Luigi Bisignani per Il Tempo
Sul referendum, tra i no e i sì, la partita per ora si gioca sui ni. E Renzi questo lo sa bene, tanto che qualcuno dei suoi alleati più arguti sta per far scendere in campo Marcello Pera, campione del pensiero liberale capace di riunire tutti i moderati. Forse è questa l'arma segreta che potrebbe spingere il Premier a raccogliere consensi verso il Sì alle riforme e a rompere gli indugi con il suo partito 'bifronte', dalle due anime che non si incontrano: perché una troppo ruffiana verso il segretario e l'altra sterilmente stizzita, all'eterna ricerca di un leader alternativo.
Se il professor Pera, apprezzato da Berlino a Washington, deciderà davvero di rientrare in pista, Renzi potrà essere più duro con i suoi e minacciare, come sta già facendo, di fondare un suo movimento aperto a tutte le forze moderate del paese. Segretamente c'è già chi pensa ad un nome e ad un logo “PDR - Partito della Rinascita”, per Renzi Presidente.
Come reagirà il centrodestra? Aspetterà di vincere il referendum per trattare con un Renzi meno borioso o punterà su qualche inciampo parlamentare prima dell’estate per mettere in piedi un governo d'emergenza per legge elettorale, post Brexit, banche ed immigrazione? E il Pd? Idee poche e confuse, Franceschini che come uno scafista carica ogni tipo di profughi, Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, eterna promessa in preda a mille dubbi, e Roberto Speranza, che a farsi teleguidare è bravo come un grillino.
Matteo è inquieto e sempre più guardingo. Ma tiene la barra su due obiettivi a breve: evitare crisi di governo al buio lanciando, sia pure a malincuore, una ciambella di salvataggio ad Angelino Alfano e tentare in ogni modo, magari con l'aiuto di Napolitano, di pasticciare con la Consulta perché permetta, con una sentenza sull'Italicum, di rinviare il referendum. Andreotti docet: meglio tirare a campare che tirare le cuoia.
renzi e napolitano Renzi con Agnese e Franceschini alla Biennale Architettura 2016