IL LIBRO DI ENRICO LETTA - CONTRO VENTI E MAREE
Gianluca Luzi per “la Repubblica”
Quella stretta di mano forzata, i sorrisi freddi di circostanza, il tintinnio sommesso della campanella nella sala di Palazzo Chigi. È impossibile pensare a Enrico Letta senza immediatamente associare l' immagine di Matteo Renzi e di quelle istantanee del 22 febbraio di tre anni fa, il giorno della staffetta alla guida del governo. Impossibile anche quando si tratta di un libro che parla di Europa, sessanta anni dopo i Trattati di Roma, assediata da immigrazione, disoccupazione, leader populisti.
E allora ecco un "europeista convinto" come Enrico Letta affrontare in 160 pagine in libreria da domani, editore Il Mulino, "Venti e Maree" che squassano il Continente e le sue istituzioni. Poteva essere l' occasione di una vendetta da gustare fredda, ma lo stile sobrio ed educato di Letta lo esclude. A leggere bene il testo, però, tra le analisi sull' Euro, la trappola dei Muri, e la necessità di "debruxellizzare" la Ue, qualche riferimento diretto al suo successore non manca.
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Per Letta un partito è il Noi opposto all'Io. Invece oggi «i partiti sono ridotti a cassa di risonanza del Capo, luogo in cui i seguaci del leader si acconciano a ottenere i loro piccoli e grandi vantaggi personali rinunciando a esprimere le proprie convinzioni». Ancora: «Partiti adulterati, resi scatole vuote, nelle quali con giochi di specchi, trucchi e soperchierie, il fregare gli altri membri della propria comunità sembra un valore». Difficile essere più chiari di così, anche senza nominare nessuno.
MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA
L'Europa è la ragione di vita politica di Enrico Letta. L'ex premier non si nasconde che il sogno europeo e la delusione dei cittadini hanno origine nel modo in cui è stato introdotto l'euro e poi nella crisi finanziaria del 2008. Letta è contrario alle generalizzazioni sul populismo, ma «la maggioranza della popolazione chiede protezione e frontiere. Oggi i politici seguono il popolo e non viceversa. Perciò criticano l'Europa».
L'uomo solo al comando non piace a Letta. L'ex presidente del consiglio è a favore delle coalizioni come modo di governare seguendo il gioco di squadra. «È un grande errore associare leadership e uomo forte. Bisogna sfatare il mito. Anzi, è l'esatto contrario: la leadership necessaria oggi è quella che suscita e associa gli altri centri direzionali, quella che li coinvolge, li fa lavorare e li responsabilizza».
Per essere ancora più chiaro: «L'idea di trasferire tutti i poteri a uno solo non mi è mai piaciuta e non credo che alla fine funzioni». Anche i referendum, in quanto semplificazioni, sono estranei al modo di intendere la politica di Letta. Quello del 4 dicembre, poi, era stato «usato da Renzi per ottenere finalmente quella legittimità elettorale che per note ragioni gli mancava».