Domenico Di Sanzo per “il Giornale”
Filosofo, volto da talk show, sindaco di Venezia per due volte. Dalla militanza giovanile in Potere Operaio al Pci, fino alla fondazione del Pd. Massimo Cacciari è un intellettuale eterodosso, ma sempre culturalmente a sinistra. Circostanza che non gli impedisce di rilevare le contraddizioni dei progressisti sul tema della giustizia. «Devo dire che soprattutto il centrosinistra pensa di poter utilizzare le indagini della magistratura per danneggiare i propri avversari politici», spiega Cacciari al Giornale. «Premetto che non capisco nulla tecnicamente di giustizia, dato che non sono né un magistrato né un avvocato», esordisce il filosofo.
Ma, professore, noi volevamo fare un’altra riflessione. Ci sono i casi della ministra Daniela Santanchè e del sottosegretario Andrea Delmastro. E anche l’indagine, rivelata dal Corriere della Sera, sul figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa. Con le opposizioni che subito sono salite sulle barricate contro il governo e la maggioranza.
Non crede che, dopo trent’anni, ci sia ancora oggi un rapporto perverso tra giustizia, politica e stampa?
«Sicuramente c’è un rapporto perverso, ma non c’è una responsabilità di una parte o dell’altra. Da un lato c’è una politica impotente, dall’altro c’è un’amministrazione della giustizia che tende a funzionare in maniera autoreferenziale. Ogni volta che si prova a prendere qualche decisione ci sono spinte conservatrici che bloccano ogni tentativo di riforma. Poi c’è il discorso della strumentalizzazione politica, che significa che ogni volta che c’è un’iniziativa penale contro la destra insorge la sinistra e viceversa. In sintesi, quando si cerca di combinare qualcosa la magistratura reagisce».
Si riferisce alla riforma della giustizia del Guardasigilli Carlo Nordio?
«Sì, ad esempio non è ammissibile che la pratica delle intercettazioni prosegua nel casino degli ultimi decenni, determinando una violazione della privacy clamorosa e facendo sì che l’indagato diventi subito condannato, con la complicità dei giornali. Il fatto è che su un tema così difficile bisognerebbe intervenire su una base culturale comune e invece, soprattutto il centrosinistra, pensa sempre di poter utilizzare le indagini per danneggiare i propri avversari politici. Sicuramente c’è una strumentalizzazione delle inchieste».
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Sembra d’accordo con il ministro Nordio su diverse questioni.
«Spesso siamo in mano all’intelligenza del singolo magistrato e posso dire che Nordio è stato un magistrato intelligente. Io lo conosco benissimo perché è stato procuratore a Venezia e devo dire che è stato uno dei migliori che ho incontrato. Detto ciò, non si possono mettere le mutande al mondo».
Cosa intende dire?
«Voglio dire che non si può normare su tutto. Ha un’idea di cosa significa fare un’opera pubblica in Italia?».
Mi spieghi
«Bisogna fare una conferenza dei servizi e parlare con centomila persone, dai Vigili ai Pompieri».
Il problema è la burocrazia?
«Se hai tantissime leggi illeggibili che si sovrappongono è impossibile fare qualsiasi cosa. Non sono i ladri che fanno la rovina di questo Paese ma le leggi di merda che ci sono».
Esiste ancora l’uso politico della giustizia?
«È evidente che anche il centrosinistra sta facendo un uso politico delle sciagure giudiziarie dell’avversario».