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xi jinping joe biden al g20 di bali 3
Com’è andato l’incontro tra Joe Biden e Xi Jinping al G20 di Bali? Molto bene, come dimostrano le immagini della loro stretta di mano (entrambi erano molto sorridenti) e le dichiarazioni che sono seguite al bilaterale di tre ore.
Il vertice era stato ottimamente preparato dagli sherpa dei due presidenti, e non ci sono state incomprensioni. Prova illuminante è la dichiarazione, rilasciata in mattinata da un alto funzionario cinese al “Financial Times”, sul fatto che Xi non era stato informato dell’invasione russa dell’Ucraina: “Putin non disse la verità”. Una lampante presa di distanza di Pechino da “Mad Vlad”.
xi jinping vladimir putin a samarcanda
Biden e Xi Jinping arrivavano entrambi all’incontro con una forte legittimazione popolare. Il leader americano esce meglio di quanto si ipotizzasse dalle Midterm, grazie in particolare a un fatto inedito e curioso: lui, il Presidente Usa più vecchio di sempre, ha fatto manbassa di preferenze tra i giovani della generazione Z.
Sono stati loro, votando nonno Joe, a frenare i candidati trumpiani. Da par suo, il dittatore cinese è stato confermato segretario del partito comunista cinese per la terza volta (praticamente, un’investitura a vita).
Quindi, ora che succede? BIden e Xi Jinping adesso potranno procedere, mano nella mano, verso l’agognato percorso di disgelo. Politicamente ma soprattutto economicamente, non conviene a nessuno dei due una nuova guerra fredda.
E infatti, dopo il bilaterale, tutti e due hanno voluto rassicurare sul buon esito del vertice. Biden ha precisato che ha visto Xi “aperto ai compromessi”, che la politica statunitense dell’unica Cina “non è cambiata”, e ha detto che “non vede” una “intenzione imminente di Pechino di invadere Taiwan".
Quel vecchio dragone di Xi ha ricambiato la cortesia auspicando rinnovate relazioni tra i due giganti, arrivando addirittura a sperare che Cina e Usa possano “prosperare insieme”. Cin cin!
esercitazioni militari cinesi taiwan
Sullo sfondo, c’è ovviamente la questione Ucraina. I veri sconfitti del summit indonesiano al momento sembrano essere Putin e Zelensky. Entrambi adesso vedranno una moral suasion a tenaglia per arrivare a un negoziato, il prima possibile, per cessare il fuoco in Ucraina.
A “Mad Vlad” ci penserà il “caro amico” Xi Jinping. La Cina è intenzionata a fare pressione sullo Zar per farlo rinsavire e portarlo finalmente a un passo indietro.
Non solo: Pechino userà la sua potente leva anche su Corea Del Nord e Iran, gli unici due paesi che hanno dato supporto militare a Mosca. Va sottolineato che Teheran, colpita duramente dalle sanzioni occidentali, sta esportando il suo greggio solo in Cina, e quindi la voce di Xi Jinping ha un grosso peso alle orecchie degli ayatollah.
Di contro, da Washington si occuperanno di far abbassare la cresta a Zelensky. Come appare ormai chiaro da settimane, l’approccio statunitense verso Kiev sta cambiando.
L’amministrazione Usa è spaccata tra falchi e colombe, ma le seconde stanno prevalendo, come dimostrano i ripetuti “inviti” del consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, che ha consigliato al presidente ucraino di prendere in considerazione una posizione negoziale “realistica”. Insomma, basta con il gioco al rialzo su Crimea e Donbass: dopo la riconquista di Kherson, il miglior momento per trattare è ora.
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L’obiettivo finale è chiaro: abbassare la tensione e con essa i prezzi del gas e l’inflazione, che sta mordendo forte in tutto il mondo.
La stretta monetaria della Fed inizia a far vedere i suoi effetti (negli Usa i prezzi al consumo sono saliti a ottobre del 7,7%, meno di quanto stimato dagli esperti) ma solo una trattativa chiara tra Mosca e Kiev può essere risolutiva per vedere la luce in fondo al tunnel della crisi economica globale.
