DAGONOTA
CARLO CALENDA A CAPALBIO - foto Enzo Russo
A Bruxelles sono davvero tutti incazzati con Renzi. Dopo il buon lavoro dell’ambasciatore Stefano Sannino, Carlo Calenda era stato accolto subito male dagli euroburocrati non essendo un diplomatico, poi il pariolo montezemolato aveva trovato un dialogo e, a parte il fatto che non si era mai vista una feluca che ogni venerdì pomeriggio vola in patria, e un modus operandi con gli euro-ambasciatori.
Dopo due mesi, zac! si cambia. Arriva Maurizio Massari dal Cairo. E a Bruxelles hanno celiato sul famoso staff a disposizione di Renzi: un solo politico pronto a tappare tutti i buchi.
Calenda l’ha saputo venerdì mattina dallo stesso premier cazzone con la promessa di non farne cenno con nessuno: Renzi doveva prima parlare con Mattarella.
A proposito del successore di Calenda a Bruxelles, il segretario della Farnesina Elisabetta Belloni aveva subito approfittato per togliersi dai piedi un diplomatico intelligentissimo ma di pessimo carattere, e aveva proposto a Renzi il nome di Luca Giansanti,
elisabetta belloni gianfranco fini
RIMPASTI DI CASA NOSTRA
G.D.F. per “la Repubblica”
La tempistica dei rimpasti di casa nostra ha un sapore levantino, con cambi di casacche repentini dettati da esigenze di politica interna, ma potrebbe venire fraintesa proprio da chi ha trasformato la scaltrezza mediterranea in un sistema di potere senza scrupoli.
Così l’ultimo risiko di nomine del governo Renzi rischia di segnare una mossa ambigua sulla scacchiera più delicata del momento: quella della partita con l’Egitto per ottenere la verità sulla morte di Giulio Regeni.
Se il richiamo dell’ambasciatore Maurizio Massari era stata la risposta più determinata alle reticenze del Cairo, il suo trasferimento adesso potrebbe essere letto come una retromarcia: un mese esatto dopo la partenza per Roma di Massari, il suo sostituto dovrà presentare le credenziali alle autorità egiziane.
Nessun dubbio sulla competenza del suo successore, Giampaolo Cantini, un diplomatico di lungo corso con esperienze maturate nella regione, ma la staffetta in un momento di crisi crea perplessità. Sin dal primo momento, Massari aveva testimoniato la gravità dei fatti, a partire dalla descrizione del corpo di Regeni martoriato dalla tortura: per usare il linguaggio del premier, ci aveva messo la faccia. Ed è facile immaginare la soddisfazione per il suo trasferimento dei tanti falchi che volteggiano all’ombra del presidente Al Sisi, pronti a ghermire ogni segnale di debolezza del nostro paese.