DAGONEWS
giulia bongiorno giovanni tria matteo salvini
Stamattina c'è stato un acceso scontro tra Salvini e Tria, dopo che al leghista era giunta, dai tecnici del Ministero dell'Economia, la voce di una riduzione degli stanziamenti per la flat tax, cui sono destinati solo 600 milioni nel 2019, per poi salire a 1,8 miliardi nel 2020 e a 2,3 miliardi nel 2021. Il Truce avrebbe messo le cose in chiaro: se questa è la tua strategia, puoi anche dimetterti, tanto che lo ha subito smentito dicendo in pubblico che si tratta di 1,7 miliardi già dall'anno prossimo.
Segue la solita telefonata di Tria al premier Conte e Mattarella, i suoi veri danti causa, con il ministro che per dimostrare la sua fedeltà alla linea del governo ha annunciato di essere pronto a scavalcare le censure dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio.
Ormai il povero professore di Tor Vergata ha perso un gran pezzo di credibilità nel governo ma anche al Ministero, dove non lo riconoscono come capo a causa delle continue delegittimazioni. La mattina esce da via XX Settembre con una riforma in mano e poi torna con niente in mano.
Lo mandano in Parlamento a difendere una manovra in cui non crede manco lui, e gli chiudono il microfono mentre ancora sta parlando. Sempre più spesso sia i grillini che i leghisti passano per Stefano Scalera – il dirigente del MEF che volevano mettere alla direzione generale – per sapere cosa davvero succede dentro al fortino del Tesoro.