Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
Altro che Milano, altro che Palazzo Marino. «Se proprio mi devo sacrificare, se proprio devo lasciare la tv e i miei studi, io punto a contendere la premiership a Renzi tra due anni », ha confidato il conduttore di Quinta Colonna a chi ha continuato con amicizia a "tormentarlo" negli ultimi giorni.
Il ragionamento fatto a più di una persona è semplice: «Sono l' unico che può mettere d' accordo l' intero centrodestra, che ha il sostegno del presidente Berlusconi e dell' amico Salvini, il mio talk è l' unico che funziona, sono conosciuto, popolare... ». E dunque meglio rinunciare alla battaglia pur prestigiosa per il Comune per prepararsi alla grande "Guerra" per la Presidenza del Consiglio.
Populista e se ne vanta (è il titolo del sul libro), amato dai suoi telespettatori su Rete4, corteggiato in effetti da Berlusconi e Salvini, il giornalista pensa di avere tutte le carte in regola. Dunque, rinuncia alla poltrona da sindaco (per altro da 4.500 euro netti, a fronte del contratto Mediaset a parecchi zeri), nonostante i sondaggi anche in queste ore lo accreditino in testa alle preferenze tra i candidati possibili nel centrodestra. Lui guarda già oltre.
Del resto Berlusconi non fa mistero di aver rinunciato al sogno della settima corsa alla premiership (l' interdizione glielo preclude e avrà superato gli ottant' anni), ma non ad avere un suo uomo in partita.
E uomo azienda Del Debbio lo è, eccome. «Io ti ho fatto e io ti disfo», gli ricorda ancora oggi scherzando il patron Fedele Confalonieri. E a lui si è rivolto nel '93 Berlusconi quando decise di "scendere" in politica: «Siccome vincerò le elezioni, mi servirebbe anche un programma di governo, ora ti ci metti e me lo scrivi», come ha ricordato lo stesso Del Debbio poco tempo fa in una intervista- confessione al Foglio . Adesso i ruoli si capovolgono, è Del Debbio che vuole dare le carte.
Salvini non avrebbe avuto dubbi, su di lui a Milano. Quel che tanto il capo forzista quanto quello leghista non si attendevano è il contropiede del loro beniamino. Resterà a Rete4, per ora, il cinquantasettenne di Lucca (dalla sua gioca anche l' anagrafe), laureato in Filosofia con specializzazione in Teologia, ex seminarista, professore alla Iulm di Milano in Etica ed Economia, ex assessore del sindaco Gabriele Albertini, in tv dal 2006. Scalderà i motori continuando ad accumulare consensi (mediatici) è la strategia a medio termine - convinto di avere i numeri per sfidare Matteo Renzi sul terreno a lui più congeniale: l' appeal televisivo.
Certo è che, ritirata la pedina del teleconduttore, a Milano il centrodestra è in piena impasse. Le frizioni tra Fi e Lega non finiscono più. Adesso tutto l' entourage berlusconiano avrebbe convinto il leader a ripensare la sua partecipazione alla kermesse leghista dell' 8 novembre a Bologna.
giorgia meloni giovanni toti atreju
«Se fosse una manifestazione unitaria del centrodestra, nulla questio, ma oggi non mi sembra che ci siano quelle condizioni - spiega il governatore ligure Giovanni Toti - Invece nessuno ci ha chiamato per concordare il manifesto politico di quella piazza, non ci sono le condizioni perché il nostro leader sia semplice ospite».
A Milano tutto resterà fermo fino alle primarie Pd del 14 febbraio 2016: zero candidati.
A Roma, al contrario, ce ne sono due, antitetici. Alfio Marchini già lo è, alla guida della sua lista civica («Noi ci siamo», scrive su Facebook), sponsorizzato da Antonio Tajani (Fi) e Andrea Augello (Ncd). Giorgia Meloni è pronta: «Non escludo di candidarmi» (domenica a Sky), ma vorrebbe tutti al suo fianco e soprattutto Marchini fuori gioco. I suoi, Fabio Rampelli in testa, lo attaccano: «Si è scoperto solo ora di centrodestra».
berlusconi con gli amministratori di forza italia 4