Massimo Giannini per La repubblica
intervento di massimo giannini (2)
Se ancora ce ne fosse bisogno, la vicenda Open Arms è un altro dramma umanitario che conferma l' ennesima farsa italiana. Dopo aver aperto la crisi più pazza del mondo dall' arenile festoso di Milano Marittima, Salvini non solo non si dimette e non ritira i suoi ministri, ma continua ad agire come "plenipotenziario unico" di un governo che esiste in diritto ma non c' è più di fatto. Sconfitto in Parlamento, cerca una rivincita sul terreno che gli è più congeniale, e a spese delle sue "vittime preferite": i migranti, i disperati, gli ultimi del pianeta.
Conte e Trenta lo contraddicono, confermando che per ora la frattura è insanabile. Ma come si esce da questa vergogna nazionale? "Baciare il rospo": sembra il destino della sinistra italiana. Votare la fiducia a un papa straniero. Scendere a patti col diavolo. Per senso di responsabilità. Per dovere istituzionale. O in nome di un "interesse nazionale", che quasi sempre ha a che fare con l' emergenza economica, lo spread, le manovre lacrime e sangue. Successe nel '95 con Dini, che subentrò al primo governo Berlusconi grazie al sostegno del Pds di D' Alema.
Successe nel 2011 con Monti, che successe al terzo governo Berlusconi col lasciapassare del Pd di Bersani. Può risuccedere oggi, con il Pd di Zingaretti che dà via libera a un governo giallorosso pronto a mettere qualche pezza a colori sui disastri di quello gialloverde. Lo fa con il Movimento di Grillo, che dopo gli anni del Vaffa ai "PiDioti" adesso si scopre "elevato" e si preoccupa di fermare "i barbari", ai quali in 14 mesi ha consegnato le chiavi del regno. Lo fa con Di Maio, che solo due settimane fa schiumava rabbia contro "il partito di Bibbiano". Si può baciare anche questo rospo?
luigi di maio nicola zingaretti
Lo stesso rospo che si è sdegnosamente schifato dopo il voto del 4 marzo 2018, quando forse aveva ancora senso provare a capire se avesse anche solo un cromosoma da simil-principe da tirare fuori. Lo stesso rospo che, dopo essere stato schiacciato dalla feroce ruspa salviniana, adesso sembra contenere la promessa di chissà quale virtuosa metamorfosi. Al punto da costruirci insieme non un governo breve e "di scopo", ma un governo lungo e "di legislatura". Si può fare?
Si, evidentemente si può. Bettini lo teorizza. Franceschini e Minniti lo confermano. Renzi, nella sua ultima, stupefacente reincarnazione, fa anche di più: archiviate le offese a Babbo Tiziano, dice addirittura che "si deve". E al netto delle convenienze dei singoli, hanno tutti qualche ragione. Tanto più adesso che l' emergenza non è più solo economica, ma è diventata anche democratica. Papa Francesco sente "discorsi come quelli di Hitler nel 1934". Walter Veltroni evoca da mesi "lo spirito di Weimar".
NICOLA ZINGARETTI E MATTEO RENZI
Rino Formica, citando Nenni, parla di "ultima chiamata prima della guerra civile nazional-sovranista". Il dittatore dello Stato Libero di Papeete chiede agli italiani di conferirgli "pieni poteri", per governare da solo "senza palle al piede". Cioè senza i contrappesi della democrazia liberale/occidentale e del costituzionalismo. Se il Plebiscito riesce, Salvini nei prossimi anni, oltre al suo governo, "eleggerà il suo Presidente della Repubblica, la sua Consulta, il suo Csm".
E se questa è davvero la posta in gioco, la Marcia su Roma del "beach leader" in orbace, di che parliamo? Ogni mezzo è buono, per raggiungere quello che Asor Rosa chiama "l' isolamento bellico del barbaro". Anche l' improbabile governo giallorosso, o demo-stellato, che per i prossimi quattro anni, con le fattezze del Fronte Popolare, neutralizza il Caudillo Populista. Questa è la sfida che la sinistra ha di fronte. Se siamo tornati al 1921, allora va bene tutto. E chi se ne infischia della coerenza, delle incompatibilità identitarie, del #senzadime che dalla sera alla mattina diventa #vengoanchio. Si chiama Ragion Politica. Anche Togliatti e Moro, qui ed ora, l' avrebbero praticata.
meme sulla crisi di governo salvini berlusconi meloni
Tutto vero, tutto giusto. I benefici sono chiari: così si sconfigge il disegno autocratico e il delirio di onnipotenza del Tiranno. Ma quali sono i costi? Salvini griderà per mesi "gioco di Palazzo" ordito dai soliti noti "incollati alla cadrega", per privare i cittadini del diritto di votare. La sinistra ha una classe dirigente credibile e capace di far capire agli italiani che queste sono le regole della democrazia parlamentare, e che come il governo gialloverde un anno fa non è stato votato dagli italiani ma è nato da un "contratto" post-elettorale, oggi un altro governo può nascere nello stesso modo e in modo altrettanto legittimo senza ripassare dalle urne? Perché se passa la vulgata che il solito "partito del non voto" ha ingannato ancora una volta i cittadini, mentre in Spagna si è votato tre volte in due anni, allora l' ultradestra leghista arriverà davvero al 50%.
E poi: siamo sicuri che in questi anni a infiammare la vena dell' anti-politica leghista e grillina, nei passaggi cruciali dei governi Monti, Letta e Renzi, non sia stato proprio il cilicio che la sinistra ha imposto a se stessa e alla società italiana, sacrificando la "chiamata" del popolo sovrano sull' altare della "stabilità"? Proprio il governo Dini lo dimostra: ha retto, ma dal 2001 in poi non ha evitato al Paese altri dieci anni di berlusconismo da combattimento.
C' è un altro costo, non meno salato. Per smontare il teorema del papocchio di fronte all' opinione pubblica, M5S e Pd lavorano a un governo che duri fino al 2022, con un programma preciso. Già si ragiona di temi sui quali si può convergere: l' equità sociale, la lotta all' evasione fiscale, l' economia circolare, la green economy. Brevi cenni sull' universo, buoni per un altro "contratto" stilato nell' asettico studio di un notaio.
Ma la politica è carne e sangue, cambia nel fuoco delle battaglie quotidiane. E allora, perché nessuno prova a stilare un elenco dei temi sui quali si finirà per confliggere? Il reddito di cittadinanza, la Tav, il salario minimo, gli 80 euro, la Commissione d' inchiesta sulle banche, i decreti sicurezza, i porti chiusi, le Ong "taxi del mare", gli Sprar, il Venezuela, le sanzioni alla Russia, le Vie della Seta in Cina. È un elenco sommario, ma fa già tremare i polsi. Che succede se il governo giallorosso parte, e dopo uno o due anni va a sbattere?
Ci provi pure, il Pd, a baciare il rospo. Ma prima faccia bene i suoi calcoli. Capitan Mitraglia, alle europee dove l' affluenza è stata del 53%, ha preso 9 milioni di voti. Gli aventi diritto al voto, alle politiche, sono 51 milioni. Con un po' di coraggio e di sana voglia di combattere, la sinistra può scoprire che c' è ancora un' Italia pronta a mobilitarsi, lungo la strada maestra che in ogni democrazia europea porta sempre alle elezioni.