Estratto dell'articolo di Simone Canettieri per “il Foglio”
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Enrico Letta sembra nato con la valigia, più che con la camicia. Così da quando Elly Schlein ha preso il suo posto al Nazareno (per il momento anche la stessa stanza, al terzo piano del glorioso collegio) si è messo a girare il mondo. Prima di andare in aeroporto però ha fatto fagotto e si è spostato in Aula, a Montecitorio: è salito di un paio di file, per cedere il suo scranno alla segretaria nella “fila di comando” (accanto a capogruppo e vice capogruppo). Poi, siccome gli piace che gli altri si domandino dove si sia cacciato, è scomparso. Oblio.
Prima tappa, oceano Pacifico, Nuova Caledonia dove segue un progetto di mediazione internazionale. “A titolo gratuito”, specifica per evitare analogie con il suo successore a Palazzo Chigi. In poche parole Letta è andato laggiù per “aiutare la riscrittura delle regole parlamentari del territorio francese”. Con tanto di “mediazione tra le due parti, quella di origine francese e quella Kanak”.
elly schlein e enrico letta passaggio di consegne vignetta by gnentologo
Dopo la Nuova Caledonia, Marco Polo Letta ha fatto tappa a Ginevra e a Parigi, certo, dove presiede l’Istituto Jacques Delors, (“incarico non esecutivo e gratuito: mi raccomando, lo scriva”) che aveva tenuto anche durante la non fortunata segreteria.
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Letta dice che si sta “disintossicando” dalla politica italiana.
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enrico letta assemblea nazionale del pd
In compenso Letta parla spesso con Romano Prodi. Al di là dei movimenti dei lettiani, gruppetto che ora si fa chiamare neoulivisti, l’ex segretario assicura: “Non mi occupo e non mi occuperò di questioni interne del Pd. So quanto è complicato fare il segretario e non voglio occuparmene da ex”. Ed Elly? “Bene sull’Ucraina, ma questo già lo sapevo...”.
marco meloni letta marco meloni
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