1. CONTINUA L'EPURAZIONE TRA I GRILLINI: SFIDUCIATO IL SENATORE PEPE ANCHE LUI ORA RISCHIA L'ESPULSIONE
Tommaso Ciriaco per ‘La Repubblica'
«È una roba da pazzi». La sintesi è di Bartolomeo Pepe, senatore numero quattordici (su cinquantaquattro) finito nelle liste dei grillini cattivi. Candidato all'espulsione - l'ennesima - dal Meet up di Napoli, ultimo bersaglio di un'ondata di epurazioni che pare non avere fine. Così ha deciso Gianroberto Casaleggio. E tanto basta per ordire una nuova cacciata.
La storia è paradossale e neanche troppo chiara. Una manciata di attivisti - una cinquantina si riuniscono una domenica pomeriggio. Al Vomero, cuore della Napoli bene.
"Sfiduciano" il parlamentare campano, da anni impegnato in battaglie contro le ecomafie e in pole per essere nominato nella commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. La colpa? Qui la faccenda diventa ancora più nebulosa. Secondo Pepe, tutto risale al lungo braccio di ferro che lo contrappone ad altri due parlamentari campani: il potente Presidente della Vigilanza Roberto Fico e la senatrice Wilma Moronese.
Beppe GrilloFaide di territorio, veleni, correnti e note spese passate al microscopio. Così si consuma il Movimento cinque stelle, con accuse pesanti. Davanti agli attivisti, per dire, Fico definisce Pepe un bugiardo di cui non fidarsi. Un quadro desolante, come rileva il senatore in bilico: «Non posso criticare che Moronese abbia assunto il compagno? - attacca dalla Campania, dove è rimasto per incontrare gli attivisti - O la modalità padronale di fare politica di Fico?».
Beppe GrilloDi certo sembra un film già visto, utile a soffocare il dissenso interno. Lo schema è semplice: l'ala ortodossa del Movimento vota un documento contro un parlamentare. Il testo, rilanciato, azzoppa il malcapitato. Queste dubbie scomuniche - secondo i dissidenti orchestrate direttamente dalla Casaleggio associati - hanno colpito in passato senatori come Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino. E sono state utilizzate come prova a carico degli espulsi.
Fico, chiamato in causa, non tarda a far sentire la propria voce. «La nostra decisione - spiega - significa che il meet-up di Napoli non si sente più rappresentato dai modi di un eletto». La lettera a Pepe, sottolinea, «non significa che sia stata già avviata una procedura espulsione», ma «è chiaro che se si arriva in assemblea voterò per l'espulsione». Come lui, anche la gran parte dei deputati.
A Palazzo Madama, però, l'aria sembra leggermente diversa. I falchi sono ormai larga maggioranza, ma le ultime settimane di epurazioni hanno fiaccato le truppe. E ieri, nel corso della tradizionale riunione del lunedì, nessuno ha forzato la mano sul caso Pepe. «L'ordine del giorno è abbastanza ricco», ha tagliato corto il capogruppo Maurizio Santangelo. «È azzardato anticipare l'esito di un'eventuale procedura di espulsione, ammesso che si arriverà a questo - si è mostrato cauto Nicola Morra - valuteremo con serenità la cosa».
Di certo c'è che Pepe non riconosce il "tribunale" che l'ha messo sotto accusa: «Il mio meet up non è quello di Napoli». Sempre ai senatori, comunque, toccherà l'ultima parola sul suo destino nel Movimento. A meno che non arrivi prima una condanna pubblica di Beppe Grillo. In quel caso, è probabile che nuove scosse d'assestamento tornino a colpire i cinquestelle. Quattro, cinque senatori - tra i quali Barbara Montevecchi e Cristina De Pietro - restano infatti in bilico, mentre gli epurati sono a un passo dal nuovo gruppo. E il "caso Pepe" rischia di provocare una nuova frana nella martoriata pattuglia grillina del Senato.
GRILLINI2. PEPE: ‘È SCATTATO IL METODO BOFFO MA NON LASCIO IL MOVIMENTO'
T.Ci. per ‘La Repubblica'
Il senatore grillino Bartolomeo Pepe, per gli amici semplicemente "Bart", ha vissuto molte vite. Ex dipendente di un'azienda petrolchimica, ha guidato le battaglie ambientaliste contro i rifiuti ambientali, gli inceneritori, il nucleare.
PROTESTE IN AULA M SPerché rischia l'espulsione, senatore Pepe?
«Vorrei saperlo. Mi facessero sapere quali sono le accuse, così mi posso difendere. Il metodo, comunque, è devastante».
Metodo devastante, dice.
«Beh, è il metodo Boffo in azione. La macchina del fango. Vogliono regolare i conti».
In passato non ha mai disatteso la linea stabilita dal gruppo.
«Non sono mai stato a cena con Civati. Non ho mai contestato le decisioni dell'assemblea. Sono spesso d'accordo con Grillo e a Renzi gli avrei detto anche di peggio. Stavo pure preparando l'impeachment a Napolitano...«.
Chi la vuole fuori, senatore?
«Fico ha indetto la riunione. Al Vomero, la zona dove abita. Ha preparato un blitz. Ma che schifo è? Mi sembra strano che abbiano deciso qualcosa senza che lui lo sapesse. E chiaro che pago una guerra aperta da tempo. Se poi sono antipatico a Fico, ditelo. E se non posso criticare che Moronese abbia assunto il compagno, ditelo».
Fico sostiene che lei è un bugiardo.
«Lui rinunciasse all'immunità, se ha il coraggio, e lo querelo ».
E ora cosa fa, lascia il Movimento?
«Resto nel Movimento, con loro sono nato e con loro morirò. A meno che mi vogliano condannare senza giusto processo».