maria elisabetta alberti casellati e silvio berlusconi
1 - QUIRINALE: C.DESTRA VOTERÀ CASELLATI
(ANSA) - I grandi elettori del centrodestra voteranno il Presidente del Senato, Elisabetta Casellati alla chiama di stamattina. Lo ha deciso il vertice dei leader.
2 - QUIRINALE:M5S,PD E LEU ORIENTATI SU SCHEDA BIANCA O NOME
(ANSA) - Orientamento per scheda bianca, ma anche valutazioni su candidature alternative. È quanto stanno valutando i leader di M5s, Pd e Leu, riuniti alla Camera. Lo si apprende da fonti di centrosinistra.
matteo salvini maria elisabetta alberti casellati a vinitaly 2018
3 - I MESSAGGINI DI CASELLATI AI LEADER DELLA COALIZIONE MA SUL TAVOLO RESTANO LE CARTE CASINI E DRAGHI
Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
Il vertice di centrodestra terminato a notte fonda anticipa un'altra fumata nera oggi. Ma il passaggio della quinta votazione avrà un valore politico, sarà la prova chiesta dalla Meloni per tenere salda l'alleanza prima di arrivare a quella che si prospetta come la chiama decisiva: quella di domani.
La leader di Fdi ha chiesto di contarsi in modo da verificare i numeri della coalizione, e il capo della Lega ha accettato la richiesta. Sarà l'ultimo giro di giostra, l'ennesima contorsione di una corsa al Colle che finora è parsa una sciarada. Ieri Salvini aveva passato la giornata nel disperato tentativo di sfuggire alla forza di gravità, facendo suo lo slogan di Conte, secondo il quale bisognava «trovare rapidamente un nome per evitare il nome di Draghi».
SILVIO BERLUSCONI FRANCO FRATTINI
Così nel pomeriggio - dopo una performance da dimenticare per il centrodestra alla quarta votazione - il segretario del Carroccio aveva rilanciato su Frattini, figura condivisa giorni fa con il leader del Movimento. Già allora era stato sommerso da una valanga di no. Compreso quello dell'Ambasciata americana, che era sobbalzata al nome dell'ex ministro degli Esteri considerato un «filo russo».
Al secondo tentativo, si è beccato anche il veto della sua coalizione e sottovoce persino quello dei suoi compagni di partito. Era stata l'ennesima mossa per resistere alla forza di gravità e all'insistenza della Meloni, perché l'operazione per Salvini resta rischiosa. Più che per i rapporti con il centrosinistra, per lo stato di disgregazione che emerge nel centrodestra, dove i franchi tiratori sono pronti a colpirlo insieme al candidato.
mattarella e mario draghi al quirinale
Se così stanno le cose, non si capisce come mai per tutto il giorno la Casellati abbia inondato i cellulari di (quasi) tutti i maggiorenti della coalizione con lo stesso, stringato messaggio: «Mi dovete votare». E la sua richiesta è stata esaudita. In effetti è complicato guidare una trattativa, se oltre alle difficoltà di trattare con gli avversari bisogna gestire le ambizioni degli alleati.
maria elisabetta alberti casellati e roberto fico
Ma un kingmaker non può limitarsi a sostituire una terna di nomi con un'altra nel giro di pochi giorni, senza fare i conti con il principio di realtà. E Salvini ieri ha dovuto constatare la debolezza della linea Maginot costruita assieme a Conte per evitare l'ascesa di Draghi al Colle. È a questo che Di Maio si è riferito quando ha contestato il modo in cui si è giocato con «figure di spessore» come la responsabile del Dis Belloni, finita nel tritacarne dei candidati anche con la complicità di una parte dei democratici.
Perché pure nel Pd fino a ieri mattina si era smarrito il senso delle istituzioni, inserendo nella lista dei quirinabili il capo dei Servizi segreti. Il ministro degli Esteri, oltre a contestare il fatto che «stiamo bruciando alti profili verso i quali serve rispetto», ha avvertito del rischio di un passo falso che farebbe «saltare il governo e ci porterebbe al voto». Così si è rivolto a Salvini e Conte (arroccato vanamente su Mattarella), usando le parole di Draghi. Perché è su Draghi che si ragiona, ora che i leader si trovano a corto di candidati e munizioni.
«C'è Draghi in campo», dice Renzi, nonostante il premier - a suo giudizio - abbia «commesso vari errori anche per responsabilità dei suoi collaboratori». «C'è Draghi», ripete Letta per una volta in sintonia con l'acerrimo rivale. «C'è Draghi», sussurrano persino i leghisti più vicini al Capitano. Figurarsi Giorgetti e i governatori, che danno appuntamento alla sesta chiama.
Si vedrà se Berlusconi farà il passo, dopo il colloquio con l'ex presidente della Bce. Se la posizione di Forza Italia, formalmente «non mutata», sia stato solo un gesto rispettoso verso Salvini. Il capo della Lega è chiamato alla decisione: sul tavolo sono rimasti i nomi di Draghi e di Casini. E Salvini al termine di una giornata trascorsa a fare casting, è parso orientato nella scelta: «Il mio obiettivo è tenere unito il centrodestra e la maggioranza di governo». Non è che ci sia molto spazio per la fantasia.