Giovanni Mari per “la Stampa”
Il governo, varata la manovra, aprirà il dossier nomine. Un dossier articolato, che riguarda alcuni dei posti più importanti tra le direzioni dei ministeri (specie Mef e Mit), ma anche alcune imprese strategiche. E anche Autostrade per l'Italia entra in questo vortice, e il capitolo diventa fondamentale per le necessità infrastrutturali del Paese.
Aspi è nel guado e, dopo l'uscita dei Benetton, soffre di immobilismo a causa delle tensioni interne all'azienda e delle pressioni in arrivo dal governo: era così già con Draghi, lo è ancor di più con Meloni. I soci di minoranza, i fondi Macquarie e Blackstone, non possono permettersi svarioni e prima di aprire la cassaforte pretendono garanzie. Prima di rendersi disponibili a investire pretendono l'incasso di un dividendo. Cdp e il sistema pubblico fanno fatica a rispondere.
Per questo, sta circolando nei corridoi dei ministeri un'ipotesi che nessuno si sente di confermare alla luce del sole: un possibile rientro dei Benetton in Aspi. Un rientro clamoroso, di certo difficilissimo visto il contesto post-crollo del Morandi, che però sta attraendo sostenitori. I Benetton, magari con un aumento di capitale, fornirebbero liquidi utili al pagamento dei dividendi e al finanziamento di nuove opere. L'ipotesi sarebbe stata illustrata agli entourage dei ministri Giorgetti e Crosetto, in vista di un tentativo di trattativa con il ministero dei Trasporti.
giorgia meloni a porta a porta 3
Il cambio di governance tra i Benetton consente di sbandierare discontinuità, ma il ritorno sarebbe quasi ingestibile dal punto di vista mediatico; specie con il processo in corso sulla strage di Genova. Per questo, per ora, Palazzo Chigi sarebbe stato tenuto ai margini della discussione.
Invece, la presidenza del Consiglio avrebbe avuto modo di discutere di una possibile nomina di Guido Bertolaso al timone di Aiscat, la confindustria delle società concessionarie.
L'ex numero uno della Protezione civile ha un solido rapporto con Meloni e potrebbe bilanciare il peso della premier e delle concessionarie rispetto all'attuale strapotere leghista in fatto di infrastrutture. Del fascicolo si sarebbe occupato anche Gianni Letta, sempre attento a ripianare gli spigoli della maggioranza, e ne sarebbe informato il gruppo Palenzona. Con Bertolaso all'Aiscat, Palazzo Chigi avrebbe un occhio anche sul caso Autostrade.
Ma per gestire direttamente la partita, Meloni avrebbe bisogno anche di un approdo sicuro nei gangli amministrativi del Tesoro. In questo senso in molti sanno che la nuova maggioranza vorrebbe agire sull'attuale direttore generale, Alessandro Rivera, considerato troppo vicino alle fondazioni del Nord (e forse per questo difeso da Giorgetti).
Per capire come muoversi, sarebbe stato allertato Crosetto. Meloni vuole giocare un ruolo di primo piano nella partita delle nomine e la sponda del fidato Lollobrigida non basta. Servono più retroguardie e per questo Palazzo Chigi ha messo nel mirino le tante caselle dei direttori e dei massimi dirigenti dei ministeri. Le caselle da riempire, nel giro di pochi mesi, sono molte. I giochi più importanti cominceranno subito dopo, verosimilmente con lo studio del caso Bertolaso all'Aiscat.
CROSETTO MELONI GUIDO CROSETTO GIORGIA MELONI