Francesco Semprini per la Stampa
Proprio non va. Tra Donald Trump e Rex Tillerson è quasi rottura. La ruggine tra il segretario di Stato e il presidente è tale da aver causato un senso di «frustrazione» da parte del presidente. Tanto da candidarlo come «prossimo silurato» a vantaggio, secondo le indiscrezioni, di Nikki Haley, oggi rappresentante Usa all' Onu.
L' irritazione di Trump nei confronti di Tillerson era emersa durante l' embargo del blocco saudita-emiratino nei confronti del Qatar. Mentre il presidente aveva attaccato Doha per i suoi legami con i fratelli musulmani, l' ex capo della Exxon aveva invitato al dialogo, anche perché gli Usa in Qatar hanno la più grande base militare della regione.
L' altro elemento di frizione tra i due è l' accordo sul nucleare con l' Iran: il presidente lo vuole stracciare, sospinto dai generali, mentre Tillerson, pur definendolo «stolto», punta a un potenziamento.
Infine elementi di contrasto sarebbero emersi anche durante le discussioni per rimodulare la strategia in Afghanistan, tanto che l' ex tycoon avrebbe detto di lui che «non coglie il punto perché ha troppo establishment nella testa». E quando Rex frenava su nuove sanzioni al Venezuela, Don diceva che «aveva troppa diplomazia in testa».
Il punto di non ritorno potrebbe stato oltrepassato nell' intervista di domenica a Fox News, quando Tillersone in merito alle reazioni a Charlottesville ha detto: «Il presidente parla per sé». Letale, come lo è stata per Steve Bannon l' intervista in cui disse che non c' era nessuna opzione militare per la Corea del Nord.
la governatrice della carolina del sud nikki haley
Con l' uscita di Tillerson sarebbe azzerata di fatto la compagine trumpiana della prima ora a cui apparteneva il generale Michael Flynn, caduto in disgrazia per il Russiagate, Reince Priebus, capo di gabinetto. E ancora Sean Spicer, travolto dalla rabbia di Trump per il pessimo lavoro con i media. Michael Short, vice capo ufficio stampa, accusato da Anthony Scaramucci di essere la «talpa», e a sua volta quest' ultimo cacciato da John Kelly, nuovo capo di gabinetto, perché «indisciplinato».
E poi il «Goldman Club» di Mnuchin e Gary Cohn, l' uomo a cui Trump non può rinunciare perché tiene le fila con Wall Street. Fra chi sale c' è l' entourage femminile del presidente, tra cui la 28enne ex modella Hope Hicks, direttore ad interim della comunicazione alla Casa Bianca e Sarah Huckabee Sanders, che ha sostituito Sean Spicer.
Poi c' è la Haley, fedele scudiero del presidente a Palazzo di Vetro, sempre in linea con lui su Iran, Corea e Venezuela, un po' meno col suo capo diretto Tillerson. Figlia di emigrati indiani già e governatore della Carolina del Sud, sembra proiettata verso Foggy Bottom, forse ancor prima dell' Assemblea Generale dell' Onu che inizierà il 19 settembre e che Trump vorrebbe trasformare in uno show tutto suo. La dimostrazione? Domenica si sono dimessi altri due funzionari del dipartimento di Stato, tra cui Tracey Ann Jacobson, inviata di Tillerson per sovrintendere le politiche Usa all' Onu.