BERSANI E RENZI FINISCONO A STRACCI SUI SOLDI – CULATELLO VA DALLA GRUBER E ATTACCA MATTEUCCIO SUL CASO OPEN: "UN SEGRETARIO DI UN PARTITO SI FA LA SUA CASSA PERSONALE. NON SI È MAI VISTA UNA COSA COSÌ. NON POSSIAMO PERDONARE" – LA REPLICA AL PEPE DI RENZI: "BERSANI MI DÀ LEZIONI MA PRENDEVA FINANZIAMENTI DAI RIVA". POI CHIEDE UN CONFRONTO CON BERSANI, PRODI, D’ALEMA… - LA CONTRORISPOSTA DI PIER LUIGI CHE AMMETTE IL FINANZIAMENTO

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Salvatore Dama per “Libero Quotidiano”

 

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Ma quanto si schifano a sinistra, tra di loro? Tanto, a vedere il dibattito che si è scatenato nelle ultime ore, tra televisione e social. Due, in particolare, i protagonisti. Ed entrambi sono ex segretari del Partito democratico. Parliamo di Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi. Ha cominciato il primo, va detto. Bersani è andato da Lilli Gruber e ha sparato a zero contro il leader di Italia Viva. Dandogli, di fatto, del disonesto per come ha gestito il finanziamento alla politica negli ultimi anni. «Un segretario di un partito si fa la sua cassa personale», si indigna l'ex leader piddino, «non si è mai vista una cosa così. Com' è che nessuno ha aperto bocca? Ma in che paese viviamo? Non possiamo perdonare...». Parole dure.

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Che Renzi non si lascia scivolare addosso. Intervistato da Massimo Giletti, l'ex premier ha restituito l'indignazione con gli interessi: «Bersani dovrebbe avere il coraggio di dire come mai prendeva i soldi da Riva a Taranto», punta il dito Matteo. «Invece di finanziare lui e la sua campagna elettorale, quei soldi potevano essere investiti in una campagna ambientale. Io a Taranto non ho preso soldi dai Riva, come ha fatto Bersani, li ho portati con il mio governo. Quando parla di finanziamento alla politica, dovrebbe spiegare cosa ha fatto lui».

 

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LA RISPOSTA Chiamato in causa, l'ex leader piddino risponde: «Vedo che in rete e in tv la macchina spargiveleni disperatamente in cerca di correità, si occupa di me. Alle elezioni del 2006 ebbi un sostegno davvero largo di molti industriali oltre che di associazioni, di cittadini, di lavoratori. Nessuno che allora risultasse imputato di qualsivoglia reato. Tutto svolto secondo legge e tutto verificato dalla giurisdizione», dice Bersani, ammettendo il finanziamento dei Riva. Però precisa: «Era ben noto in quel mondo che nessuno aveva mai dovuto o potuto pagarmi un caffè né corrispondere a qualche mia richiesta impropria».

 

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Ma Renzi rilancia, allargando il tiro: «Vogliamo parlare di collaborazioni con istituzioni non pienamente democratiche? Ci sono. Me lo organizza lei un confronto etico con il professor Romano Prodi su questo? Lei vuole parlare di lobby e finanziamento? Ci sono. Me lo organizza un confronto etico con D'Alema e Bersani su questo? La doppia morale di una certa sinistra è più noiosa che irritante.

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Quando Vasco Errani è stato condannato in appello, io l'ho difeso e mi sono schierato al suo fianco, non ho strumentalizzato politicamente perché apparteneva alla minoranza. Comunque faccio dibattiti con tutti sull'opportunità: lei organizzi, io vengo», dice all'intervistatore dell'Huffington Post. Intanto sui social è scontro totale tra i supporter di Bersani e quelli di Renzi. Volano insulti e sfottò. Ma anche prese di posizione ufficiali. «Pier Luigi è un simbolo di onestà e serietà. Ce ne fossero di persone come lui!». Lo scrive su Twitter il ministro della Salute, Roberto Speranza.

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