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la versione di giorgia libro meloni cover
Il libro intervista “Io sono Giorgia” del 2021 (la Meloni all’opposizione) diventa “La versione di Giorgia” (Meloni presidente del Consiglio) del 2023, che sarebbe stato meglio intitolare “L’inversione di Giorgia” avvenuta con il passaggio dal Colle Oppio all’oppio dei colli, ovvero Palazzo Chigi.
Per governare un Paese con più di duemila miliardi di debiti appena ti siedi ti vedi sfilare davanti il ghigno dei creditori: banche internazionaliste, merchant bank, poteri forti o altrimenti detti massonici, Paesi finto amici ecc ecc… Se fai da solo ti fanno lo shampoo con lo spread (già sperimentato da Berlusconi al quale non erano rimasti capelli) e così, partendo da destra o da sinistra alla fine ti ritrovi sempre democristiano: “Certo, faccio il presidente del Consiglio – dice (la) Meloni nuova in-versione - e mi trovo in una posizione ben diversa di quando ero leader dell’opposizione”.
Chiaro: la versione di Giorgia è il proseguimento della guerra di Vannacci ma con ben altri mezzi.
Per Sallusti, che nel libro veste i panni dei fratelli Grimm, (la) Meloni è una “Giovanna d’Arco a Palazzo Chigi”: entrambe sono nate il 15 gennaio, “il giorno dell’eroismo inevitabile” (che sembra “l’ora delle decisioni irrevocabili”), ma sarebbe bene ricordare che la pulzella d’Orléans fu arsa viva e non so se il paragone porti bene…
Sempre per il Sallusti-Grimm Meloni è una “Cenerentola”, che è un po’ come dire che la sorella Arianna è una Genoveffa. Così ci deve pensare la Ducetta a svegliare il narratore: “Non ci sono le fate che ti fanno diventare bella con la bacchetta magica né i principi che ti svegliano dal sonno con un bacio. Nella vita reale sei tu che devi tirarti fuori dalla condizione nella quale ti trovi”.
Quindi, nella “favola bella” di Giorgia non c’è il principe Giambruno, ma solo la principessina Ginevra, sulla quale Sallusti si esprime con prosa in modalità Istituto Luce estremo: “Ginevra si esibisce in una serie infinita di perfette capriole e piroette sul pavimento del salotto… e si tuffa a giocare in un castello di fate”.
Lei, Ginevra, è prima cosa; poi vengono gli italiani (e qui Edda Ciano avrebbe forse di che risentirsi): “Dopo mia figlia, la cosa che amo di più è l’Italia”. Non le toccate ‘a creatura e gli amici: “Soffro per la normalità che mi viene strappata”, non poter andare a cena con gli amici (per colpa dei giornalisti che la seguono, ovviamente), soffre della sindrome descritta dal filosofo contadino Gustave Thibon come “solitudine del leader”.
giorgia meloni - fratelli d italia
La versione di Giorgia è “restituire agli italiani l’orgoglio di essere tali”. L’obiettivo è quello condiviso dai 40 anni in su e manco considerato dai 40 anni in giù: “Sogno un’Italia nella quale i profili social con maggiori like non siano quelli degli influencer che mettono in piazza la loro vita patinata fatta di barche e abiti lussuosi, ma quelli dei ricercatori, dei soldati per la pace, dei medici…”.
Compito difficile introdurre il merito nel Paese a più alto tasso di familismo amorale, lobbismo, cricche di ogni genere (ne sa nulla la sua parte politica?), dove è corrotto persino il concorso per fare il pescivendolo: basta chiedere al pluricitato e arcinemico Giuseppe Conte come si va in cattedra.
GIORGIA Meloni CON LA figlia Ginevra
Ma, (la) Meloni ha un modo: “Come dice san Giovanni Crisostomo i re magi non si sono messi in cammino perché hanno visto la stella cometa, ma hanno visto la stella cometa perché si erano messi in cammino”: questa dei Re Magi e della stella cometa - ignota persino a Don Sturzo - la rende un po’ mago Otelma un po’ Margherita Hack.
