
Il tutto si consumerà in un clima di ottimismo. Chi frequenta le stanze di Arcore tiene a sottolineare che «non sarà certamente un incontro di dettagli», ma «di mera strategia generale». «Che può significare tutto e niente», commenta un azzurro di rango. Il quale poi aggiunge: «Il clima sarà buono perché il Milan ha vinto. Il presidente e Salvini avranno di cosa parlare». Battute a parte, il primo passo sarà la definizione delle linee guida di un programma comune.
Berlusconi mostrerà alcune cartelle preparate nei giorni di vacanza sui temi più disparati, dalle tasse al lavoro, dal rapporto con l' Ue all' immigrazione, e farà vedere agli alleati il materiale che gli azzurri utilizzeranno in campagna elettorale. Si proverà a entrare nel merito di alcuni dossier, come la flat tax e il reddito di dignità.
elsa fornero con daniela poggi al film sugli esodati
Certamente Salvini chiederà di mettere per iscritto come primo atto del governo l' impegno ufficiale ad azzerare la legge Fornero. Mentre Meloni, come annunciato con una nota, porterà al tavolo «la voce dei patrioti» che dica «prima gli italiani». Con al primo punto «un piano di sostegno alle natalità», «la difesa feroce del made in Italy» e «idee chiare contro l' immigrazione e il processo di islamizzazione del Paese». Meloni chiederà anche «un impegno formale di tutti i candidati contro qualunque ipotesi di inciucio».
Poi quasi certamente si passerà al dossier più caldo, ovvero alla ripartizione dei collegi. Sulla base di alcuni sondaggi Berlusconi avrebbe in mente di ripartire i collegi uninominali con questa formula: 40% a Forza Italia, il 35% alla Lega, il 15% a Fratelli d' Italia, e il restante 10% a chi convergerà nella coalizione. Sul punto si prefigura un negoziato non facile perché al momento alcune richieste ufficiose del Carroccio, come un significativo numero di collegi nel Mezzogiorno, appaiono irricevibili agli azzurri.
In particolare, Salvini porrà il veto sulla «quarta gamba» a trazione democristiana di Fitto, Lupi e Cesa perché, ha spiegato, «penso che un governo possa stare su due gambe e i miei interlocutori sono due». Già, la quarta gamba. I centristi si sarebbero voluti sedere al vertice di oggi. Ma non è stato possibile. Spiegano che «Salvini avrebbe fatto saltare tutto quanto». A villa San Martino si preferisce l' approccio «light». Non a caso, confida un alto dirigente di FI, «dopo quello di oggi ci saranno una serie di tavoli graduali in modo da ottenere un buon bilanciamento». Segno che il clou della trattativa deve ancora iniziare.
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