Estratto dell'articolo di Paolo Italiano per “La Stampa”
«Lei si dovrebbe vergognare…no la mano non gliela do»: sembravano a un passo dal mettersi le mani addosso, Michele Santoro e Silvio Berlusconi, in una puntata passata alla storia di Servizio Pubblico, anno 2013, in studio Marco Travaglio che attaccava il Cavaliere, che si alzò a pulire la sedia al direttore de Il Fatto. Toni forti, lite epica.
E non era che l'ultimo scontro di una guerra aperta anni prima, nel 2002, ai tempi del famigerato «editto bulgaro» dell'allora presidente del Consiglio, «l'uso criminoso della televisione pubblica» contestato a Santoro (e a Enzo Biagi e Daniele Luttazzi), con Santoro che replicava dandogli del «vigliacco che abusa dei suoi poteri».
Potevano due così, se non proprio diventare amici, trovare almeno un punto di convergenza? La risposta, incredibilmente, è sì, e l'hanno fatto.
[…] Il punto di convergenza si chiama guerra in Ucraina, che ha fatto il miracolo di riavvicinarli in un idillio inedito: tanto che Berlusconi avrebbe chiamato Michele Santoro per proporgli una trasmissione su Rete 4.
Il deus ex machina dell'operazione (ma è ancora da vedere se andrà in porto) è il sottosegretario Vittorio Sgarbi, che ha raccolto il malumore di Berlusconi per come i talk di informazione sulle reti Mediaset – in particolare Stasera Italia di Barbara Palombelli – trattino chiunque levi una voce critica sulle armi all'Ucraina, messo a tacere e financo bandito dalle trasmissioni, senza concessione al dibattito.
Ed ecco il cilindro dal cappello di Sgarbi: perché non dare voce a Santoro, che invece sull'interventismo è estremamente polemico? E di cui, soprattutto, nessuno potrà dire che sia asservito a Silvio, anzi.
[…] Peraltro, Berlusconi si è fatto avanti anche perché ha avuto segnali incoraggianti da Santoro. «Berlusconi è invecchiato – aveva detto il giornalista a gennaio dalle frequenze di Rtl 102.5 - ma continua ad avere una statura diversa rispetto ai politici di oggi. Comunque è un personaggio che ha segnato la storia del nostro Paese, ha un senso pratico molto sviluppato, per esempio, sente i movimenti della guerra più di quanto lo facciano i suoi partner che sono più impegnati a evitare incidenti sul piano internazionale. Secondo me, Berlusconi è veramente preoccupato per la guerra, non è una tattica che sta portando avanti».
C'era quasi affetto nelle sue parole, e per sgombrare ogni dubbio le ha ribadite ospite di Giovanni Floris a Dimartedì su La7 la settimana scorsa: «Io che sono stato e sono un avversario di Berlusconi, sempre leale, penso che Berlusconi abbia un'idea abbastanza pacifista, non è per niente un guerrafondaio. Mi sento di dire, per come l'ho conosciuto, che è contrario alla guerra». […]
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