Francesco Malfetano per ilmessaggero.it
Cinque regioni in zona arancione fino al 15 gennaio e l’Rt nazionale che, a un mese e mezzo dall’ultima volta, torna a salire sopra l’1 (1,03). Sono queste le due indicazioni principali arrivate ieri dall’atteso monitoraggio della Cabina di regia del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità (Iss) relativo alla settimana tra il 28 dicembre e il 3 gennaio.
Numeri e provvedimenti che, come rilevato dagli esperti in conferenza stampa, testimoniano «una fase delicata» che sembra «preludere ad un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane». E proprio per provare a scongiurare ciò che Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto sono state iscritte alla fascia di rischio intermedia, quella arancione appunto, in cui non sono consentiti spostamenti fuori dal proprio comune e restano chiusi bar e ristoranti.
Con loro ci sarà anche la Sicilia che, pur non avendo numeri che l’avrebbero retrocessa, ha chiesto e ottenuto dal ministro Roberto Speranza di subire lo stesso trattamento nell’ordinanza poi emanata ieri. Il testo, che avalla le indicazioni degli scienziati, entrerà in vigore da domani.
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A ben vedere però domenica 10 gennaio (come per oggi) è già stata istituita la zona arancione nella Penisola. Motivo per cui i restanti cambiamenti - gli altri territori tornano in zona gialla - diverranno effettivi solo da lunedì 11. La situazione resterà così cristallizzata almeno fino al 15 gennaio, cioè fino alla data di scadenza del Dpcm in vigore, salvo poi essere con grande probabilità prorogata per ulteriori 2 settimane con un nuovo decreto.
I numeri
Come ha spiegato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro si sono registrati «un incremento della velocità di crescita dei casi come indica l’indice Rt che è sopra 1 in molte regioni» e i primi conseguenti «sovraccarichi per i servizi assistenziali». Parlando con i numeri, il tasso di occupazione in terapia intensiva di 13 Regioni è tornato a essere sopra al 30% (considerata soglia critica) e soprattutto che 3 regioni hanno ora un Rt puntuale «significativamente maggiore di 1» (Calabria, Emilia Romagna e Lombardia, con quest’ultima peggiore in Italia a 1,27), altre 6 lo superano «nel valore medio» (Liguria, Molise, Sardegna, Sicilia, Umbria, Valle d’Aosta), 4 hanno un valore uguale (Puglia) o che lo sfiora (Lazio, Piemonte, Veneto).
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Su base bisettimanale invece cresce il numero di positivi ogni 100mila abitanti (l’incidenza): ieri era pari a 313,28 a livello nazionale contro i 305 del monitoraggio precedente. Eccezionale, ma in negativo, l’incidenza in Veneto pari a 927,36 per 100mila. In ogni caso ovunque il valore è lontano dalla soglia di 50 casi entro cui sarebbe possibile ripristinare il contact tracing. Una situazione difficile, che emerge anche dai dati delle ultime 24 ore: 17.533 nuovi casi su circa 140mila tamponi, con un tasso di positività del 12,5% (-2,3%). Le vittime invece sono state 620, tante.
Le scuole
Una situazione difficile che ieri ha spinto anche Zingaretti e Toti, governatori di Lazio e Liguria, a posticipare ancora il rientro degli studenti delle superiori in aula previsto dal governo per lunedì 11. Una scelta che ha riaperto il fronte di guerra (già caldissimo nel consiglio dei ministri di lunedì notte) tra la ministra dell’Istruzione e il Pd. Lucia Azzolina infatti, ha fatto sapere di sentirsi «tradita» dai dem che, come ha sottolineato la capogruppo 5S in commissione Istruzione al Senato Bianca Granato, «non combattono con noi questa battaglia. Probabilmente Zingaretti non era pronto per la riapertura e gli altri sono stati condizionati». E proprio il governatore laziale ha subito risposto alle insinuazioni: «Vorrei dire alla ministra Azzolina che la politica e i partiti non c’entrano nulla. Quello che conta è la vita e la sicurezza delle persone a cominciare dalla scuola».
In ogni caso la situazione attuale prevede che solo la Toscana rientri l’11 in aula, per il resto (eccetto le province autonome di Trento e Bolzano rienrate il 7), 4 territori non hanno ancora firmato ordinanze (Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Valle d’Aosta) e 14 hanno già annunciato date posticipate. Oltre a Lazio e Liguria il 18 gennaio rientrano Piemonte e Molise. La Puglia invece tornerà in classe il 15,l’Umbria il 23; Lombardia, Emilia-Romagna e Campania il 25; il 1 febbraio infine Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche e Calabria.
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