1. PISALFANO
Estratto dall'articolo di Marco Travaglio per ''il Fatto Quotidiano''
Siccome era partito a gennaio dritto come un fuso, con un tonante e definitivo "mai con Alfano", e tutto gli si può addebitare fuorché l' incoerenza, era inevitabile che nel giro di otto mesi Giuliano Pisapia si alleasse con Alfano. E non in un luogo qualunque, tipo le guglie dolomitiche o le risaie del Vercellese, dove Angelino Jolie sfugge ai radar fin più che nel resto d' Italia. Ma proprio in Sicilia, dove il cosiddetto ministro degli Esteri nacque 47 anni fa senza che nessuno ne avvertisse l' esigenza e dove schiera tutto il meglio del suo lombrosario di inquisiti, imputati, condannati, capibastone, clientelisti e clientes già cuffariani e lombardiani (nel senso di Raffaele Lombardo).
L' annuncio dell' alleanza, detta anche concorso esterno, fra Ap-Ncd (o come diavolo si chiama) e Campo progressista (qualunque cosa voglia dire) è per ora affidato a due telefonate segrete, subito finite sui giornali, di Pisapia a Roberto Speranza e a Leoluca Orlando. E a una dichiarazione di tal Ciccio Ferrara, che i giornaloni assicurano essere "il braccio destro di Pisapia" e che prende le distanze da Mdp-Articolo1 (o come diavolo si chiama), il partito dei bersaniani e dei dalemiani che vogliono o volevano Pisapia come leader anche perché diceva "mai con Alfano".
E si erano fatti l' idea che volesse proprio dire "mai con Alfano". Anche perché lo ripeteva come un mantra, prima e dopo i pasti, nel tentativo di spiegare che cosa lo dividesse da Renzi dopo le battaglie comuni pro Expo, pro Sala e contro la Costituzione.
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2. È CRISI TRA PISAPIA E MDP DOPO LA LITE IN SICILIA "SENZA INTESA, SALTA TUTTO"
Mauro Favale per ''La Repubblica''
Alla prima vera prova di unità, la fragile alleanza tra Mdp e Campo progressista si infrange sulla scelta del candidato governatore alle Regionali siciliane di novembre. «Il passaggio è delicatissimo, c' è il rischio che si sfasci tutto», presagivano ieri gli uomini vicini a Giuliano Pisapia. Previsione confermata alle 8 di sera quando, con un documento, Mdp sull' isola strappa e avanza il nome del deputato Claudio Fava.
La proposta, scrivono i luogotenenti di Pierlugi Bersani in Sicilia, è rivolta «a Sinistra italiana e a tutte le forze della sinistra». In realtà, è uno schiaffo alle trattative portate avanti in queste ore da Leoluca Orlando per provare a replicare, su scala regionale, il suo vittorioso "modello Palermo", con la candidatura del rettore Fabrizio Micari: una coalizione con al centro il Pd, allargata anche ad Angelino Alfano e sostenuta da Campo progressista e Mdp.
orlando dalema bersani boldrini pisapia
Un accordo indigesto, soprattutto per gli ex dem: «Alfano nell' isola rappresenta il vecchio, anzi una zona grigia - dicono i bersaniani - come possiamo candidarci a costruire una cosa nuova se ci alleiamo con lui?». Diverso il ragionamento di Campo progressista: «Micari è un uomo di sinistra, l' abbiamo proposto noi, è sbagliato porre l' enfasi su Alfano. E poi Mdp è già al governo con lui a Roma».
Difficile, a questo punto, tornare indietro: «La stima per Fava è enorme - riflette Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio, uomo di Pisapia nella capitale - ma l' operazione di Mdp è sbagliata nella modalità e nella tempistica. Noi continueremo a cercare le ragioni per l' unità mettendo al centro l' esperienza di Palermo».
Il quadro che si configura, però, è di una clamorosa rottura che non potrà non produrre conseguenze anche a livello nazionale. E, infatti, la macchina organizzativa della convention di ottobre, quella che avrebbe dovuto sancire l' unità tra Mdp e Campo progressista, è di fatto congelata.
Alla vigilia delle elezioni siciliane, con due candidature in campo, quella kermesse restituirebbe l' immagine di "separati in casa". Si prende tempo, dunque, mentre emergono, ancora una volta, le divisioni che hanno costellato la finora breve strada verso la fusione. «Pisapia non è Maradona », iniziano a dire dentro Mdp, ricordando che «l' unica uscita politica dell' ex sindaco di Milano in queste settimane è stata puntualizzare il suo "Mai con Alfano". Cos' è cambiato adesso? ».
Dalle parti di Pisapia ribattono: «Se questa sinistra non è in grado di valorizzare nemmeno quando segna un punto è un problema ». Per Mdp, però, le elezioni siciliane sono perse. «E a questo punto meglio perderle con Fava che alleati di Schifani», spiegano.
A due mesi da quel primo luglio in piazza Santi Apostoli, quando si cercò di gettare le basi per un nuovo Ulivo, dunque, i due potenziali alleati sono ai ferri cortissimi, con un' evidente divisione sulla linea politica e un groviglio di questioni da risolvere. Per sbrogliarle si attende il rientro di Pisapia dalla Grecia.