barbara carfagna sabino cassese
Sabino Cassese per il “Corriere della Sera”
Il governo ha dinanzi due bivî. Deve stabilire come coniugare interventi urgenti e decisioni importanti. Deve darsi degli obiettivi e misurarne la possibilità di realizzazione. Chi governa sa che le decisioni urgenti, imposte dall'emergenza, prendono la mano a quelle importanti.
Ma questa volta l'evento dal quale non siamo ancora usciti ha sconvolto così profondamente società prima ed economia poi, da imporre di ristabilire le priorità. Gli interventi fatti finora sono stati dominati dall'urgenza. Decreto Cura Italia e decreto Rilancio, per un valore complessivo superiore a 80 miliardi, sono stati ispirati alla logica spartitoria, per risarcire i danneggiati dalla clausura (e anche alcuni che non lo sono stati).
Un governo che voglia far sul serio deve ora cercare di guardare lontano, curare mali endemici, prospettare un futuro: grandi infrastrutture (a partire da ospedali, scuole, verde attrezzato), istruzione (non solo, quindi, scuola), uffici pubblici, giustizia, hanno bisogno di manutenzione, rammendi, ricostruzione. Il presidente del Consiglio ha spesso dichiarato di voler entrare nella storia.
giuseppe conte con andrea scanzi e il cazzaro verde
Questo - se ci riesce - è il modo. Bilanciare gli obiettivi con la capacità di realizzarli è il modo per non scrivere libri dei sogni. È inutile illudersi. Anche se l'Europa sembra aver cambiato passo e si appresta a licenziare importanti investimenti per uscire dai danni provocati dalla pandemia, nessuno deve pensare che le diffidenze nei nostri confronti siano svanite.
È come se li sentissi: riusciranno gli italiani a fare buon uso di questi fondi o li distribuiranno a pioggia? Ce la farà l'Italia ad avere infrastrutture più moderne, una macchina statale più efficiente, un sistema produttivo che metta al centro l'innovazione o sarà l'ennesima occasione perduta? Questa mancanza di fiducia nei nostri confronti è fastidiosa ma, se vogliamo essere onesti, è sostanzialmente fondata.
giuseppe conte olivia paladino a cena 3
Basta guardare alla farraginosità delle nostre decisioni o ai tempi geologici e all'enorme mole di burocrazia che occorre superare per far partire qualunque iniziativa; e poi c'è la pessima prova che abbiamo dato come Paese nello spendere i fondi europei assegnati alle Regioni.
Decine di miliardi non utilizzati per mancanza di progetti e fondi spesi per iniziative improbabili: piste ciclabili nei paesi di montagna e sagre di paese spacciate come iniziative culturali. Insomma questa del Recovery Fund sarà un'occasione, forse irripetibile, per sconfiggere una volta per tutte questi pregiudizi.
Ne voglio approfittare per indicare tre progetti scientifici, che potrebbero essere proposti dal nostro governo e realizzati in tempi certi. Un esempio di come potremmo sconfiggere la diffidenza, proponendo idee che aiuterebbero l'intera Europa a ritrovare il proprio ruolo nel mondo.
Non la richiesta di aiuto per curare le tante ferite del nostro Paese, ma una maniera di costruire occasioni di crescita per l'Italia offrendo all'Europa l'opportunità di raggiungere posizioni di leadership mondiale nei settori più innovativi della tecnologia.
1.Proporre di istituire un'Agenzia Europea per la Ricerca Biomedica Avanzata. Un'organizzazione di ricerca e sviluppo su nuovi farmaci, dispositivi e tecnologie innovative in campo biomedico che raccolga i migliori ricercatori e coordini il lavoro dei più avanzati laboratori d'Europa.
2.Una struttura di ricerca capace di affrontare, in maniera sistematica, le nuove sfide per la salute mondiale, le malattie a diffusione più larga, o le nuove infezioni. Qualcosa di analogo a quello che esiste negli Stati Uniti, dove agisce il Barda, Biomedical Advanced Research and Development Authority.
sabino cassese con la moglie rita perez
Ma, a differenza del suo omologo statunitense, l'agenzia europea dovrebbe avere una propria, indipendente capacità di ricerca. Un investimento iniziale di 5 miliardi di euro, un budget annuale di 1 miliardo, un'occupazione dell'ordine di 2.500 ricercatori e scienziati.
Perché non proporre Milano come sede centrale della nuova Agenzia e delle sue infrastrutture di ricerca? La capitale della regione d'Europa più colpita da Covid-19 si trova in una posizione ideale per ospitare la nuova iniziativa: al centro di un'area nella quale si concentra un sistema sanitario di eccellenza, ottime università, importanti centri di ricerca e molte, avanzate industrie bio-medicali.
Rivendicare con forza di costruire in Sardegna l'Einstein Telescope, una nuova infrastruttura di ricerca europea, un grande rivelatore di terza generazione per onde gravitazionali.
Si sta parlando di un imponente apparato che equipaggerà un enorme tunnel a forma di triangolo di 10 chilometri di lato, scavato a centinaia di metri sottoterra per isolarlo dal rumore sismico di superficie; grandi tubi sottovuoto ospiteranno laggiù interferometri di nuova generazione, silenziati con le più avanzate tecnologie e molto più sensibili di quelli che hanno rivelato i primi segnali.
Investimento iniziale di 1,5 miliardi e una previsione di personale di circa 500 fra tecnici e ricercatori. Il sito sardo, nei dintorni della storica miniera di Sos Enattos, vicino a Lula, Nuoro, è di gran lunga il più adatto tecnicamente.
