In riferimento all'articolo pubblicato ieri sul Giornale dal titolo «Renato Brunetta. Spread, gondoete e poltrone» a firma di Luigi Mascheroni, riceviamo e pubblichiamo da Renato Brunetta :
Mio caro bravissimo, si fa per dire, professore a contratto di giornalismo & cultura alla facoltà di Lettere dell'Università Cattolica di Milano, anticipo che, da collega anziano a giovin docente, ti darò del tu. L'articolo che hai scritto su di me, deformando la mia persona, non sta né in cielo né in terra. È una carrellata di falsi, di banalità, di luoghi comuni. Di offese alla mia persona: il tutto degno di querela.
Leggo dal tuo curriculum che sei caposervizio al Giornale e che insegni Teoria e tecniche dell'informazione culturale. Caspita! Ma la teoria e le tecniche di cui addottori i tuoi studenti nei vasti campi del tuo sapere prevedono l'uso del falso sistematico appiccicato alla reputazione altrui, credendo che il tono dell'ironia da oratorio autorizzi l'uso della menzogna e del chiacchiericcio calunnioso?
Dal servizietto che mi hai dedicato, in qualità di scotennatore dilettante del sottoscritto e delle basi linguistiche, direi proprio di sì. Comincio dall'offesa alla sintassi italica. Scrivi: «Gli altezzosi, ghignano». Virgola tra soggetto e verbo? Matita blu, mi avrebbe detto la maestra di terza elementare. Ma il capolavoro è il fuoco di artificio finale: mi attribuisci «un cursus honorem accademico e politici da annichilire metà del Parlamento».
In prima media mi avevano insegnato che il genitivo plurale della terza declinazione prevederebbe di scrivere honorum, ma dev' esserci stata un'evoluzione tecnica del cursus honorem accademico. La questione grammaticale - come sosteneva Leonardo Sciascia - non è solo grammaticale: dice chi siamo, documenta di che etica siamo praticanti. La tua zoppica alquanto, lo dico da ateo (l'unica, o quasi, cosa vera che scrivi di me), non credente sì, sì rispettoso degli insegnamenti morali che l'Università Cattolica credo promuova anche nei corsi di giornalismo.
Hai peccato, figliolo. Mi sembra fosse San Filippo Neri che spiegava come fosse grave e irreparabile spargere notizie false sul prossimo. A una donna che si confessò da lui accusandosi di maldicenza, diede per penitenza di spiumare una gallina per strada. Quella tornò per ricevere l'assoluzione, e il Santo - così ha raccontato papa Bergoglio - le disse qualcosa tipo: prima raccogli tutte le penne e le piume.
È cambiato qualcosa nella dottrina? Non credo, visto che l'aneddoto l'ho appreso da Papa Francesco. Più laicamente mi appoggio al principio popperiano di falsificabilità. Come sai si allarga dalla scienza alla vita comune degli uomini. Consiste nel dovere di fornire elementi che consentano di verificare se il pozzo da cui hai attinto l'informazione sia avvelenato oppure una raccolta di ciarpame. Il fatto è che hai rovesciato sulla mia testa notizie-immondizia.
renato brunetta si commuove a cernobbio 2
Esempio? Scrivi di quando fui candidato a sindaco di Venezia essendo già ministro: «... viene fermato da un vecchio veneziano che lo saluta: Onorevole, mi ghe dago il voto... Ma me scusa tanto: come xe che pol far insieme el sindaco e ministro?. Risposta di Brunetta: Ma non rompermi i coglioni!». Falso! Magari c'è una registrazione, un nome e cognome, una telecamera di sicurezza... Ancora: «Diceva di lui Gianni De Michelis...: Brunetta è intelligente, ma deve stare in seconda fila. Se lo mandi avanti, antipatico com' è, fa danni». Falso! Testimoni per favore...
Di nuovo e peggio. «A Palazzo Grazioli ... Renato si gettò istericamente a terra, scalciando e gridando: Silvioooooo, se non mi fai ministro, non mi alzo da qui!. E non si alzò. Se non una volta avuta la nomina al dicastero dell'Innovazione... il giorno dopo, gli stessi che presenziarono all'atto, si gettò ai piedi del Capo, piangendo: Silvio perdonami! Ti pregoooo!!». Falso! Chi erano i presenti all'atto? È vero che tu ti pari le terga, dicendo che è una «leggenda».
Trucco puerile e piuttosto vile per dirottare la propria responsabilità sui soliti ignoti. Ma è utilissima per colorire con il ridicolo la mia damnatio. Perché? Altre bugie sono sparse qua e là. Mi dilungherei troppo a ramazzarle tutte per farne un falò della tua vanità. Una cosa però devo dirla, mi disturba più di tutto, e dimostra che «guarda che non sono io» (Francesco De Gregori) quello di cui tu parli. Scrivi a mio riguardo: «Incapace di innamorarsi di qualcuno che non sia se stesso». Ma come ti permetti di entrare nei miei sentimenti?
Offendi la verità, e trascuri un fatto: ho una moglie meravigliosa, innamorato sempre. Ma «tu che ne sai» (Gigi D'Alessio)?
PS. Caro direttore, caro Minzo, perché? Perché tanta ferocia, tanto livore, tanta stupidità contro di me, già editorialista del tuo/nostro Giornale? A chi giova tutto questo, proprio nel momento in cui lascio, con onore e dignità, la politica?
Risposta di Luigi Mascheroni:
Gentile Renato Brunetta, al netto del refuso honorem corretto in honorum già alle 10 del mattino nella versione online dell'articolo, il mio intento non era scrivere una voce biografica di Wikipedia, ma un ritratto inedito e ironico che alla fine - come dimostra la Sua risposta - risulta molto somigliante, a partire dalla permalosità. Tutto qui. E le regole grammaticali sono fatte per essere infrante, quando il risultato finale è più efficace del rispetto della norma.
Risposta di Augusto Minzolini:
Caro Renato, non c'è nessun livore, né tanto meno ferocia. Si è trattato solo di un esercizio di ironia verso una persona come te che fa di tutto per apparire antipatica ma che suscita anche tanta simpatia. Specie in un momento in cui hai avuto il coraggio - ti va riconosciuto - di prendere una decisione importante come quella di lasciare, dopo tanti anni, la politica. Ci mancheranno anche queste tue lettere puntute, certi che non riporrai nel cassetto la tua matita blu.
Au.Min.