Stefano Graziosi per "la Verità"
Immigrati passano la frontiera
Una riforma dell' area Schengen, ma sui flussi di immigrati nessuna novità. La redistribuzione tra Paesi Ue resterà un miraggio. O meglio una decisione volontaria. È questo il succo dell' annuncio dato ieri dal presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: «La libertà di circolare, vivere e lavorare in diversi Stati membri è una libertà cara agli europei. Uno dei più grandi successi dell' Ue.
Diverse crisi e sfide ci hanno dimostrato che non possiamo dare per scontata Schengen».
«Oggi», ha proseguito, «presentiamo una via da seguire che assicurerà che Schengen possa resistere alla prova del tempo, che assicurerà il libero flusso di persone, beni e servizi in qualsiasi circostanza per ricostruire le nostre economie e per farci emergere più forti insieme».
frontiera gibilterra senza mascherine
Nel dettaglio, le novità riguardano innanzitutto la gestione delle frontiere esterne all' Unione europea: il controllo dei confini avverrà attraverso il lancio di un «corpo permanente della guardia di frontiera e costiera europea», con l' obiettivo di «rendere interoperabili i sistemi informativi per la gestione delle frontiere e della migrazione entro il 2023». In tutto questo, si prevede di «rendere digitali le domande di visto e i documenti di viaggio».
Un secondo elemento di intervento riguarda poi il rafforzamento interno dell' area Schengen. In particolare, verranno introdotti «un codice di cooperazione per la polizia dell' Ue; l' aggiornamento del quadro "Prüm" per lo scambio di informazioni su Dna, impronte digitali e immatricolazione dei veicoli; e l' estensione dell' uso delle Advance passenger information ai voli intra Schengen».
La Commissione ha infine auspicato un non meglio precisato «approccio comune» nella gestione migratoria, quando sarà adottato il Nuovo patto su migrazione e asilo. Un vago accenno che nasconde la realtà dei fatti. Il vertice tra i governi di Berlino e Parigi ha già mostrato che Emmanuel Macron e Angela Merkel non cederanno sul punto.
Il presidente francese vorrebbe riaprire sulle quote solo in cambio della garanzia che le persone che arrivano dall' Italia saranno respinte in Italia. Una fonte citata da Repubblica parla apertamente di una redistribuzione del 30% tra Italia, Francia e Germania con l' esplicita richiesta che chi arriva passando per l' Italia possa essere rimandato nel Belpaese. In sostanza, una fregatura.
Ora, è senz' altro una buona notizia che Bruxelles pensi a come irrobustire i confini esterni dell' Unione. Così come ha un senso il rafforzamento della cooperazione tra le forze dell' ordine nazionali. Ciò detto, gli annunci della von der Leyen appaiono volutamente così vaghi sulla tutela delle frontiere meridionali e sulla spinosa questione migratoria.
Un conto è infatti il controllo dei confini polacchi, un conto è quello delle coste del Sud Italia.
Lo stesso fatto di aver citato, come abbiamo visto, il Nuovo patto su migrazione e asilo non è esattamente di buon auspicio per Roma. Quando questo patto fu proposto a settembre scorso, la Commissione europea diramò infatti un comunicato in cui si sosteneva: «Sebbene il nuovo sistema si fondi sulla cooperazione e su forme flessibili di sostegno inizialmente su base volontaria, saranno richiesti contributi più rigorosi nei periodi di pressione su singoli Stati membri, sulla base di una rete di sicurezza».
Insomma, nessuna garanzia sui ricollocamenti: tanto che lo stesso ministro dell' Interno, Luciana Lamorgese, segnalò all' epoca come quel piano fosse insufficiente. Tra l' altro, proprio la settimana scorsa, la Johansson ha lasciato intendere che, su questo patto, non è ancora vicino un compromesso tra i vari Paesi membri.
Sembrano quindi preannunciarsi degli attriti tra Palazzo Chigi e Bruxelles, soprattutto dopo che Mario Draghi ha invocato un maggiore coinvolgimento dell' Unione europea in materia di gestione migratoria. Intervenendo lunedì sulla questione, ha non a caso affermato: «L' Italia continuerà a fare la sua parte in termini di risorse e capacità formative, ma serve un' azione dell' Ue determinata e rapida». Un' azione che tuttavia, almeno per ora, non si scorge all' orizzonte.