Estratto dell’articolo di Massimo Sideri per il “Corriere della Sera”
Nel mercato di Pechino, famoso per la disponibilità di ogni tipologia merceologica mai comparsa sulla Terra, si legge su un cartello al quale va riconosciuta grande ironia: qui tutto è falso, se per sbaglio doveste trovare qualcosa di vero ce ne scusiamo in anticipo.
[…] una grossa inchiesta internazionale mostra che il problema è molto piu analogico: il livello di falsificazione delle ricerche scientifiche che arrivano dalla Cina è esploso in certi segmenti fino a raggiungere circa il 20% rispetto a una usuale percentuale di frodi scientifiche pari al 2%.
La Cina negli ultimi 20 anni ha quasi triplicato il numero di pubblicazioni scientifiche arrivando a far sentire il proprio fiato sul collo degli Stati Uniti (30 mila paper all’anno). Non si parla di errori: sappiamo bene che la scienza stessa procede per confutazioni incrementali.
[…] I ricercatori cinesi subiscono enormi pressioni per pubblicare e ciò che è emerso dall’indagine è una quantità diffusa di dati e immagini riciclate da altri studi già pubblicati, soprattutto in campo biologico.
Il livello è tale che permette di sospettare che ci sia una strategia di fondo centralizzata. Il che dovrebbe dirci un’altra cosa: dalla scienza dipende il progresso e il prestigio dei Paesi. Certo, da quella vera. Ma l’ansia cinese ne è comunque una riprova.
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