Hey, lifelong nonpartisan public servants testifying to rampant misconduct and abuse by the president in the fourth formal impeachment in our nation’s history: give me some pizazz. Give me Streetcar! You’ve got this. You’re beautiful! OK everybody back to one. pic.twitter.com/E2W35iF3au
— Jon Lovett (@jonlovett) November 14, 2019
1 - CENTO MILIARDI USA A ERDOGAN IN CAMBIO DELLA TREGUA
Roberta Zunini per il “Fatto quotidiano”
Nonostante, o forse proprio a causa della minaccia da parte di Ankara di acquistare i jet militari russi in barba alla comune appartenenza alla Nato, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è stato accolto con tutti gli onori concessi ai grandi statisti nello studio Ovale da un Trump ridanciano e tronfio. L' amichevole rapporto personale tra The Donald e Il Sultano è l' unico freno ancora in grado di evitare il collasso dei rapporti tra i due storici alleati. A mettere a repentaglio la lunga e strategica relazione tra Washington e Ankara è stata la decisione di Erdogan di tradire gli alleati Usa acquistando lo scorso anno il sistema di difesa antimissile russo S-400 anziché quello statunitense Patriot. Il Pentagono ha reagito obbligando Trump a bloccare la vendita dei jet F-35 e il Congresso imponendo sanzioni economiche.
Ma Erdogan non si è scoraggiato e ha usato la sua arma di ricatto preferita: rivolgersi a Putin. Lo zar non vede l' ora di assistere alla totale distruzione della partnership tra Stati Uniti e Turchia, bastione sud-orientale dell' Alleanza Atlantica. Il secondo motivo di frizione tra Usa e Turchia è la questione siro-curda. Il Pentagono e il Congresso, compresi molti deputati repubblicani hanno aspramente criticato la decisione di Trump di permettere di fatto l' invasione turca del Rojava siriano.
Ma ciò che sta a cuore al tycoon approdato alla Casa Bianca è la rinuncia da parte del suo prepotente omologo del sistema S-400. Se Ankara accetterà potrà ottenere gli F-35 e soprattutto un accordo commerciale da ben 100 miliardi di dollari. Se invece nulla cambierà, si verificherà un terremoto geopolitico e, secondo molti osservatori, Trump potrebbe vedere danneggiati i propri interessi personali in Turchia come la perdita degli introiti che gli derivano da aver concesso il marchio "Trump Tower" a un grattacielo di Istanbul di proprietà di un imprenditore fedele a Erdogan.
2 - IMPEACHMENT, PRIMO ROUND «PRESSIONI DI TRUMP SU KIEV»
Anna Guaita per “il Messaggero”
E' cominciato puntuale, in diretta tv alle dieci del mattino, con due funzionari dal curriculum impeccabile. «Una gran noia» l'ha definito la portavoce della Casa Bianca Stephanie Grisham, mentre il presidente ha twittato che si trattava di una «nuova truffa» ai suoi danni. Ma nella prima tornata di testimonianze pubbliche (seguitissime in tv dagli americani) nel processo di impeachment contro Donald Trumpo sono venute fuori nuove informazioni che potrebbero danneggiarlo seriamente. Nel corso delle udienze, che continueranno in diretta televisiva venerdì e poi riprenderanno la settimana prossima, i democratici vogliono dimostrare al Paese, in modo chiaro e comprensibile al grande pubblico, che Trump ha abusato del suo potere.
KENT E TAYLOR PRIME DEPOSIZIONI
LE POSIZIONI
Secondo l'accusa, il presidente ha fermato gli aiuti finanziari e militari all'Ucraina chiedendo in cambio un impegno da parte del neoeletto Volodymyr Zelensky ad aprire un'inchiesta ad danni di Joe Biden e di suo figlio Hunter. Ieri William Taylor, ambasciatore Usa in Ucraina, e George Kent, sottosegretario al dipartimento di Stato con delega Europa, hanno ricostruito come, allo scopo, si fosse creato «un canale diplomatico irregolare» che premeva su Kiev, guidato da Rudy Giuliani e dall'ambasciatore all'Ue Gordon Sondland. Nelle testimonianze di ieri è stato sottolineato più volte quanto l'Ucraina sia fondamentale come argine contro l'espansionismo russo nel resto dell'Europa, e come la continua guerra con Mosca ai suoi confini orientali abbia causato quasi 14 mila morti. Fermare quegli aiuti quindi sarebbe stato un atto contrario alla sicurezza sia ucraina che europea, che americana stessa.
william taylor inviato usa in ucraina 1
E a sentire l'ambasciatore Taylor, a Trump non importava causare questo danno. Taylor ha testimoniato ieri che un suo assistente aveva ascoltato una telefonata fra Trump e Gordon Sondland, nella quale il presidente si era interessato solo alle «indagini» sui Biden.
L'assistente aveva poi chiesto a Sondland che cosa veramente Trump pensasse dell'Ucraina, e quello aveva risposto: «Gli interessano solo le indagini sui Biden». Era cioè unico interesse del presidente trovare del fango da gettare addosso al probabile rivale alle presidenziali dell'anno scorso, come gli era riuscito di fare nel 2016 contro Hillary Clinton. Biden era infatti delegato all'Ucraina, dal 2014, in quanto vicepresidente, e a detta di tutti, anche gli alleati europei e il Fondo Monetario Internazionale, aveva agito correttamente.
Tuttavia, suo figlio Hunter aveva accettato una posizione pagata lautamente in una società di energia ucraina. E i repubblicani vogliono sostenere che l'insistenza di Trump nel chiedere indagini su Biden era dettata da una sincera preoccupazione per la corruzione di cui i Biden avrebbero dato prova. Da qui l'incalzare delle domande ieri ai due diplomatici di stanza in Ucraina sul comportamento di Joe e Hunter Biden.
Il terzo grado ha ottenuto che George Kent ammettesse che la presenza di Hunter in una società ucraina che era stata sotto inchiesta per corruzione «dava un'impressione di conflitto di interessi». Kent ha però ribadito caparbiamente che non c'era stata nessuna prova di reali violazioni da parte del padre o del figlio.