Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
Enrico Letta ha dato appuntamento al suo partito per il 13 gennaio. Sarà quella la data in cui il Pd (si riuniranno in contemporanea la direzione e i gruppi parlamentari) farà la sua prima mossa sulla scacchiera della partita del Quirinale, perché Letta non intende giocare di rimessa.
Quell'appuntamento gli serve per dimostrare che, al contrario di quanto avvenne in passato, con i 101 franchi tiratori che affossarono Romano Prodi, i dem questa volta sono uniti. Letta sa che dentro il partito c'è anche chi resiste all'ipotesi di Mario Draghi al Quirinale. Base riformista, la corrente di Lorenzo Guerini e Luca Lotti, non fa mistero di avere questa posizione. Lo stesso dicasi per i ministri dem Andrea Orlando e Dario Franceschini, che preferirebbero veder continuare l'esperienza di questo governo.
goffredo bettini enrico letta elly schlein giuseppe conte
E ieri, con un intervento sul Foglio , anche Goffredo Bettini, che pure nel recente passato aveva sponsorizzato la candidatura del premier al Colle, ha cambiato schema di gioco: meglio un politico in quel ruolo. E circolano già due possibili nomi dell'identikit fornito dall'esponente dem: quello di Franceschini e quello di Pier Ferdinando Casini, nel caso in cui la destra si opponesse all'idea di appoggiare un rappresentante del Pd. Ma quella di Bettini, ci tengono a sottolineare al Nazareno, «è una posizione personale».
ENRICO LETTA E SILVIO BERLUSCONI
Dunque non è quella di Letta. Spiega il segretario ai suoi: «Io non pongo nessun veto e voglio affrontare la discussione sull'elezione del nuovo capo dello Stato alla luce del sole. Senza pregiudizi e senza sotterfugi». Il leader non sembra preoccupato delle uscite dem come quella di Bettini: «Sono posizioni fisiologiche in un grande partito», minimizza. Comunque, si dice convinto di una cosa: «Sono certo che alla fine troveremo una posizione comune».
GOFFREDO BETTINI GIUSEPPE CONTE
Ma l'intervento di Bettini ha rinfocolato anche i boatos sulle reali intenzioni di Giuseppe Conte. Il rapporto tra i due, infatti, è strettissimo: Bettini e l'ex premier si sentono e si vedono frequentemente e regolarmente. E non è un mistero per nessuno che Conte non abbia gradito la gestione delle nomine Rai e che ne abbia attribuito la responsabilità a Draghi. Non a caso ieri sono circolate voci secondo le quali l'ex premier potrebbe lanciare nella partita del Quirinale la candidatura di una donna.
E nei palazzi della politica venivano sussurrarti i nomi di Paola Severino, Letizia Moratti ed Elisabetta Belloni. In realtà non è questa la linea di Conte, ma nella ridda di voci e indiscrezioni che come sempre precede la partita del Quirinale ieri era stata ventilata anche questa ipotesi.
Dunque è su un doppio fronte che Letta deve muoversi, bene attento a non sbagliare le sue prossime mosse: quello interno di partito e quello esterno rappresentato dall'alleato 5 Stelle, che non sembra ancora aver deciso quale linea prendere.
Ma il segretario non appare eccessivamente preoccupato nemmeno dalle turbolenze grilline. A essere impensierito per quanto vede nel mondo della politica è invece un altro dem: Luigi Zanda, che lancia un monito rivolto a tutti, ma soprattutto ai «suoi»: «Per la stabilità dell'Italia, per il nostro buon nome e per dare autorevolezza al settennato sarebbe molto grave se le manovre dei partiti ci facessero perdere contemporaneamente sia Mattarella che Draghi».