Anche su questo, Biden e Xi Jinping sono d’accordo: continuare così non conviene a nessuno.
vladimir putin xi jinping a samarcanda
Ps. Le elezioni di midterm sono state una grossa tranvata per Trump. Anche se domani, come previsto, annunciasse la sua candidatura per il 2024, l’ex puzzone della Casa Bianca è politicamente finito.
È quello che confermano praticamente ogni giorno i media americani, anche quelli che negli scorsi anni hanno tirato la volata a “The Donald” (come tv e giornali di Rupert Murdoch).
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Ps 1. Biden si ricandiderà? Ringalluzzito dal risultato delle elezioni di metà mandato, e dal forte sostegno raccolto tra i giovani, lo vorrebbe fortissimamente, ma Barack Obama e Bill Clinton stanno provando a convincerlo che non è il caso.
Se venisse rieletto, il presidente finirebbe il suo mandato nel 2028, quando cioè avrà spento 86 candeline. E anche se sta dimostrando di essere più arzillo di quanto sembri, i due predecessori non credono sia una buona idea. Non vogliono però farla sembrare una cosa imposta per via dell'età: per questo, se la loro strategia andrà in porto, sarà Biden stesso a fare un passo indietro, magari tirando in ballo la sua salute o motivi familiari…
Vladimir Putin Ali Khamenei Ebrahim Raisi
MIDTERM USA, BIDEN E I DEMOCRATICI “SALVATI” DAI VOTI DELLA GENERAZIONE Z (CHE SFUGGE AI SONDAGGI)
Il presidente più anziano della storia degli Stati Uniti salvato dall’elettorato giovane e da chi votava per la prima volta alle elezioni di Midterm. È stata la “Generazione Z”, ovvero i ragazzi tra i 18 e i 29 anni, a frenare la temuta ondata rossa dei repubblicani (che non c’è stata) e a portare consensi a Joe Biden e ai democratici.
Secondo un rilevamento ai seggi dell’Edison Research National Election Pool, infatti, il voto giovanile per la Camera dei Rappresentanti è andato ieri per il 63 per cento al partito del presidente e per il 35 per cento a candidati repubblicani. Un dato tra tutti in Pennsylvania, dove il 70 per cento dei giovani della Gen Z ha aiutato il candidato democratico John Fetterman a battere il rivale repubblicano Mehmet Oz sostenuto da Donald Trump.
I temi che hanno convinto i giovani – Molti giovanissimi votavano per la prima volta, ispirati da temi come la prevenzione delle sparatorie di massa a scuola, il peso dei debiti contratti per pagare il college che Biden ha scelto tra i suoi cavalli di battaglia varandone una parziale riduzione, la difesa dell’aborto dopo la sentenza della Corte Suprema che ha cancellato ‘Roe contro Wade’, la salute mentale e alla fine il clima, tutti temi cari all’agenda liberal.
La Gen Z ieri è riuscita anche a mandare per la prima volta un suo esponente al Congresso: Maxwell Alejandro Frost, 25enne attivista contro le armi facili dopo la sparatoria al liceo di Parkland, è stato eletto in Florida con una piattaforma a base di giustizia sociale, razziale e economica.
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Perché i sondaggi hanno sbagliato – La diga giovanile del 2022 potrebbe avere implicazioni di qui a due anni: nel 2024, gli americani Millennials – i nati cioè tra 1990 e 1996 – e della Gen Z avranno superato di numero i Baby Boomer e altri elettori più anziani.
Le ultime elezioni di Midterm potrebbero esser state dunque solo un assaggio di uno spostamento generazionale a cui si può ricondurre, tra l’altro, il flop dei sondaggi che da settimane davano i Repubblicani vincitori a valanga: Millennials e Gen Z non rispondono al telefono se non conoscono chi li sta chiamando e il telefono resta ancora lo strumento principe delle ditte di sondaggio.
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putin zelensky Emmanuel Macron con Zelensky
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