La Sardegna è geologicamente la terra più stabile d'Europa e le attività umane di superficie, nel centro disabitato della grande isola, sono ridotte al minimo. Nessun altro sito può rivaleggiare in termini di disturbo sismico residuo.
Ma, come spesso succede, c'è una forte spinta di Germania, Belgio e Olanda per favorire il sito di Limburg, nei pressi di Maastricht, alla regione di confine dei tre Paesi, nonostante la forte densità di popolazione e le caratteristiche geologiche dell'area non siano ottimali.
Quale occasione migliore per misurare, su base concreta, la solidarietà verso il nostro Paese. Per noi si aprirebbe la possibilità di riqualificare con attività innovative e programmi scientifici avanzati una delle regioni più sfavorite d'Italia.
3.Proporre di costruire in Italia l'European Muon Collider, una macchina acceleratrice di nuova concezione sulla quale è in corso un intenso lavoro di sviluppo. L'Europa sta mettendo a punto la sua strategia per gli acceleratori del futuro, gli eredi di Lhc. L'iniziativa più importante sarà, con tutta probabilità, una nuova macchina da 100 chilometri di circonferenza, da costruire al Cern.
GIUSEPPE CONTE E IL BONUS MONOPATTINO
Ma si stanno facendo studi promettenti su una nuova classe di acceleratori, di dimensioni molto più piccole, perché basati sull'uso di particelle più pesanti degli elettroni e che quindi non irraggiano: i muoni. Nessuno è riuscito finora a costruire una macchina di questo tipo, perché ci sono da risolvere problemi tecnici che fino a poco fa sembravano insormontabili.
Negli ultimi anni, grazie al contributo di molti scienziati italiani, a partire da Carlo Rubbia, si sono affacciate soluzioni. Si tratterebbe di far funzionare per primo un dimostratore, e passare in seguito a costruire un acceleratore vero e proprio. Il costo globale del progetto si colloca attorno a 1 miliardo di euro per un impegno di personale di 200 tecnici e ricercatori.
La sede ideale della nuova iniziativa potrebbe essere il Laboratorio Nazionale di Frascati dell'Infn. Qui, nel 1961, è stato inventato e realizzato Ada, il primo collider a elettroni che ha dato origine a una nuova classe di acceleratori in tutto il mondo.
GIUSEPPE CONTE URSULA VON DER LEYEN
Sarebbe bello ripetere la storia realizzando a Frascati il primo collider a muoni, capostipite di una generazione di macchine che aprirebbero al mondo nuove strade della conoscenza.
Il presidente del Consiglio ha annunciato che proporrà misure ambiziose. Il piano Colao elenca con intelligenza obiettivi largamente condivisi. Gli Stati generali sono annunciati per prospettare futuri possibili. Da tempo, però, il presidente del Consiglio segnala che la strumentazione è insufficiente.
Auspica «una drastica riduzione della burocrazia» ( Corriere della Sera , 27 maggio 2020), vuole «sburocratizzare la macchina statale» ( il Giornale , 16 maggio 2020), dichiara che «abbiamo bisogno di far correre l'economia con tagli della burocrazia» ( Repubblica , 15 maggio 2020),
lamenta «una burocrazia asfissiante che da decenni continua a essere un freno per la competitività del nostro sistema produttivo e che in questa fase di emergenza ci impedisce di andare più veloci» ( Il Quotidiano del Sud , 27 aprile 2020), osserva che «ancora oggi la burocrazia compromette l'efficienza della pubblica amministrazione e costituisce un freno alla crescita economica e sociale del Paese» ( Il Giornale , 19 aprile 2020).
Francesco Giavazzi, due giorni fa, ha ricordato, su queste pagine l'insegnamento di Carlo Azeglio Ciampi, nell'anno in cui è stato a Palazzo Chigi. Ciampi non si fermava dinanzi agli ostacoli, curava tempi e dettagli, si assicurava sempre che le scadenze venissero fissate e rispettate.
L'attuale titolare sta a Palazzo Chigi da due anni, durante i quali avrà avuto modo di rendersi conto che troppo spesso negli uffici pubblici sono stati sistemati, senza regolari concorsi, aperti a tutti, clienti, consulenti, capibastone, fiduciari, preoccupandosi più della loro lealtà che della loro qualità ed esperienza.
Se non fosse stato per la resistenza del titolare dell'Istruzione, avremmo avviato nei giorni scorsi un'altra infornata di dipendenti pubblici scelti senza alcuna prova. Nei ministeri si architettano nuove assunzioni con criteri di selezione semplificati.
Nessuno in questi anni (compresi i due ultimi anni), si è preoccupato dei tre punti chiave di una buona gestione: selezione degli amministratori, disegno delle procedure, congegni diretti a motivare il personale. È ora l'azione incoerente di governo che preoccupa, più che la burocrazia.
Il Consiglio dei ministri sostituito dalla processione dei ministri a Palazzo Chigi. Lo stile leaderistico senza leader. L'accentramento senza rapidità di azione. Il sentire molti per non ascoltare nessuno. Gli Stati generali divenuti passerella. L'«activity» confusa con «action».
Persino il solitamente iracondo Salvini, scoprendo l'ironia, invitato agli Stati generali, ha osservato: «Non so ancora nulla, non so dove, come, quando e perché; poi vado, per carità», per decidere, infine, insieme a Meloni e Tajani, di non partecipare.
salvini e meloni Conte e Olivia conte