Alessandro Rico per “La Verità”
FABIO FAZIO E ROBERTO SPERANZA
Fabio Fazio ha la schiena dritta. Be', quando intervista i grandissimi, un po' di timor Dei lo assale. Lo si è visto, ad esempio, quando è volato all'Eliseo da Emmanuel Macron, o quando ha ricevuto virtualmente un compiaciuto Barack Obama. Con Roberto Speranza, però, il conduttore di Che tempo che fa, in passato, è stato equanime.
Per dire, fu lui, a ottobre, a incalzare il ministro sul previsto divieto di «feste private», fino a costringerlo a gettare la maschera, con il famigerato invito alle delazioni: «Aumenteranno i controlli, ci saranno segnalazioni».
Ecco. Anche oggi, il buon Fazio dovrà fare il suo dovere, quando, su Rai 3, tra un Pelé e un Roberto Burioni, intervisterà il titolare del dicastero della Salute. Stavolta, il David Letterman de noantri dovrà mettere alle strette Speranza sulla questione dell'inchiesta della Procura di Bergamo, ora che le chat intercettate dell'indagato Ranieri Guerra dimostrano una circostanza incresciosa: che lo staff di Speranza, ovvero il suo capo di gabinetto, era a conoscenza dei tentativi di affossare il report Oms di Francesco Zambon, quello che demoliva la risposta del governo Conte alla pandemia.
Quattro giorni dopo il ritiro del documento, infatti, Guerra si era incontrato con Goffredo Zaccardi, braccio destro del politico potentino, il quale, stando al messaggio dello stesso Guerra a Silvio Brusaferro, avrebbe chiesto di «far cadere nel nulla» la relazione di Zambon.
Fazio cuor di leone, indossi l'armatura e tempesti il ministro: lei era a conoscenza di questo tentativo d'insabbiamento? Possibile che il suo capo di gabinetto abbia agito senza consultarla?
ROBERTO SPERANZA OSPITE DI FABIO FAZIO
D'altra parte, era già in una precedente email che Guerra sottolineava: «Uno degli atout di Speranza è stato sempre il poter riferirsi a Oms come consapevole foglia (figlia nell'originale, ndr) di fico per certe decisioni impopolari e criticate».
E allora, glielo domandi, l'anchorman: «Ministro, lei cosa sa di tutta questa storia?». E ancora: «Cosa sa del piano pandemico mai aggiornato, quello che avrebbe potuto salvare almeno 10.000 vite? Cosa sa di quello risalente al 2006, che comunque è stato disapplicato e che comunque sarebbe stato utile a limitare i danni, al contrario di quanto da lei sostenuto a Porta a porta, di Bruno Vespa?».
ROBERTO SPERANZA E MARIO DRAGHI
Già, perché almeno Vespa ci ha provato, a ottenere risposte. Speranza, in quella circostanza, riuscì a svicolare. Adesso - ne siamo sicuri - non potrà a sfuggire dalle grinfie del tallonatore di Che tempo che fa.
È praticamente certo: l'esponente di Leu si troverà dinanzi a un agguerrito cronista, che non s'accontenterà di repliche evasive, né del solito comizietto su quanto la situazione sia ancora difficile, su quanto sia necessario tenere alta l'attenzione, su quanto sia sconsigliabile riaprire le attività economiche, perché abbiamo centinaia di morti al giorno.
Morti che sono diventati, anziché il certificato del fallimento di Speranza e soci, un surreale strumento di ricatto per tenere al guinzaglio gli italiani. In fondo, Fazio è un professionista del servizio pubblico. E quale servizio può essere più pubblico della ricerca della verità? Quale giornalismo può essere più genuino, di quello che mette alla sbarra i potenti? Quale trasmissione può essere più nazionalpopolare di quella che indaga nell'interesse della comunità?