Estratto dell’articolo di Giovanni Sallusti per “Libero quotidiano”
[…] Carlo Calenda […] si è infatti da tempo prefisso un obiettivo titanico. Riunire le anime disperse dell' area democratica e progressista. […] Ha unificato il campo accidentato e comatoso della sinistra italica. Contro se stesso. Mai si era vista infatti una tale uniformità di voci, una tale reattività di risposte, una tale convergenza di opinioni, com' è avvenuto nel caso della Pernacchia Collettiva all' indirizzo del suo chiodo fisso, un manifesto ultraeuropeista che scaturisca in un listone unico per le elezioni Europee, "oltre il Pd" (formulazione ottimistica che presuppone esista ancora qualcosa come il Pd, ma l' ottimismo granitico contro ogni fastidioso responso della realtà è appunto uno dei tratti connotanti dell' uomo).
Gerarchi che si sono combattuti una vita, galleggiatori professionisti, presunte nuove leve, tutti si sono ritrovati compatti a stoppare le ambizioni, forse lievemente premature, del nostro. […] Massimo D' Alema ha ritrovato per un attimo la verve dei tempi migliori, quando faceva secchi i suoi compagni a suon di complimenti obliqui: «Apprezzo l' intenzione di Calenda, almeno ha messo in movimento le cose. Ma non è sufficientemente chiaro: il discrimine deve essere il cambiamento. Non si può lanciare un appello e poi essere costretti a precisare che non è rivolto a Forza Italia. Se avesse un impianto programmatico netto non ci sarebbe bisogno di un chiarimento a piè di pagina». Raffinato e puro killeraggio da Mago Dalemix.
BOCCIATURA DA PARIGI
Anche Enrico Letta si è ridestato per un attimo […]: «Ho apprezzato molto il suo libro. L'unica cosa che non mi convince è il frontismo antipopulista, perché è il favore più grosso che puoi fare ai populisti: offri un nemico». […] Calenda ha lamentato che «solo Martina ha messo sui social l'appello a condividere il Manifesto» (ma nel caso di Martina è obiettivamente quasi un punto a sfavore).
Gli altri, ovvero Zingaretti e Giachetti, «stupidamente la considerano una mia iniziativa», non si capacita, ma sicuramente li recupererà, avendo impostato l' opera di tessitura politica attorno all' idea di dar loro degli stupidi. Perfino Emma Bonino, in teoria compagna di fede eurofondamentalista, gli ha rifilato un benservito appena mascherato da scappellotto d' incoraggiamento: «Va bene il manifesto, ma il listone non va bene, meglio che ognuno faccia la lista per conto suo».
Meglio girare al largo dall' organizzatore mancato di cene (famoso un bidone subito dal trio Renzi-Gentiloni-Minniti) se si mira alla soglia di sbarramento del 4%. Ha rincarato la dose anche l'uomo-macchina di +Europa, Bruno Tabacci: «La proposta di Calenda è una lista del Pd mascherata, e ci sono controindicazioni importanti. A noi non interessa». Per qualcuno troppo Pd, per altri troppo poco Pd, la costante sono i due di picche. Quisquilie, Carlo intanto ha raggiunto un traguardo impensabile fino a pochi mesi fa. Ha unito la sinistra. Contro se stesso.