Luigi Bisignani per Il Tempo
Nel Lazio si chiude la telenovela del centro destra per la scelta del candidato Governatore:sarà Maurizio Gasparri a sfidare Nicola Zingaretti. Proseguiranno a lungo, invece, dopo il 4 marzo, le avventure del Conte Gentiloni a Palazzo Chigi, tra nomine clientelari (conferma vertici Ferrovie) e marchettine autolesioniste (sacchetti della frutta). I veri giochi di potere cominceranno solo il 23, finite le «ammuine» partiranno le alleanze per eleggere i Presidenti dei due rami del Parlamento.
E se gli italiani, soprattutto i giovani, ascoltando l'invito di Capodanno del Presidente Mattarella andranno a votare,con ogni probabilità risorgerà quel Nazareno di Berlusconi e Renzi, gli unici forse in grado di mettere in piedi una maggioranza credibile. Diversamente, si scoprirà il bluff del M 5 Stelle che dovrà raccattare alleati qua e là, magari per piazzare Di Maio a Montecitorio più che a Palazzo Chigi.
Infatti, se la percentuale dei votanti supererà il 70 percento (nel 2013 fu il 75,2) i grillini avranno difficoltà ad andare a governare, perché la massiccia partecipazione favorirebbe i partiti più rassicuranti. Elette la seconda e la terza carica dello Stato, inizieranno le estenuati votazioni per le vicepresidenze e tutto quel sottobosco necessario per dare un minimo di status agli onorevoli. Per non parlare del mercato che si aprirà per le presidenze della Commissioni, che assicurano un posto sicuro per almeno metà legislatura. Solo allora, con l’estate alle porte, si tenterà la formazione di un governo.
I partiti intanto, in queste ore, stanno scoprendo i trucchi nascosti nelle pieghe della legge elettorale. Il più spietato per chi si presenta in coalizione: ogni candidatura dell’uninominale deve essere controfirmata da tutti i segretari. Se uno solo non firma, salta la lista proporzionale in quel territorio. Per il centrodestra una bella grana. “Ma va là”,sogghigna Niccolò Ghedini, a cui Berlusconi, con un atto di fede,ha delegato la pratica. Che Dio li aiuti!