Marco Bresolin per "La Stampa"
«Se l' operazione si concluderà senza intoppi, questa è certamente la migliore via d' uscita dalla crisi». Chi parla è una fonte Ue di alto livello che per il momento preferisce evitare commenti "on the record". Questione di prudenza - e forse anche di scaramanzia - visto che l' incarico a Mario Draghi deve ancora fare i conti con il sostegno parlamentare.
Anche per questo i vertici delle istituzioni Ue, così come le principali cancellerie europee, cercano di non intromettersi nelle vicende italiane.
«Sono decisioni di politica interna che non commentiamo» dice da Berlino Steffen Seibert, portavoce di Angela Merkel. Ma c' è chi non è riuscito a contenere la soddisfazione. È il caso di Paolo Gentiloni: dopo settimane di silenzio totale sulla crisi politica italiana («sto facendo training autogeno per non parlare»), nella tarda serata di martedì il commissario all' Economia ha affidato a Twitter un liberatorio «Grazie Presidente Mattarella». Poche parole, ma ricche di significato. Che danno l' idea del clima che si respira a Bruxelles dopo la svolta decisa dal capo dello Stato.
Ieri mattina c' è stata la consueta riunione settimanale del collegio dei commissari Ue, ma più di un partecipante assicura che al tavolo non si è parlato del caso-Italia. Anche se c' è chi ha chiesto informazioni allo stesso Gentiloni. Nonostante la linea non interventista, il vicepresidente Margaritis Schinas, già portavoce della Commissione nella scorsa legislatura, ha sintetizzato il pensiero del "palazzo": «Non è certo una sorpresa se dico che Mario Draghi è rispettato e ammirato in questa città e non solo».
christine lagarde mario draghi
Draghi è l' italiano più stimato a Bruxelles, verso il quale anche pezzi grossi dell' establishment europeo hanno mostrato una sorta di timore reverenziale nel periodo della sua presidenza alla Bce. Non avrà difficoltà a inserirsi al tavolo del Consiglio europeo, che lo ha spesso ospitato durante le riunioni dell' Eurosummit durante le quali tutti i leader ascoltavano le sue analisi in religioso silenzio. Il prossimo vertice ufficiale è in programma a marzo, ma proprio ieri è stato convocato un incontro per il 25-26 febbraio, seppur in videoconferenza.
Come avevamo raccontato nelle scorse settimane, raccogliendo il parere di autorevoli fonti Ue, i vertici europei temevano il voto anticipato. Ma al tempo stesso non vedevano affatto di buon occhio l' operazione-responsabili perché avrebbe reso ancor più fragile il governo giallo-rosso, con il quale i rapporti sono sempre stati buoni, al netto dei dubbi sulla capacità di gestire al meglio il Recovery Fund.
Di certo però nessuno si era mostrato disposto a immolarsi per salvare Giuseppe Conte: «In questo momento - ci aveva confidato una fonte - nessuno lo considera insostituibile». Ecco perché la soluzione Draghi viene considerata «la migliore via d' uscita dalla crisi».
Ora il premier incaricato dovrà affrontare quelli che per l' Italia sono i dossier più caldi a Bruxelles: presentare e attuare un Recovery Plan all' altezza della sfida, con un occhio di riguardo alla sostenibilità dei conti pubblici.
È opinione diffusa che l' ex numero uno della Bce abbia tutte le carte in regola per riuscirci. Ne è convinto anche Pierre Moscovici, oggi presidente della Corte dei Conti francese e fino alla scorsa legislatura Ue commissario agli Affari Economici: «È una delle persone più straordinarie che io abbia mai incontrato - ha detto ieri -. Così come era l' uomo giusto per l' Euro nel 2012, può essere l' uomo giusto per l' Italia nel 2021 se ottiene l' unità di cui ha bisogno».
In Europa, però, Draghi ha avuto anche alcuni "nemici" che hanno cercato (invano) di contrastare la sua politica monetaria alla Bce. Come vedono un' Italia nelle sue mani? «Il nostro interesse - confida un diplomatico nordeuropeo - è che ci sia un governo in grado di guidare l' Italia durante la pandemia nel modo più efficiente possibile e di avviare le riforme economiche previste dal semestre europeo. Se Draghi lo farà, avrà il nostro sostegno. Lo conosciamo come un banchiere molto capace e competente che, durante il suo mandato, con il tempo è diventato molto più politico».
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