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Quella oscura e intricata vicenda nota come “Russiagate” (il tentativo, da parte dell'amministrazione Trump, di abbattere con una contro-indagine l'inchiesta originaria del Fbi e del procuratore Robert Mueller sull'interferenza della Russia nelle elezioni americane 2016) ha lasciato in Italia gli stessi veleni depositati negli Stati uniti.
giuseppe conte gennaro vecchione
Al centro dei tanti interrogativi sul caso ci sono Giuseppe Conte e l’ex capo del Dis, Gennaro Vecchione.
Quest’ultimo, il 15 agosto del 2019, incontrò riservatamente in un ristorante a piazza delle Coppelle a Roma l’allora segretario alla Giustizia
William Barr, arrivato in Italia in missione per cercare informazioni sulla presunta cospirazione dei democratici a danno di Trump.
Conte sostiene di non aver saputo nulla della “semplice cena conviviale”, come l’ha liquidata Vecchione: “Non sono stato informato perché non era necessario”.
Un presidente del Consiglio può essere tenuto all’oscuro dell’incontro del capo dei Servizi segreti con un pezzo da novanta come Barr, arrivato appositamente in Italia per parlare con i vertici dell’Intelligence?
giuseppe conte gennaro vecchione
Di certo quella cena fu tenuta nascosta sia all’ambasciata americana a Roma che all’Fbi, considerata allora “nemica” da Trump.
I nostri 007 non condivisero l’informazione con gli omologhi statunitensi in Italia. Come mai? Chi ordinò il silenzio su quell’incontro?
E soprattutto: di cosa si parlò durante la cena, a cui partecipò addirittura il procuratore John Durham, che stava indagando sul caso? Uno dei temi affrontati fu la sorte del professore maltese Joseph Mifsud.
Docente della Link University, era stato il primo a rivelare a un giovane consigliere di Trump, George Papadopoulos, dell'esistenza di mail hackerate a Hillary Clinton, materiale che Mifsud definì “compromettente”.
Come spiega Iacoboni: “Papadopoulos aveva riferito la cosa a un diplomatico australiano, che avvisò l'Fbi e diede quindi l'innesco all'indagine del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate.
Per Mueller, Mifsud era uomo in mano ai russi (per l'ex capo Fbi James Comey era proprio “un agente russo”) e alle operazioni di interferenza di Putin nelle elezioni Usa del 2016.
Trump e Barr volevano invece (e, risulterà, senza fondamento) sostenere che Mifsud fosse una spia britannica, tassello di un complotto mondiale ai danni di Trump organizzato dai democratici di Obama, complice l'Italia del governo Renzi. Da allora Mifsud è sparito. Forse in Russia, forse non più vivo”.
Barr voleva dall’intelligence italiana informazioni su Mifsud. Trovarlo e farlo “cantare” era l’obiettivo numero uno per Trump. Ma del fantomatico professore si sono perse le tracce da tempo.
E’ molto probabile che, quando gli americani hanno iniziato a dargli la caccia, uno dei suoi amici oligarchi (a cui vendeva passaporti maltesi a 1 milione di dollari ciascuno) l’abbia invitato a nascondersi in Russia.
A quel punto, nelle mani dell’Fsb, il servizio segreto russo, Mifsud potrebbe essere stato “silenziato” per evitare che cadesse in mani americane. Un silenzio ovviamente tombale.
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