L’obiettivo è rimanere tutta la legislatura: “Potrei riuscirci proprio perché non voglio rimanerci”, e qui si passa dalla favola di Cenerentola a quella della volpe e l’uva. Non è regime: “La nostalgia di un regime nella nostra opzione politica esiste solo nell’immaginario della sinistra, che senza agitare quello spauracchio perderebbe due terzi della sua ragione sociale” (e secondo noi, è stata bassa con la percentuale).
Ha imparato la lotta tra il bene e il male guardando “L’avvocato del diavolo”, il film anni Novanta con Keanu Reeves e Al Pacino e la sua lotta quella della identità contro il globalismo: “Da una parte i conservatori, cioè noi, che difendono la persona con la sua identità perché sanno che è la precondizione per difendere anche i diritti di quella persona. Dall’altra i cosiddetti progressisti, globalisti, che mettono la persona contro la sua identità, nella pratica per renderla più inconsapevole, e dunque in balia di chi comanda”.
La sinistra “è il servo sciocco” del globalismo e usa l’immigrazione illegale di massa come strumento della guerra contro le identità. Traspare dietro questa strategia il portafoglio di Soros e l’Europa in stile club dei nobili, dove sei ammesso se sei nobile (tipo Gentiloni) o se fai quel che dicono loro. L’Europa che ha rifiutato di inserire le “radici giudaico cristiane nella Costituzione” - fu, soprattutto, Valery Giscard d’Estaing, da molti ritenuto “massone”.
arisa a caccia di marito su instagram
“Io sono per la laicità dello Stato, ci mancherebbe – dichiara (la) Meloni -, ma l’Europa che nasconde i crocefissi, vieta la parola Natale nelle sue corrispondenze ufficiali e poi lascia interi quartieri in mano alla legge islamica o ospita nelle sue sedi istituzionali mostre con immagini blasfeme, cosa sta facendo esattamente?”.
Sull’utero in affitto, (la) Meloni non ha “mai sentito di ricche signore progressiste ed emancipate che prestano il loro utero alla loro cameriera”, e nemmeno noi: al massimo prestano alla cameriera la bicicletta per andare dal fruttivendolo.
La premier non vuole sentire parlare di “avviare campagne con le quali si spiega ai bambini di sei anni cosa sia l’omosessualità facendo scambiare i vestiti tra maschietti e femminucce”: un tempo lo si faceva a carnevale. Bisogna combattere l’omofobia, ma “senza discriminare chi non la pensa come te definendolo omofobo”: pensate “alla povera Arisa? Grande paladina dei diritti degli omosessuali, ha l’ardire di dichiarare che mi considerava una persona coraggiosa – dichiara (la) Meloni -, e… apriti cielo, è stata costretta a rinunciare al Gay Pride e giù insulti: questa non è discriminazione?”.
giorgia meloni - la famiglia e fdi - vignetta di ellekappa
La “demonizzata” Meloni (ma poi tutti i leader si sono ricreduti quando l’hanno incontrata) si esalta per i soldati ucraini che ascoltano “Dirty Dancing” mentre vanno a morire contro Putin, le piace Rishi Sunak - al quale fa vedere in foto Orietta Berti perché Giambruno le aveva detto che era vestita uguale - e si sente un po’ confuciana: “Per mettere la nazione in ordine dobbiamo mettere la famiglia in ordine”. Così, nell’attesa di portare all’altare il vispo Giambruno, si è portata la famiglia a Palazzo Chigi.
rishi sunak e giorgia meloni 2
Insomma, il personale è il politico: “Il primo ministro giapponese Kishida, al G7 a Hiroshima si è presentato con un enorme peluche di Hello Kitty per Ginevra e quando sono stata a Varsavia, il primo ministro Mateusz Morawiecki, che conosce la mia passione per Tolkien, mi ha portato a prendere il caffè nel bar dedicato al Signore degli Anelli. Lì abbiamo chiacchierato davanti a un’enorme, e stupenda, mappa della Terra di Mezzo”. Ma ‘sta Terra di Mezzo sarà forse l’Isola che non c’è?
giorgia meloni legge il signore degli anelli di tolkien