NIccolò Carratelli per “la Stampa”
Ancora 48 ore e poi, salvo imprevisti, Mario Draghi dovrà mettere in bella copia la lista dei suoi ministri per sottoporla al presidente Mattarella.
Molti scommettono che la squadra possa essere ufficializzata nella giornata di mercoledì. Ma prima il presidente incaricato dovrà prendere una decisione sulla formula, resa più complicata dalla larghissima maggioranza che si sta materializzando intorno al suo nome. Solo ministri tecnici, magari alcuni "di area" segnalati dai partiti, con i politici limitati agli incarichi di seconda fascia (viceministri e sottosegretari): soluzione ora preferita dal Partito democratico, in agitazione all' idea di far sedere i propri esponenti a fianco dei leghisti.
Che è poi l' assetto su cui lo stesso Draghi metterebbe subito la firma, se non fosse per le pressioni in senso opposto da parte della Lega e del Movimento 5 stelle. Il compromesso porterebbe ad una composizione mista: i tecnici nei ministeri di spesa più importanti e i politici a riempire le altre caselle, dando così maggiore spazio e visibilità ai partiti. A seconda della strada che verrà scelta e dei posti da occupare, inevitabilmente, cambieranno i nomi indicati all' ex presidente della Banca centrale europea.
Per capirci, Luigi Di Maio sarebbe pronto a entrare nel governo per restare alla Farnesina o in un altro ministero di primo livello, certo non per fare il sottosegretario. Stesso discorso per Lorenzo Guerini e Dario Franceschini, nel Pd, o per Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti nella Lega. Il nome di Giorgetti, in realtà, viene accostato al ruolo di sottosegretario, ma non uno qualsiasi, quello alla Presidenza del Consiglio, cioè a palazzo Chigi al fianco del suo "amico" Draghi. In uno schema a due, che dovrebbe prevedere un altro sottosegretario in quota Pd o M5s, nello specifico Andrea Orlando o Stefano Patuanelli.
C' è anche l' ipotesi di una cabina di regia con i leader di tutti i partiti della maggioranza, che Draghi potrebbe riunire periodicamente, tenendoli quindi fuori dalla squadra di governo, ma dentro l' attività di governo. Restando a Chigi, il futuro premier potrebbe scegliere come portavoce Stefano Lucchini, responsabile comunicazione e relazioni esterne di Intesa San Paolo.
I tecnici in attesa Se per i nomi politici il foglio degli appunti di Draghi è pieno di cancellature e punti interrogativi, la colonna dei tecnici ha qualche sottolineatura in più, con almeno un paio di opzioni per le poltrone strategiche nella gestione dei miliardi del Recovery Plan. All' Economia resta forte la candidatura del direttore generale di Bankitalia, Daniele Franco, ex Ragioniere dello Stato. Più di quella del direttore dell' Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. In corsa c' è anche l' economista Carlo Cottarelli, che però può andare alla Funzione pubblica.
Allo Sviluppo Economico potrebbe essere promossa Marcella Panucci, ex direttrice generale di Confindustria e da poco nel ruolo di segretario generale proprio al Mise. Il banchiere Franco Bernabè è una valida alternativa, come pure il manager Vittorio Colao, che però non si è lasciato benissimo con Conte alla fine del lavoro della sua task force per la ripartenza dell' Italia. A Colao potrebbe anche essere affidata la delicata partita delle Infrastrutture, con tutte le grandi opere da sbloccare, sempre collegate al Recovery.
Al Lavoro e Previdenza due opzioni autorevoli come l' ex presidente Istat, Enrico Giovannini, e l' ex presidente Inps, Tito Boeri. All' Istruzione è pronto il professor Patrizio Bianchi, lo scorso anno coordinatore del gruppo di esperti del ministero per pianificare il ritorno a scuola. Alla Giustizia sembra fatta per Marta Cartabia, ex presidente della Corte Costituzionale. All' Interno, se Salvini davvero non metterà veti, dovrebbe restare Luciana Lamorgese. Agli Esteri, se salta lo schema con i politici ed esce Di Maio, potrebbe essere la volta buona per Elisabetta Belloni, attuale segretario generale della Farnesina.
Stesso discorso alla Salute, se non resta Roberto Speranza arriverà una figura tecnica, come Rocco Bellantone, direttore del Gemelli e preside della facoltà di Medicina dell' università Cattolica, o l' immunologa Antonella Viola. Di certo, nei piani di Draghi, le donne in squadra non mancheranno: il premier incaricato ha già fatto capire di voler garantire un equilibrio di genere, la metà saranno ministre.
vittorio colao agli stati generali franco bernabe foto di bacco (2) Mario Draghi Mario Draghi