Federico Capurso per “La Stampa”
giorgia meloni bruno vespa enrico letta foto di bacco
Enrico Letta, ospite al tempio di Adriano per la presentazione del libro di Bruno Vespa, ha appena giurato ai cronisti di non aver avuto contatti recenti con Berlusconi. La notizia pochi minuti dopo compare sul cellulare di un deputato del Movimento, seduto nel cortile della Camera a fumare con un paio di compagni di partito. Legge ad alta voce e alla fine, alzando gli occhi, sfodera un sorriso affilato: «Gli sta alla larga, almeno lui».
"Almeno lui", perché agli occhi del deputato e dei suoi colleghi che sghignazzano, Giuseppe Conte è invece colpevole di aver fatto l'opposto. Ha invitato Berlusconi a sedersi al tavolo delle riforme costituzionali - «Quale migliore interlocutore?» - ed è stato ricambiato di buffetti complimentosi dal Cav: «Conte mi somiglia».
Tra le truppe M5S rimaste fedeli all'ortodossia grillina, così come tra i deputati più giovani ed esuberanti, l'uscita di Conte viene letta come un'apertura di credito nei confronti del leader di Forza Italia. Difficile da mandare giù. Berlusconi «lo Psiconano» si è trasformato, di punto in bianco, in un «interlocutore» privilegiato del Movimento.
La ministra alle Politiche giovanili Fabiana Dadone però strabuzza gli occhi, quando le riferiscono delle perplessità che si sollevano nel suo partito: «Non stiamo riabilitando Berlusconi, figuriamoci!», sbotta camminando rapida verso il suo ufficio. Qualcuno la considera un'esponente dell'ala sinistra del Movimento, lei ha sempre rifiutato etichette, ma nella nuova geografia del Movimento le coordinate che contano di più la posizionano vicinissima a Conte.
«Giuseppe ragiona in altri termini - prende le sue difese Dadone -. È normale che sulle riforme costituzionali si cerchi la convergenza più ampia possibile e che quindi si debba parlare anche con Forza Italia, ma da qui a incensare Berlusconi». Per lei l'idea di dare una mano di bianco sul passato rapporto con il leader azzurro è pura fantascienza.
Per altri Cinque stelle, invece, Conte ha fatto un passo troppo lungo archiviando il nemico numero uno della stagione di Beppe Grillo. Non a caso, chi è rimasto ancorato alle battaglie delle origini, come Alessandro Di Battista, si mostra lontano anni luce: «Io a Berlusconi gli ho letto la sentenza Dell'Utri sotto casa», dice a La Stampa.
Nel Pd è la proposta di affrontare in questo momento le riforme costituzionali a non convincere, con o senza la riabilitazione di Berlusconi. Al Nazareno sono convinti che l'operazione sia prematura e destinata a fallire. Questo, nonostante si condivida la necessità di modificare la Carta. Stefano Ceccanti, deputato Dem e costituzionalista, si muove sulla stessa linea: «Dobbiamo prima attendere gli esiti del Quirinale e poi vedere che clima si determina per le riforme», sostiene.
matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 3
«L'esigenza esiste e ci potrebbe anche essere il tempo, in linea teorica, per alcuni interventi limitati da approvare in due passaggi, ma dobbiamo ragionarne dopo la partita del Colle». La Lega invece non si espone, mentre Giorgia Meloni, parlando con La Stampa, butta la palla delle riforme ancora più in là, dopo le prossime elezioni politiche. Anche per il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova, «parlare di riforme costituzionali a questo punto della legislatura è una presa in giro». Così, il tavolo per le riforme che vorrebbe Conte parte in salita. E alla fine, a sopravvivere, resta solo la riabilitazione di Berlusconi. O quantomeno, il suo sospetto.
giuseppe conte 3 fabiana dadone coi piedi sulla scrivania davide crippa sconvolto mentre parla conte giuseppe conte annuncia che i grillini non andranno piu' ospiti in rai matteo salvini giuseppe conte