Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
Non l'ha ancora ottenuto in sede europea, ci riprova al tavolo dei leader del G7.
L'obiettivo di Mario Draghi, arrivare ad un price cap sul gas russo, viene discusso nella prima giornata di lavori con l'appoggio e la spinta del presidente americano Joe Biden.
Gli sherpa che lavorano alle conclusioni del vertice stanno negoziando, ma una dichiarazione sottoscritta dai 7 leader riuniti in Bavaria, ancorché non cogente, avrebbe un enorme peso politico.
L'idea di un prezzo al tetto delle materie prime dei mercati dell'energia viene analizzata, nel castello dove sono riuniti i capi di Stato e di governo, come principio generale: Washington preme per un price cap sul petrolio, Italia e Francia per la stessa misura, ma in primo luogo sul gas, ovviamente russo. Berlino deve vincere le ultime «paure», come le ha chiamate il nostro premier al termine del Consiglio europeo.
g7 in germania foto dei leader
Domani nelle conclusioni finali una dichiarazione dei sette leader potrebbe costituire un passo avanti non indifferente: la Ue ne dovrebbe prendere atto, in materia di forniture di gas dalla Russia, la stessa cosa vale per il petrolio e le organizzazioni che sono attori principali di entrambi i mercati.
Durante la prima sessione di lavoro Mario Draghi affianca queste parole ai negoziati in corso: «Anche quando i prezzi dell'energia scenderanno, non è pensabile tornare ad avere la stessa dipendenza che avevamo. Dobbiamo eliminare per sempre la nostra dipendenza dalla Russia. Mettere un tetto al prezzo dei combustibili fossili importati dalla Russia ha un obiettivo geopolitico oltre che economico e sociale. Dobbiamo ridurre i nostri finanziamenti alla Russia. E dobbiamo eliminare una delle principali cause dell'inflazione», mette agli atti al tavolo dei Sette.
Si discute anche del progetto lanciato un anno fa in Cornovaglia, sotto la presidenza inglese del G7, di creare un enorme piano di investimenti globali, in infrastrutture materiali e immateriali, a trazione americana, sino a 600 miliardi di dollari fra capitali privati e pubblici, che faccia da contraltare del mondo libero al programma della Via della Seta lanciato da Pechino nove anni fa: «Siamo già, le nostre economie, i più grandi investitori internazionali verso i Paesi in via di sviluppo - rimarca Draghi - vogliamo che questo sforzo sia riconosciuto e che diventi più grande».
Cercare di sbloccare la crisi del grano è un altro degli argomenti del vertice: «È essenziale farlo prima di metà settembre, quando arriverà il nuovo raccolto. Dobbiamo dare tutto il nostro sostegno alle Nazioni Unite, perché possa procedere più velocemente nel suo lavoro di mediazione».
Un lavoro che è in corso ma che resta complesso: una riunione a quattro, Ucraina, Turchia, Nazioni Unite e Russia è l'obiettivo a cui lavora l'Onu, ma Mosca non ha ancora dato il via libera. Visto che è anche una riunione delle democrazie contro la minaccia che Pechino e Mosca hanno lanciato a febbraio, puntando l'indice contro il funzionamento dei regimi liberali, Draghi rivendica una primazia delle regole istituzionali che i sette leader condividono e lancia anche un appello: «Dobbiamo evitare gli errori commessi dopo la crisi del 2008: la crisi energetica non deve produrre un ritorno del populismo. Abbiamo gli strumenti per farlo: dobbiamo mitigare l'impatto dell'aumento dei prezzi, compensare famiglie e imprese in difficoltà, tassare le aziende che fanno profitti straordinari».
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