Marta Ottaviani per "il Giornale"
Una prova di umanità, la risposta estrema del coraggio alla disperazione ieri in Grecia è arrivata dal mare. Se è vero che le tribolazioni aguzzano il cervello, il Paese, in ginocchio a causa della crisi economica, ha dimostrato di sapersi ancora rialzare se questo significa soccorrere chi ha bisogno.
Teatro di questa manifestazione di solidarietà è stata l' isola di Kos, una delle mete preferite dai turisti di tutto il mondo, che da settimane è teatro di un' emergenza immigrazione senza precedenti per la Grecia.
Una tragedia umanitaria capitata proprio quando Atene deve compiere tutti gli sforzi possibili per raddrizzare la sua economia e nel periodo dell' anno in cui le entrate del Paese tirano una boccata di ossigeno per l' arrivo dei turisti.
Campo galleggiante
Era da poco passata l' alba, quando le acque cristalline dell' Egeo sono state solcate dalla nave Eleftherios Venizelos, un traghetto solitamente utilizzato per trasportare turisti che ieri aveva un compito ben diverso: diventare la casa provvisoria di circa 2.500 migranti, approdati in Grecia dalla Turchia per scappare all' orrore.
La nave, noleggiata dal governo da una compagnia privata accoglierà i migranti nelle sue cabine e servirà anche come centro di identificazione per le altre persone arrivate dalla Turchia nelle scorse settimane.
Le operazioni di imbarco sono iniziate nella prima mattinata di domenica. Per evitare disturbi e risse tra i migranti esasperati dal caos, dal caldo e dai molti giorni di attesa, i funzionari li hanno fatti salire a gruppetti di 20. La precedenza è stata data ai migranti siriani, scappati dalle atrocità della guerra civile - e che presumibilmente avranno diritto allo status di rifugiati.
Ma, se da una parte sono stati accolti con generosità, dall' altra sono stati costretti a fare i conti con un Paese che in questo momento fa fatica a badare a sé stesso e che può offrire loro solo tanta buona volontà e strutture fra l' arrangiato e l' insufficiente.
Il governo di Atene ha spiegato che si tratta di un modo per dare almeno un tetto e un giaciglio a centinaia di persone stremate dalla guerra e dagli stenti. Ma le voci critiche non mancano e c' è già chi parla di un centro di detenzione galleggiante. L' Unhcr ha denunciato il «caos totale» in cui migliaia di migranti hanno aspettato prima di essere identificati per poter continuare il proprio viaggio.
Ore disperate
Sui media greci sono comparse scene in cui decine di disperati si accalcavano per salire sulla nave sovraccarica. In molti hanno messo i giubbotti di salvataggio ai bambini per paura di perdere quei figli miracolosamente scampati agli orrori della Siria di Assad.
L' immagine che resta, nonostante tutti gli sforzi messi in campo, sembra quella dove gli «ultimi» d' Europa aiutano i più sfortunati del Mediterraneo nel silenzio generale.
Allarme tensioni interne
Da mesi il premier greco, Alexis Tsipras, aveva avvertito l' Unione Europea che la Grecia era meta di flussi migratori senza precedenti. Già a luglio i quotidiani locali riportavano la notizia che a Lesbos erano arrivati almeno 20 mila migranti. Nelle ultime settimane il trend è ulteriormente peggiorato e nei giorni scorsi Kos è arrivata a raggiungere la cifra record di almeno 33 mila persone sbarcate.
«Non ce la facciamo da soli, il problema è europeo» aveva detto Tsipras all' inizio di agosto, accusando senza mezzi termini di aver lasciato la Grecia sola davanti a una situazione più grande di lei. Per lui, questa emergenza umanitaria, rappresenta anche un grande rischio politico. I migranti infatti sono uno degli argomenti preferiti dal partito neonazista Alba Dorata, che sul loro tragico destino e le drammatiche condizioni in cui versa la popolazione, ha costruito gran parte del suo consenso.